giovedì 25 ottobre 2012

Il torto del soldato

di Erri De Luca - Feltrinelli

Un ago. Ecco cos'è la scrittura di Erri De Luca in questo racconto lungo. Un ago, di quelli grossi, che servono a cucire tessuti pesanti, spessi, complicati.
Ne 'Il torto del soldato' l'autore entra ed esce dal passato come un ago che si infila per poi riuscire dal tessuto che sta cucendo.
L'incubo delle persecuzioni naziste a spese del popolo ebraico, un'infatuazione infantile di vacanze ormai dimenticate, la traduzione di un testo yiddish in italiano, sguardi continui che si incrociano e che sollevano mille domande, ricordi che si insinuano e che sconvolgono il presente di fronte a un passato torbido e a un futuro sempre più indecifrabile.
È bello questo continuo gioco del tempo, che ci incolla ala pagina, ma che nello stesso tempo allontana, e invita il lettore al ricordo personale, al confronto tra esperienze.
Questo libro è straordinario. Non so se ha riscosso successo, se è stato premiato, se è diventato 'cult', unico parametro di successo di questa società bacata.
So solo che è un piacere fisico leggerlo, viverlo. Ti lascia un buon sapore in bocca.
Magnifico.

venerdì 19 ottobre 2012

Morto due volte

di Marco Vichi - Guanda

Il grande Vichi si diletta con forme nuove, con stili diversi, facendoci vedere come è fatto, sebbene a carboncino, il vero viso di Bordelli. Un'emozione!
I puristi, i difensori presunti del libro tradizionale, forse storceranno il naso, gridando alla violazione della libertà di immaginazione da parte del lettore.
Io invece urlo alla genialità dell'operazione.
Un'operazione che dimostra una grande forza e una grandissima sicurezza da parte di Vichi.
La vicenda è affascinante perché coniuga il presente con il passato, perché trascina Bordelli in una sporca storia legata alla guerra, fatta di bassezze, di furti, di tombe 'doppie' e di arricchimenti facili.
Adoro gli scrittori che si addentrano in mondi diversi, che si mettono in gioco.
Vichi è straordinario.
Pochi lo sono, pochissimi.

Allmen e il diamante rosa

di Martin Suter - Sellerio

È bella questa immagine, o meglio questo personaggio dandy, decaduto, démodé, al limite talvolta del ridicolo, che per continuare a dare la sensazione di essere ancora ricco, si fa finanziare e supportare dal domestico clandestino sudamericano.
È un bel messaggio al mondo occidentale, sempre più ipocrita e decadente, alle soglie della sua fine totale. È una sorta di testimone di una staffetta tra civiltà, storie e società. Una sta finendo e l'altra sta per ricominciare da dove quell'altra è finita.
Suter scrive bene. Facile, comprensibile, scorrevole, incalzante e onestamente intrigante.
Questa è una vicenda strana, in cui si intrecciano diverse componenti: omicidi veri, gioielli dal valore incommensurabile, truffe sofisticate e finale da colpo di scena.
È bello leggere tutto questo con lo sfondo di Zurigo, dell'Europa più nascosta.
È bello seguire Allmen nei suoi deliri geografici alla ricerca indizi, indiziati e indirizzi.
Sellerio è una casa editrice straordinaria, capace di scovare autori che ci affascinano solo per il colore e il profumo degli ambienti che ricostruiscono.
Un'invidia scorre nelle mie vene, fino a farmi ribollire il sangue.

mercoledì 17 ottobre 2012

La locanda dei sogni ritrovati

di Julia Stagg - Garzanti

Il marketing editoriale ha dinamiche strane e talvolta sconosciute, oltre che incomprensibili. Non è sostanziale, ma la bambina e il gatto, tanto strillati in copertina come gli unici protagonisti del libro, di fatto sono delle sporadiche comparse ai margini della storia.
Ma a parte questo, il libro, che non è 'Anna Karenina' né la 'Divina Commedia' è una lettura godibilissima, divertente, rilassante, caparbiamente felice.
Una lettura con tutti gli ingredienti al posto giusto.
Una coppia che si adora; una paese di montagna dei Pirenei francesi; il sindaco ingordo; persone che amano altre persone; mucche; storie che intrecciano; solidarietà; amicizia; amore; e lieto fine.
Che vogliamo di più?
La mente ha bisogno, ogni tanto o ogni poco - a seconda delle proprie capacità intellettuali e della propria curiosità - di volare lontano, di liberarsi, di raccontarsi cose belle, vivere situazioni 'sognanti'.
Questo ci regala il libro. E poi ci si sente meglio. Provate.

martedì 16 ottobre 2012

Una lama di luce

di Andrea Camilleri - Sellerio

Parliamoci chiaro, ma molto anche. Noi poveri lettori, in attesa della prossima imminente prova di Montalbano, siamo anche spettatori e 'tifosi' della vita privata del nobile commissario siculo.
E nell'eterna gara, lotta, nel duello continuo e reiterato tra i sessi (Cary Grant diceva che tutto era una forma moderna di duello, la coppa Davis, il matrimonio, la boxe...) si prende posizione, o per l'uno o per l'altra.
E nella continua baruffa tra Montalbano e Lidia - da sempre quasi giunta al termine ma mai veramente - il lettore prende le parti.
E di Lidia non se ne può più!
E non ne può più neanche l'autore, non solo il commissario, perché ogni storia vede il prode Salvo alle prese con gonnelle differenti e con labbra dal diverso sapore.
Ma in quest'ultima, forse presi dal fascino della nordica, forse catturati dallo scenario del mondo dell'arte e della sua ricchissima comunità, tutto ciò si acuisce, fino all'estremo.
E sembra proprio che sia fatta, che la genovese rompiscatole, noiosa, lamentosa, mortalmente non-sexy, sia giunta al capolinea.
Sullo sfondo, sempre più lontano, il fatto, l'indagine.
Camilleri è bravissimo a tenere in vita un personaggio come Montalbano. Lo fa invecchiare, gli fa fare strani sogni premonitori, lo sta conducendo alla vecchiaia con tutte le difficoltà e le idiosincrasie delle persone in odore di anzianità.
È un personaggio sempre più affascinante, che non sappiamo dove arriverà, ma in cui molti degli uomini-lettori di quell'età si riconoscono come se fossero allo specchio.



lunedì 15 ottobre 2012

Il conto delle minne

di Giuseppina Torregrossa - Mondadori


No, non è un libro che lascia il segno. Anzi, ammorba un po' e non vedi l'ora di finirlo
La sicilianità ok; l'amore tra una nonna e una nipote passi; le ricette e l'anedottica vanno bene; ma dopo un po' il libro ti scappa di mano, ti esce dalla testa senza lasciare alcun segno.
Io mi sono annoiato a morte, cercando di non arrendermi ai luoghi comuni e agli instancabili tentativi dell'autrice di distinguersi dalla 'solita' letteratura geolocal che il nostro paese, ripetutamente, ci propina.
Sono stufo dei soliti regionalismi, delle tradizioni sbattute in faccia a chiunque con la pretesa di essere cultura.
Soprattutto di quelle che provengono da zone dell'Italia (sia al nord che al sud, intendiamoci) che non accettano che il tempo passi e che, con la scusa delle 'tradizioni' frenano sviluppo, cervelli e idee.
Il libro si riscatta solo nella parte finale, in cui almeno la protagonista - per la sua gioia - si riappropria della vita divertendosi, sessualmente parlando, senza negarsi nulla. Almeno in quella parte ci si 'diverte'.
Eccheccavolo...

Non puoi dire sul serio

di John McEnroe - Piemme

Certo non è Umberto Eco. Sicuro che non è Philip Roth. Anzi è il racconto di una vita di un disturbato. Anche se geniale con una pallina e una misera racchetta - almeno all'inizio - di legno.
McEnroe si racconta, cercando di far comprendere al lettore quanto fosse - e sicuramente è ancora - completamente fuori dagli schemi, ma purtroppo, anche di testa.
Una vita all'insegna della continua ricerca di un'autoaffermazione nel mondo, cercando di farsi accettare, cercando di superare chiunque. Grazie a un genio infinito, nel tennis, che fosse stato anche nel carattere, si sarebbe potuto assistere alle gesta del tennista più grande di tutti i tempi, passati e futuri.
Ma ahimè la testa non lo ha mai aiutato, nelle gesta sul campo e in quelle della vita di tutti i giorni. Combinando guai dentro e fuori.
Nonostante il successo, nonostante la fama, nonostante il denaro a fiumi, McEnroe è riuscito a costruirsi una vita scombinata, infarcita di fallimenti, di invidie, di tristezze.
Fino ai tempi nostri, in cui sembra aver ritrovato un po' di stabilità e serenità, tra moglie, figli, appartamenti a New York e tornei dei veterani.
Comunque, aldilà della scadente prova letteraria, rimane uno dei più grandi geni dei court tennistici di tutti i tempi. Un esempio stilistico e di inventiva che pochi sono riusciti a eguagliare.
Anche se figlio di un tennis che ormai non esiste più

domenica 14 ottobre 2012

Corte d'assise

di Georges Simenon - Adelphi

Madonna santa che angoscia! L'uomo, nei romanzo di Simenon, ha una sorta di peccato originale che prima o poi paga, o con la giustizia oppure con la follia di un momento.
Un bulletto di periferia si ritrova al centro di qualcosa più grosso di lui e, come sempre, non reagisce, subisce, compresso da un destino ineluttabile e puntuale.
Gli uomini di Simenon, o le donne, alla fine pagano sempre, spesso per qualcosa che non hanno commesso, come legge del contrappasso. Pagano per la loro colpa di vivere nel mondo, di essere abitanti marginali di questo mondo alla fine della sua corsa.
L'angoscia è totale, ripeto, ma lo stimolo, la voglia di mettersi in gioco, si rinnova ogni libro dell'autore belga che si inizia.
Sublime.
 
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