giovedì 13 maggio 2010

Donna alla finestra

di Catherine Dunne - Guanda

Un'insolita Dunne in questo ultima sua fatica. Sempre di famiglia, si parla, sempre di dinamiche tra coppie, sempre di rapporti con figli più o meno problematici, sempre storie di affetti, odi, amori, rivalità.
Ma con un elemento in più, determinante: l'angoscia, di perdere tutto.
Questa donna si affaccia alla finestra del mondo rendendosi conto che la sicurezza, l'agiatezza, e anche la serenità, possono scomparire da un momento all'altro.
Un romanzo nella crisi del mondo, nell'improvviso baratro che si può aprire sotto a ognuno di noi.
E' un 'thriller' angoscioso e delirante, che ci presenta una carrellata di gente 'cattiva', sadica e bastarda che a seguito di presente ingiustizie familiari, presentano il conto nel modo peggiore: perseguitando.
Una Dunne che si aggira in modo attento e meticoloso, nei meandri della mente, nelle dinamiche affettive, sempre con uno sguardo vigile alla forze e alla capacità di reazione che le donne hanno, spesso a differenza degli uomini.
Non è la sua migliore prova. Troppa tensione, troppa ansia, troppa sofferenza.
Io che sono un amante dei suoi libri precedenti, la preferisco quando 'spacca' la famiglia per poi ricomporla, oppure per crearne una nuova.
Qui il finale è perdente, triste.
Magistrale il clima cupo e opprimente.
I personaggi, nessuno escluso, sono odiosi, antipatici.
Alla fine sei contento, molto.
Non è un bel segnale.

giovedì 6 maggio 2010

Le perfezioni provvisorie

di Gianrico Carofiglio - Sellerio

Per leggere questo libro in perfetta sicurezza, per non prendere nessuna malattia durante la lettura, è necessario munirsi di sciarpa e guanti di lana. A ogni pagina si corre il rischio di prendere un'infreddatura da tante finestre l'autore apre nel mezzo del racconto.
Questa nuova impresa investigativa dell'avvocato Guerrieri - la ricerca di una giovane scomparsa tra Roma e Bari - è una storia minima che viene continuamente interrotta e distratta da reiterati rimandi, flashback, ricordi, racconti paralleli. Una pratica narrativa che non ho mai amato particolarmente, e che questo libro adotta come scelta centrale di tutta la narrazione.
E forse senza senso, senza necessità.
Intendiamoci, l'autore ha tutto il diritto di guidare la sua penna nelle direzioni che più gli aggradano.
Ma questo 'abuso' porta il lettore un po' rompiscatole a farsi delle domande, sul perché e il percome, su cosa l'autore, presumibilmente, cerca di dirci.
Alla fine sei un po' stanco di questi pezzi di libro che allungano il brodo, che distraggono, che sembrano voler più che altro, celebrare il protagonista, raccontarlo, metterlo in mostra.
Forse Carofiglio ha pensato di avere qualche debito con il suo avvocato protagonista e ha deciso di celebrarlo un po', gratificarlo.
Tant'è.
Il libro scorre via veloce, ma è lontano anni luce dalle prove precedenti con cui l'autore barese si era presentato sulla scena letteraria dell'ex Bel Paese.
Dopo tutto, anche le sinfonie di Beethoven non sono tutte belle uguali.
E poi, si sa, il gusto personale fa la sua parte.
Comunque Carofiglio scrive maledettamente bene.
 
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