domenica 27 maggio 2012

Il ragazzo che leggeva Maigret

Francesco Recami - Sellerio

Visto che nessuno ci ascolta sarò diretto e schietto: Recami non è il mio autore. Recami non mi convince. Secondo libro di Recami e seconda delusione, anche se minore della prima lettura.
Il ragazzo che leggeva Maigret (La memoria)
Una storia immaginata in un posto senza nome e confini (anche se non so perché me la sono raffigurata subito in Francia) in cui un giovane adolescente, abituato a ficcare il naso dappertutto grazie alla sua passione per il libri di Simenon e del commissario dalla pipa straripante, si trova immischiato in una presunta truffa tra chiuse in stile parigino, neve alta mezzo metro e paesotto perduto nel nulla.
Una storia un po' gialla, un po' noir, un po' racconto di periferia, un po' pettegola, e un po' surreale.
I personaggi che si alternano intorno al ragazzino protagonista sono tristi, arrabbiati, all'eterna ricerca del colpo della loro vita che permetta loro di fuggire lontano, lontano, lontano...
Anch'io lo farei, visto la tristezza del luogo e la sua presunta 'inutilità' all'umanità.
Due ultime osservazioni, una negativissima e l'altra positiva.
Recami deve avere qualche 'problema' con i bambini, visto che li sequestra sempre, li vessa sempre, li abbandona sempre, li ferisce sempre, li mette in pericolo sempre. Cosa che - da padre di bambini piccoli - mi mette in agitazione all'istante e poi, devo dirlo, mi fa imbestialire. Ognuno ha le proprie debolezze.
Ma in effetti la cosa insospettisce.
La cosa positiva sono i titoli dei singoli capitoli, uniche piccole chicche che sembrano - non so quanto voluto - titoli delle famose inchieste del più famoso dei commissari letterari di tutti i tempi: Maigret.

venerdì 25 maggio 2012

La stazione termale

di Ginevra Bompiani - Sellerio

Parliamoci chiaro, questo libro è di una noia mortale. Suggerisce, riga dopo riga, al lettore ad abbandonare l'impresa molto, molto velocemente. Ma siccome non si fa, sono arrivato alla fine, esausto, provando un sollievo e una felicità, devo dire, fuori luogo.
La storia di queste donne, di queste frequentatrici di terme, ha un sapore poco decadente ma molto di estinto.
Il tema della bellezza che fugge tutta via, del tempo che passa, della nostalgia e del lento corrodersi dentro dalla malinconia - temi nobilissimi, affascinanti e patrimonio di tutti quelli che hanno un minimo di sensibilità - in questa fatica della signora membra di cotanta famiglia, non si traducono in un provato e struggente mal di vivere, ma cadono solo in un ripetersi di situazioni, di dialoghi e di situazioni fini a se stesse.
Raramente ho provato una voglia di fuggire da pagine di libro come questa volta.
Forse  - qualcuno lo può pensare - per apprezzare questo libro bisogna essere donna, per capire le pieghe, per affondare gli occhi in consuetudini e dinamiche estranee al maschio sciovinista.
Ma allora ditelo, e io ci giro alla larga!
Che barba!

venerdì 4 maggio 2012

Galeotto fu il collier

di Andrea Vitali - Garzanti

Vitali è meglio dello sciroppo della tosse, dell'aspirina con il mal di testa, dell'antidepressivo dopo una delusione d'amore. Vitali è una certezza per volare via con testa e corpo in un mondo che non c'è più e scappare dall'oggi sempre più improponibile.
Questa volta la Bellano degli anni Trenta ci mostra un intreccio di famiglie e denari che ha a dir poco del miracoloso.
Possiamo fare un gioco, tutti insieme.
Prendiamo madri ossessive, giovani che scalpitano, monete d'oro dai medievali ricordi, piccoli poteri locali, il Ventennio sempre più anacronistico e ripiegato sulle sue pochezze umane, e giovani nipoti orrende da piazzare.
Mettiamo tutto in un frullatore, a motore letterario.
Accendiamo e... via.
Il problema che ci vuole un Vitali che sappia mettere insieme la storia, assemblarla con uno stile e un linguaggio adatto, scriverla e poi pubblicarla.
Le storie di Vitali, leggendole, sembrano 'facili'. Scorrono rapide e senza freni come le acque del fiume Pioverna nel famoso Orrido che attira tanti turisti nella cittadina del lago.
Sembra facile, ma non lo è.
Vitali ha questa capacità di trascinarti nella storia, fartela vivere, farti vedere le vie, l'acqua, le bellezze e le bruttezze degli abitanti, come pochi sanno fare.
E pazienza se poi, come qualcuno dice, le storie alla fine sembrano tutte uguali.
È la sua forza. È la vita che in fondo è tutta uguale e che si ripete fino alla noia.
E Vitali ce la rende meno noiosa.
Una unica osservazione. Questo libro ha una marea di cosiddette 'parolacce'. Non so se sono io che durante la lettura ho 'avvertito' di più la loro presenza, se è sempre così, o che altro.
A volte cascano meravigliosamente nel testo, dando quel tocco in più geniale e dai tempi perfetti. A volte secondo me sono superflue.
Senza fare il moralista, intendiamoci...
 
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