venerdì 28 novembre 2014

Il telefono senza fili

di Marco Malvaldi - Sellerio

Questa nuova opera di Malvaldi non lascia il segno, racconta di un affaticamento narrativo. Non è che i vecchietti del BarLume ormai sono pronti per la pensione?
Il racconto seriale ha i suoi rischi: ripetitività, pericolo di scontatezza, a volte la noia.
Malvaldi è sacrosanto e dio ne abbia cura, ma come tutte le lunghe storie, anche le avventure a Pineta possono essere meno interessanti e meno avvincenti.
La cosa più intrigante del libro è il commissario, per nulla affabile, per nulla accondiscendente, ma pure sempre donna. E l'amore, forse sboccia, per il nostro barista, in piena espansione di business.
Aspettiamo il prossimo, con fiducia e con la certezza che sarà il migliore di tutti.

Morte di un uomo felice

di Giorgio Fontana - Sellerio

Gli anni passano e quello che era, a torto, un eterno presente diventa passato, quasi già storia.
Questo libro ti butta indietro, in un'epoca - sono passati quasi quarant'anni ormai - che necessariamente ti sei buttato alle spalle, sebbene ancora difficile da digerire.
Ricordo molto bene la mattina in cui il giudice Alessandrini è stato assassinato, a Milano, in mezzo alla strada - credo zona viale Umbria, ma non è fondamentale il luogo - in modo barbaro e, come sempre, traditore e vigliacco.
Il libro è straordinario perché si tiene alla larga dall'indagine in sé, non entra nei meandri investigativi, non è - perdonatemi la terribile esemplificazione - un giallo.
L'autore ci conduce nella conoscenza dell'uomo, delle sue crescenti angosce, del suo impegno familiare, delle sue crisi esistenziali e politiche, ci trascina dentro la sua personalità, raccontandocela.
Una prova di forza, questa dell'autore. Senza cadere nelle banalità qualunquistiche tipiche di certe analisi o racconti su quel periodo.
Un libro intimo, estremamente intimo, che ci sbatte in faccia la realtà privata, sempre trascurata dalla pubblica indignazione.
Bellissimo.

lunedì 27 ottobre 2014

Portami via con te

di Luana Semprini - Libromania

Il fatto è che queste offerte a poco più di un euro per un ebook per Kindle, forse fanno guadagnare qualcosa ad Amazon, sicuramente pochissimo all'autore, ma soprattutto si corre il rischio di cadere in libri che sanno proprio di poco.
Questo è l'ennesima prova 'inutile' a cui sono stato sottoposto nell'ultimo periodo.
Sarà la crisi, sarà la stanchezza, sarà la voglia di evadere, ma sotto un certo limite non bisognerebbe mai cadere.
Questa è una storia di un'inverosimile fuga dalla realtà di una donna che si lascia 'portare via' da uno appena incontrato per strada e che ha dei begli occhi - forse magnetici o forse ipnotici - occhi verdi.
E comincia una storia d'amore in un bel paesino dell'Ardeche che non sta in piedi, che puzza lontana mille miglia di artefizio e di impensabile.
Il tutto rovinato da un'evoluzione storta condita anche da cronaca nera pece.
E poi il finale, dio mio, neanche Biancaneve e si sette nani... Almeno lì c'è la strega che movimenta un po'.
Devo ritornare sulla terra degli uomini pensanti.
Devo resettarmi, devo rientrare nella linea, devo riprendere possesso delle mie facoltà mentali. Questo libro è il fondo dei fondi, e anche se gratti sotto non c'è proprio nulla.
Ed è solo colpa mia, aiuto!!!

mercoledì 22 ottobre 2014

Lo strano caso dell'apprendista libraia

di Deborah Meyler - Garzanti

Ho l'obbiettivo assoluto mondiale intergalattico di leggere tutti i romanzi mai pubblicati al mondo che raccontano storie sui libri, sui luoghi dove i libri vengono venduti e sugli scrittori. Con questo sono cascato male.
Tutto ok, un libretto piacevole che racconta una storia minimal su libreria, librai, persone che ruotano intorno e soprattutto sulla storia d'amore (e di gravidanza) della protagonista.
Piacevole soprattutto forse sotto un ombrellone o all'ombra di un pino secolare perso tra i  monti alpini.
Ma nulla più.
Ma soprattutto, irritante perché la libreria - la Civetta, a New York - è solo un espediente narrativo, anche mal riuscito, per trascinarci nelle vicende più o meno noiose, di una giovane londinese sbarcata tra le braccia delle Grande Mela per studiare.
E siccome la ragazza non è proprio brillante, e sembra arrivata dalla provincia più ignorante e non dalla capitale inglese, casca tra le braccia dell'ennesimo imbecille di cui ahimé il mondo è pieno, cade incinta come se fosse la più sprovveduta donna dell'universo, e si fa coinvolgere in un'improbabile storia matrimoniale, a metà tra le nozze riparatrici e la storia surreale.
E poi, a rotazione, i librai un po' inutili e asincroni, i senzatetto ancora più anacronistici, il cibo, le strade e le case lussuose di campagna della famiglia ricca di origine del ragazzotto dagli ormoni scoppiettanti.
Non sta in piedi, non solo perché è inutilmente stupida la storia, ma soprattutto perché si respira aria insopportabile di diario adolescenziale.
Eccheppalle!!!

giovedì 16 ottobre 2014

Woodstock

di Michael Lang - Arcana

Mah, mah...non l'avevo acquistato al momento della sua uscita in occasione del quarantennale. E forse la decisione era stata giusta.

Se Woodstock è il punto di arrivo di una generazione;
Se Woodstock è l'apice della musica rock;
Se Woodstock è ciò che la sua generazione e quelle future hanno sognato per sempre;
Se Woodstock è il massimo concentrato dei migliori gruppi rock - e non solo - della fine degli anni '60 (e quindi anche di oggi)
Se Woodstock è un'esperienza sociale che mai si era vissuta prima e che a maggior ragione non si è mai più vista dopo
Se Woodstock è una tappa fondamentale nella storia del '900
Se Woodstock...

beh, allora, questo libro è un'occasione mancata per raccontare, punto.
Credo che chiunque abbia acquistato questo libro si aspettasse di sapere sì come è nata l'idea, come si è generata e sviluppata, ma soprattutto volesse avere un racconto direttamente dal vivo di ciò che sono stati quei tre giorni.
Invece, questo, è un libro, scusate l'ardire, di management dove si racconta una storia 'aziendale', di prestiti e finanziamenti, di pagamenti, di gestione.
Bellissimo, ma un po' residuale rispetto alle aspettative di chi vuole sapere di più del festival.
L'ultima parte, che un po' - solo un po'... - racconta la tre giorni dell'agosto 1969, ci lascia qualche sparuto parere di qualche protagonista, che più che altro parla dell'autore e delle sue capacità organizzative.
Bellissimo, o meglio, interessante, ma veramente parziale.
Forse sarebbe stato meglio un doppio volume in cui in uno si aggiorna il lettore su come 'l'impresa' Woodstock nasce e muore tra debiti e contrasti societario/legali, e un'altro in cui si racconta la tre giorni, si legge quello che i protagonisti dal palco hanno vissuto e pensato, si narra la musica e chi ha assistito alle performance.
Probabilmente libri come questi ce ne sono in circolazione, ma avere tutto ciò da chi Woodstock l'ha creata e vissuta in prima persona - vista l'autorevolezza - credo che sarebbe stato meglio.
Un'occasione mancata, cosa che il film invece raccoglie alla grande.
Peccato.

mercoledì 24 settembre 2014

I clienti di Avrenos

di Georges Simenon - Adelphi

A volte Simenon scrive 'in trasferta' e il risultato - se possibile - è l'aumento dell'angoscia, dell'assurdo. In questo caso la tragedia si consuma in terra turca.
Tanto angoscioso e tanto insopportabile questa ennesima storia della solitudine, che trasloca velocemente nella commedia dell'assurdo, per dinamica e per i protagonisti.
Come sempre il protagonista si ritrova stritolato in un meccanismo di vita che forse non sceglie, che forse non vuole ma che non riesce a mutare.
È una storia a Istanbul che si trascina senza capo né coda e che vede protagonista una sorta di 'inutile' funzionario dell'ambasciata francese che trascina le sue scarse volontà, e le sue insoddisfazioni, tra una giorni perduti, amori irrisolti, e costrizioni sociali.
Se possibile, è uno dei romanzi più angosciosi e strazianti del genio belga, all'insegna dell'ineluttabilità della vita umana e dell'incapacità cronica di ribellarsi agli eventi che si rincorrono.
Faticoso, molto faticoso, disturba, ti mette all'angolo e ti fa fare tante domande dentro di te.
E brutto, un brutto romanzo che vuoi scacciare via dal tuo comodino il più velocemente n possibile, per ritrovarsi altrettanto velocemente tra pagine più rassicuranti e con qualche luce in fondo al tunnel.
La fine drammatica del libro, con quelle pagine 'dimenticate' che concludono la fatica letteraria, sono quanto di più cinico che si possa pensare.
Ho bisogno di una doccia...

lunedì 15 settembre 2014

Il memoriale di Yalta

di Palmiro Togliatti - Sellerio

Cinquant'anni esatti dalla morte di Togliatti, e la commemoriamo con la rilettura del memoriale, terminato di scrivere il giorno prima di morire.
Un breve testo che non è il classico 'testamento' politico, ma che è una riprova della grande capacità di analisi politica del segretario del Pci, la grande esperienza e visione e che va contro alle tesi che era un burattino in mano al Pcus.
In queste poche pagine emerge tutta la consapevolezza dell'indipendenza dei partiti comunisti da Mosco, delle vie al socialismo che devono essere tracciate e difese localmente, dell'autonomia delle scelte di ogni partito.
E poi la determinazione (a torto o a ragione) - all'epoca all'ordine del giorno - della politica di Pechino, definita avventuristica e deviazionista, oltre che di fatto espansionistica e imperialistica.
Uno scontro tra le due linee, tra due colossi che si contendevano, Urss da una parte e la Cina Popolare dall'altra, non solo l'egemonia ideologica nella sinistra, ma anche quella territoriale, soprattutto sui paesi del terzo mondo asiatico.
Il linguaggio del libro è bellissimo, sostanziale, netto, senza alcun fronzolo stilistico.
È un salto in un passato che non c'è più, che ci fa ancora di più storcere la bocca a quello che l'oggi ci butta in faccia regolarmente.
Che tristezza...

martedì 9 settembre 2014

Beatles

di Ernesto Assante e Gino Castaldo - Laterza

Lezioni, vere e proprie lezioni per l'esame di Beatles 1, ecco cosa sono queste pagine frutto di una serie di conferenze tenute a Roma a opera dei due menestrelli dell'informazione, Assante e Castaldo.
Di Beatles so tutto, anzi ne so più io di loro quattro messi insieme, ma ogni volta che un nuovo libro compare sul mercato, io lo compro, lo leggo e lo digerisco.
Questo - sembra strano, ma è così - è diverso da tutti gli altri, anche se la sua struttura è quella consueta, disco per disco. Ma ha qualcosa di insolito, che rende tutto molto piacevole.
Ogni disco è inquadrato da una piccola introduzione storica (politica e sociale) e da una sorta di anticipazione in pillole di quello che si leggerà dopo.
Ma soprattutto ogni 'lezione' è infarcita non tanto di aneddoti e chissà quale informazione mai rivelata prima, ma da angolature differenti, notizie che si leggono con un occhio molto più attento.
Non riesco a capire - bisognerebbe rileggerlo un'altra volta, forse - se è una questione stilistica (i due sono giornalisti, non sono i soliti scrittori mancati che si buttano sule 'biografie' perché non sanno partorire un'idea una) e quindi hanno una narrazione sul campo, oppure perché la passione verso i Fab Four dei due autori è talmente immensa che riescono trasferirla tra le righe rendendo tutto piacevole e di interesse.
Ma soprattutto per perché il leit motiv di tutto il libro è mostrare al lettore perché 'tutto' è iniziato grazie al quartetto inglese. Punto.
Comunque l'operazione, per nulla facile, di raccontare i Beatles oggi è una di quelle sfide che pochi possono raccogliere.
Si è scritto tutto, si è detto tutto, si è filmato tutto (tra poco arriva anche il documentario di Ron Howard), si è visto tutto. Chi si avventura in un'impresa simile o è pazzo o ha talmente la fora della ragione per costruire operazioni editoriali come questa che ci allieta i cuore leggendola e che ci fa comprendere ancora una volta dell'immensa grandezza, musicale e sociale, dei quattro di Liverpool.

martedì 2 settembre 2014

Intervista immaginaria con Karl Marx

di Donald Sassoon - Castelvecchi

Allora, l'operazione è molto azzardata, soprattutto perché avviene a opera di un allievo del grande Hobsbawn, che ci ha da poco lasciati. Molto azzardata e al limite del sacrilego.
E infatti mi sembra un puro divertissement, senza alcun obbiettivo né storiografico né di revisione politico-filosofico-economica.
Sono pagine che si leggono in un fiato, prevedono una qualche conoscenza delle opere del grande pensatore, qualche infarinatura di tutto quanto è sinistra e un po' di humour, anzi molto.
'Marx' si abbandona a commenti postumi, sull'evoluzione della storia, sulle lotte per un mopndo migliore, si picca di puntualizzare che di 'dittatura del proletariato' lui, ne ha parlato pochissimo e che di comunismo anche.
Tutte cose che sappiamo benissimo, che aggiungono un po' di pepe al dibattito e che aumentano quella sorta di tentativo di recupero teorico e politico al quale stiamo assistendo da un po' di tempo a questa parte.
Poveri untorelli...ma a quanto pare il fallimento del capitalismo sta cominciando a riproporre domande su nuove forme di organizzazione dello stato e dell'economia. Ben arrivati!!!!
Dopo di che questa operazione editoriale lascia il tempo che trova, è un po' inutile, non avvicina a Marx chi non lo conosce e anzi lascia un po' di amaro in bocca a chi ha visto il pensatore tedesco come un punto di riferimento serio e non come una protagonista di una romanzo d'appendice.
Voto contro e non mi piace.

lunedì 1 settembre 2014

Questa non è una canzone d'amore

di Alessandro Rebecchi - Sellerio

È un bel giallo questo, credo d'esordio. C'è una bella storia, il messaggio sociale, la Milano che si conosce, la tv trash e schifosa che ci ammorba tutti i giorni, le donne e gli uomini. Un bell'intreccio e un bel finale. Ma c'è un ma...
C'è una scelta in questo libro, narrativa intendo, che contesto con la massima forza. Una scelta che mi ha quasi portato ad abbandonare il libro, cosa che mi è
successa veramente poche volte nel mia misera vita di lettore insaziabile.
Ogni frase, ogni riga è una battuta, forte e divertente o sottile ironia. Ogni cosa è oggetto di scherno o dissacrazione, come se l'autore non avesse la forza di vivere, dal punti di vista letterario, con le semplici parole che sono cascate sotto le sue dita.
Provate a leggerlo e mi dite.
Soprattutto la prima metà e oltre, è un fuoco di fila di battutine, ironie, caustiche osservazioni, continui rimandi a temi comici.
Insopportabile.
Poi ero in vacanza, decisamente più rilassato, con un sacco di tempo da riempire grazie alla pioggia continua e alle nubi basse che ricordavano la nebbia novembrina, e quindi sono riuscito a digerire il tutto.
Nell'ultimo terzo del libro, come se l'autore si fosse reso conto, questo atteggiamento diminuisce, piano piano, rendendo il finale - ricco di suo - piacevole e appassionante.

La strada verso casa

di Fabio Volo - Einaudi

Sarà che l'età che avanza mi 'costringe' a frequentare gente ormai molto più giovane di me, sarà che un po' per lavoro e un po' per curiosità innata i 'fenomeni' sociali li voglio conoscere e capire, sta di fatto che mi sono fatto convincere (con un ebook però...) a leggere un libro a caso del grande autore bresciano. Mi piace un po' di autolesionismo, ma solo un po'...
La storiella rimane in piedi per carità, con i fratelli che si amano/odiano come nel 99% delle famiglie, con il decesso del padre che devasta gli equilibri, con il lavoro che si perde, con i 'cervelli' in fuga, con l'insopportabile presenza delle donne che non sanno cosa fare...
Veramente c'è tutto quanto di scontato esiste nella vita di tutti giorni.
Tutto, condito e infarcito con una narrativa e un linguaggio semplicesemplice, schiacciando in continuazione l'occhiolino al lettore e al marketing. Insomma una furbata.
Per carità, tutto degnissimo, tutto appropriato, senza particolari 'sbrodeghezzi' direbbe il papà Ginzburg. Ma c'è proprio poco tra queste pagine.
Questa è l'ultima fatica di Volo, non ho letto gli altri, e non intendo farlo, se non sotto minaccia armata da parte di qualche gruppo terrorista di qualche angolo del mondo.
Credo di non essere in target, credo di essere fuori dai suoi referenti, credo che la vita sia un'altra cosa, e soprattutto debba essere narrata in un altro modo.
A ciascuno il suo, scriveva Sciascia.
Ecco.

lunedì 25 agosto 2014

La fortuna dei Wise

di Stuart Nadler - Bollati Boringhieri

Polpettone alla yankee, a base di american dream come ingrediente di base, un po' di razzismo come amalgama, rapporto conflittuale padre/figlio come nelle migliori famiglie, passato/presente/futuro come condimento forte, e come contorno un finale a sorpresa che non sorprende proprio nessuno.
Agli autori americani piace la genesi familiare, piace inoltrarsi tra le mura domestiche, e sempre allo stesso modo.
Un povero avvocatucolo di provincia si inventa il business della vita con le class action contro le compagnie aeree che cominciano a muovere i primi passi nel dopoguerra, e cominciano quindi ad avere incidenti. Ma anche treni e non so cos'altro.
Con molta determinazione, molto intuito, molto mestiere, senza guardare in faccia a nessuno. Non tanto per difendere i consumatori, ma per difendere - molto - il proprio conto in banca.
E il figlio, il protagonista, che cresce in questa famiglia che dal nulla ha tutto, come nei migliori romanzi d'appendice, cerca di smarcarsi e di allontanarsi dal papà 'cattivo'.
Per poi caderci dentro alla grande, perché è più comodo così.
Un libro scontato e un po' inutile, che ci butta addosso tutti i cliché americani - senza sapere che sono cliché - che vuole sembrare un po' di denuncia e un po' di rinuncia, un po' storia d'amore e un po' di riscatto morale e sociale.
Neanche scritto bene.
A Roma direbbero '... na sola'!

Una piccola libreria a Parigi

di Nina George - Feltrinelli

Prendi Parigi - che è già una bella mossa, aggiungi la Senna, aggiungi i libri e una libreria galleggiante - non si sbaglia mai!, prendi il dolore dell'abbandono e gli amori perduti, condisci tutto con il viaggio/fuga che ognuno di noi ha in testa da quando è nato, et voilà, ecco il libro più 'paraculo' che abbia mai letto. Pure divertente.
Ma dovrebbe essere vietata per legge un libro così e bisognerebbe 'condannare' la casa editrice e l'autore, ensemble!, a una pena che li costringa a leggere tutto Dante Alighieri e tutto il Capitale di Marx in sanscrito.
Una storiella ben condita, dicevo, con tutti quegli elementi che possono catturare un animo sensibile e sognatore come il mio.
Ma a tutto c'è un limite, perché anche il cuore, e i sogni, vogliono avere delle basi più solide su cui appoggiarsi.
L'unica cosa che si salva è l'idea di una libreria su un barcone sul fiume, che non so se ha fondamento reale o cosa, ma potrebbe essere una buona idea di business. Se non si soffre di mal di mare...
Per il resto il libro, soprattutto nel suo viaggio strampalato sui corsi d'acqua transalpini alla ricerca di donne passate e felicità future, sembra tutto costruito schiacciando l'occhiolino al lettore, che come me, ci casca per poi ritrovarsi con molto amaro in bocca. Vergognandosi anche un po'.
Forse nel processo che verrà intentato contro autori ed editori, tra gli imputati, bisognerebbe aggiungere anche i lettori, per lo meno con l'accusa di complicità.
In questo caso mi autodenuncio, venitemi a prendere, sono colpevole!
Mandatemi degli aranci in carcere, avrò bisogno di vitamine!!


lunedì 21 luglio 2014

La ricetta del vero amore

di Nicolas Barreau - Feltrinelli

Mah, signur signur, io adoro i libri con storie d'amore - preferibilmente a lieto fine - ma c'è un limite a tutto. Questa è una baggianata, con finale ancora più scontato di Biancaneve e i sette nani, giuro!
Questo è un raccontino fresco fresco e piccolo piccolo, con una storia banale e scontata in cui l'attrazione e l'amore di uno per una si conclude grazie anche a un espediente di più vecchio del mondo, forse...
Barreau ha fatto la sua fortuna raccontando uomini e donne che si annusano, si frequentano, lottano per la coppia, e convolano, se non a nozze, almeno verso la felicità assoluta e totale.
Ma dentro ai suoi libri c'è sempre un piacevole viaggio nella mente dei protagonisti e un volo, quasi pindarico, dell'ambiente che li circonda.
Questa è una prova sottotono, forse un recupero di qualcosa scritto in passato e pubblicato di fretta e furia per 'raccogliere' quanto ancora non si è riusciti a portare a casa.
Gli autori di successo hanno una responsabilità verso i loro lettori, e non possono farsi sedurre da proposte editoriali che non stanno in piedi.
Forse ha bisogno di soldi, forse lo hanno costretto, forse...
Metà libro è ricoperto di ricette che non commento in quanto uno dei primi rappresentanti al mondo di quella categoria che mangia alla grande ma che sa cucinare poco o nulla.

venerdì 18 luglio 2014

La figlia del papa

di Dario Fo - Chiarelettere

Dario Fo è un genio del teatro, della recitazione, della ricerca teatrale. È stato un punto di riferimento politico negli anni migliori di questo schifoso paese.
Ma questo libro ha un approccio un po' saccente, inutilmente ironico, almeno nella prima parte. È vero che non è uno storico di professione, e che la storia di Lucrezia Borgia viene necessariamente romanzata - almeno nello stile -, ma a volte la voglia di stupire e dissacrare rende tutto poco autorevole e e troppo recitato.
La storia è una cosa seria, soprattutto quella di questo periodo. Non sono d'accordo per esempio del modo con cui liquida Ludovico il Moro e il ducato di Milano, facendolo passare per un semplice parvenu e non per uno dei massimi protagonisti del tardo medioevo e del imminente Rinascimento.
Ma neanche il modo con cui liquida il principato di Mantova e anche un po' il papato, anche se in questo caso molte cose fanno storcere la bocca.
Beh, insomma, io non sono uno storico ma un semplice appassionato di storia: Ma credo anche l'autore, quindi in questo caso tutto è lecito e tutto è possibile dire.
Il libro, figuriamoci, è molto piacevole, è un'azione di forte recupero dell'immagine di Lucrezia, tanto massacrata soprattutto non dalla storia, ma dal gossip e dalla 'letteratura' che l'ha messa sull'altare della trasgressione e della pornografia più becera.
Bellissime le descrizioni dei suoi amori, delle sue debolezze e soprattutto della sua forza, anche a scapito di se stessa.
Era un periodo storico dove nascevano guerre fratricide e repentine, dove i tradimenti erano all'ordine del giorno, e dove anche i valori affettivi più stretti e familiari valevano come un due di picche.
Ma era un periodo in cui tutto stava per nascere, in cui il mondo ruotava intorno al nostro paese e in cui si nuotava tra la bellezza assoluta.
Proprio come oggi...

I miei ricordi

di Walter Bonatti - Dalai Editore

Ci ha lasciato da poco, ma continua a lasciare il suo segno indelebile, forte, pulito e soprattutto di insegnamento per chi vuole vivere la montagna come sfida ma con infinito e 'referente' rispetto.
Walter Bonatti è uno dei padri dell'alpinismo moderno, insieme a Cassin e poi a Messner. Ognuno nei propri tempi, ognuno nel proprio mondo.
Chi ha avuto la fortuna di vivere le sue avventure quando quasi le ha vissute lui - quasi in diretta -, chi ha già letto molti dei suoi libri dedicati alle singole avventure, questo libro per alcuni versi risulta un po' ripetitivo, anche se sempre affascinante e coinvolgente nonostante il tempo che passa.
Per chi invece non conosce bene il grande alpinista bergamasco questo è un libro che raccoglie le grandi imprese sulle montagne e i grandi viaggi intrapresi una volta appesi gli scarponi al chiodo.
Mirabili sono i racconti sulla solitaria del Dru, sulla tragedia del Monte Bianco, sulle Grand Jorasses, sulla spedizione al K2 - dove ha visto riconosciuta la sua versione e il suo apporto fondamentale alla riuscita della salita do 50anni di polemiche e di falsità - e sull'ultima grande impresa, la salita invernale in solitaria alla nord del Cervino, che conclude la sua carriera alpinistica e chiude un'epoca.
Chi ama la montagna, chi ama l'avventura, chi ama viaggiare e non fare solo il turista, chi mette in discussione continuamente se stesso senza stare con il sedere al caldo, è fortemente invitato a leggere questo libro - e tutti quelli di Bonatti - per cogliere un punto di vista straordinario e formidabile, per assaporare l'onesta intellettuale di un uomo che ha segnato la storia non solo delle salite sui monti, ma che è stato un grande protagonista del secolo passato.
E lo stile è mirabile, a volte un po' aulico, ma violentemente moderno.

Il talento del cuoco

di Martin Suter - Sellerio

I libri di Suter scorrono come l'acqua dei torrenti più placidi e cristallini che troviamo tra i nostri monti. E hanno un'acqua buona e fresca.
La prova dello scrittore svizzero è diversa da quelle in passato, almeno dalle ultime prove contrassegnate da alcuni noir/giallo-rosa che ruota intorno al protagonista mercante d'arte in crisi costante.
Qui ci addentriamo nel mondo dell'alta cucina, con un'occhiata attenta e consapevole, al tema dell'immigrazione, dell'integrazione tra le culture e della convivenza sempre più complessa tra i popoli che cercano fortuna nel nostro opulento mondo occidentale. In Svizzera poi...
Con sullo sfondo uno scandalo finanziario che si conclude con la 'consapevole' eliminazione fisica di chi ha troppo trasgredito.
È un bel viaggio questo libro, tra tradizioni difficili da dimenticare nonostante ormai la scelta - più o meno obbligata - di vivere in un latro mondo, lontano anni luce, da tutti i punti vista, dalla patria originaria. Un bel viaggio che ci fa annusare ricette speziate e fortemente gustose, che ci trascina in una bellissima passeggiata tra l'amore non corrisposto, l'amore ritrovato e l'amore per il passata e la famiglia.
Bellissime le ricette che vengono raccolte alla fine, e soprattutto 'stimolanti' visto l'effetto più o meno presunto che hanno tra i protagonisti che si alternano nelle pagine.
E bellissime le descrizioni delle tecniche culinarie che si riempiono di approcci 'molecolari' e di forte tradizioni casalinghe tramandate da zie e nonne.
Leggerlo è un dovere.

martedì 10 giugno 2014

La famiglia Karnowsky

di Israel Singer - Adelphi

C'è un senso di perenne sconfitta, in questa formidabile saga familiare del fratello meno noto di Isaac Singer. Ma anche di arrendevole speranza.
Libro straordinario, di un'altra epoca - narrativamente parlando - che ci mostra la storia di una famiglia dall'inizio del novecento fino alla guerra, raccontandoci tre generazioni, una in fila all'altra.
I tre protagonisti sono alla ricerca continuata di essere qualcosa che non sono, alla costante scoperta di diventare qualcun'altro.
Dapprima l'immigrato dell'est Europa, fedele all'impero, che vuole essere più tedesco dei tedeschi stessi di Berlino, una volta trasferitosi là.
Poi il figlio scapestrato che combatte contro le rigidità teologico-culturale del padre che cerca una strada trasandata fino al momento che rientra nei canoni sociali e di mercato.
Poi il nipote, ancora più in lotta con la famiglia e il padre, che si lascia abbandonare alle peggiori tentazioni delittuose per potersi fare accettare da un paese che l'ha cacciato, dopo averlo umiliato, in quanto ebreo.
Il tutto tenuto insieme, nel vero senso della parola, dalla cultura ebraica e soprattutto dalla religione ebraica, che tutto vuole regolare e tutto vuole decidere.
Il libro è un viaggio affascinante nel mondo ebraico, nella sua comunità, nei suoi rapporti, sia sociali sia famigliari, nei modi di dire e fare, nel suo lessico, nelle sue abitudini.
Infatti alla fine compare anche un utilissimo, e fondamentale, glossario delle parole yiddish usate, frequentemente!, nel libro.
La fine è eloquente di un modo di pensare e di vivere, oltre a essere naturale per chi si arrenda di fronte a qualcosa più grande e forte.
Siccome non si è più abituati, vi rivelo un particolare straordinario del libro: è scritto benissimo, è appassionante, è dolce, è melanconico, è triste, è gioioso. È un bel leggere.
Cinquecento pagine di vera e propria gioia per le sinapsi celebrali che sconfiggono i peggiori detrattori del non leggere.
Andate e leggetene tutti, ne va la pena

mercoledì 28 maggio 2014

Jimi Hendrix. Le immagini, i manoscritti e le canzoni

di Janie L. Hendrix - White Star

Un volo pindarico nel variopinto e psichedelico e artistico del più grande dei chitarristi che la musica moderna abbia mai conosciuto. Con la tristezza nel cuore, visto che ci ha lasciato troppo presto.
Librone gigantesco, con bellissime fotografie del musicista nei diversi concerti e non solo, accompagnate dalle foto dei manoscritti originali delle canzoni e da didascalie intelligenti.
Il tutto raccolto dalla sorella.
Non è un libro da leggere, ma solo una porta verso il passato per guardare da vicino cosa era Hendrix, e sognare cosa poteva diventare dopo quei pochi anni di performance in giro per il mondo e quei pochi dischi che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica.
Chiuso il libro, ci si può buttare a riascoltare i suoi dischi, i suoi suoni distorti e la sua voce calda e e profonda.

martedì 27 maggio 2014

Correva l'anno del nostro amore

di Caterina Bonvicini - Garzanti

L'amore eterno, l'amore che unisce, l'amore che allontana, l'amore che odia, l'amore che sparisce...tutto ciò in questo un po' noioso libro cascatomi letteralmente addosso in una visita in libreria.
E quindi l'ho ascoltato. È stato lui a scegliermi e quindi non ho potuto rifiutarmi.
Ma il segnale non è dei migliori.
Se i libri noiosi e un po' scontati mi scelgono, se i libri all'acqua di rose e malamente romantici mi cercano, vuol, dire che io sono così?
Preferisco non pensarci, e decidere in totale autonomia dittatoriale che i libri che mi scelgono sono quelli che sono attratti dal loro opposto. I libri 'leggeri' si scelgono lettori intellettualmente elevati, profondi e formidabilmente intelligenti. Sennò chi li comprano?
Ma a parte questa inutile diatriba tra libri, cervelli e il sottoscritto, questo romanzo è una sorta di racconto per fasi dell'amore più o meno consumato tra due bambini che diventano adolescenti, e come spesso capita, anche adulti.
Un amore contrastato, tra opposti ceti sociali, e prove di riscatto, tra decadenze familiari e arricchimenti più o meno leciti.
Non si prova simpatia per nessuno dei due protagonisti nella narrazione, anzi si sente salire lungo la schiena un fastidio crescente a mano a mano la storia si racconta.
Poi finisce, come tutte le cose del mondo, e si tira un sospiro neanche di sollievo. Solo di libertà.
Bella la villa della famiglia della protagonista femminile, mi ha fatto sognare, almeno lei...

giovedì 1 maggio 2014

Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti

di Andrea Vitali - Rizzoli

Ci sono strani segnali in questo libro di Vitali che mettono in allarme il fidato e fedele lettore delle opere del dottore lacustre di Bellano. Strani e inquietanti.
Non vorrei che fosse il successo, non vorrei che il cambio d'autore (il colosso Rcs che sicuramente 'impone' di più della Garzanti in forte crisi), non vorrei che la voglia di gigantismo imperversi e renda tutto più complicato, ma questo è il primo libro di Vitali che ho faticato a concludere, che mi ha annoiato alla morte e che mi ha fatto fare una serie di domande su qual è l'obbiettivo dell'autore.
Il libro è lunghissimo, non finisce mai, ha una storia contorta e intrecciata fino alla morte, cosa che la rende non solo un po' inverosimile, ma soprattutto quasi incomprensibile.
Troppe vicende che si intrecciano, troppi flashback senza avviso che compaiono, troppi personaggi minori che arrivano e se ne vanno, troppi nomi, troppo tutto.
E siccome probabilmente Bellano comincia a stare stretto, qui ci si avventura fino a Monza e Lecco, si coinvolgono personaggi 'di fuori', si allargano gli orizzonti, perdendo quella freschezza che quasi tutti i libri di Vitali ci ha garantito.
Per questo mi domando dove l'autore vuole arrivare, anche grazie al salto di qualità dell'editore, che forse ha altre ambizioni, non solo economiche.
Vediamo cosa succede nei prossimi, sperando che non sia prestissimo.
E' meglio che Vitali si faccia un po' più attendere, pena un'inflazione bellanese poi irrecuperabile.

Blues d'autunno

di Santo Piazzese - Sellerio

Forse è la sua forza, forse è il suo limite, ma Piazzese - che compare sulle scene editoriali solo ogni tot di anni - è una folgorazione ogni volta che lo si legge, un faro in una notte di nebbia con mare in tempesta. Strabiliante.
Questa è una prova letteraria breve e folgorante, che ci fa conoscere meglio il detective/ricercatore La Marca, alle prese questa volta non con casi di cronaca intricati e insoliti, ma con il suo passato di studente, raccontato in un incontro casuale, a un vecchio compagno di studi.
Il ricordo va ai suoi studi biologici sui tonni, ai suoi divagare su un peschereccio per analizzare i pesci, al suo improvviso sbarco su un'isola abbandonata da dio e dagli uomini, in cui vive una comunità di 'stravaganti' (così vengono definiti dagli abitanti del luogo originali) che vengono da 'fuori' e che popolano l'isola in modo eccentrico e misterioso.
Aldilà della conclusione infingarda, il libro si sviluppa in una corsa al passato bellissima, struggente, cordiale.
E' bellissimo farsi condurre dallo stile meravigliosamente asciutto e autorevole di Piazzese tra le braccia dei ricordi, del passato che non c'è più, tra gli anni di formazione di una giovane vita.
I personaggi che si alternano - folli, sfuggenti, cialtroni, belli, eleganti oppure inutili - ci permettono di essere presenti su quello scoglio, in quegli anni, come se vivessimo in  prima persona gli eventi, come se partecipassimo.
E' confortevole leggere Piazzese, ma soprattutto questo libro.
Ti fa sentire vivo e ti racconta, dal di dentro, che comunque la tua vita lascia un segno nel mondo. Bello o brutto che sia.


mercoledì 23 aprile 2014

Leggere rende leggeri

Ci tenevo a condividere questa notizia.
Siccome è una notizia relativo al leggere, ai libri e a una 'presunta' attività intellettuale - e non finanziaria! - passa totalmente inosservata, invisibile.
Le ultime statistiche relative al bel leggere nel nostro paese continuano a essere disarmanti e sempre più preoccupanti, con un forte condimento di crisi, crollo dei consumi a tutto tondo e becero inaridimento culturale e civile.

Ma oggi dobbiamo tutti gioire.
Celebriamo sua maestà il libro, quell'oggetto che odora di buono, che ha spesso al suo interno qualcosa di buono e che rende tutti più buoni.

Leggere è un viaggio straordinario nel mondo fantastico di chi scrive, è una condivisione (questa sì!) di intenti, idee, fatti e sogni.
Leggere è librarsi sopra tutto e sopra tutti, andando in picchiata quando si vuole, puntando alle quote più alte quando lo si desidera, svolazzare qua e là ogni volte che si vuole stare un po' in pace.
Leggere è vita, speranza e anche un po' carità.
Leggere è lasciare questa valle di lacrime almeno per qualche decina di minuti, leggere è pensare, leggere è ridere, leggere è mangiare.
Leggere è tutto e il suo contrario.
Leggere è l'ultima libertà che abbiamo.
Leggere, per non morire.
Leggete gente, leggete. Non ve ne pentirete mai.

venerdì 11 aprile 2014

Le torri di Barchester

di Anthony Trollope - Sellerio

Ci vuole stomaco per i libri di Trollope. Stomaco e dedizione, sacrificio, impegno, e tanta, tanta voglia di finirli...
Questo è il secondo libro del ciclo di Barset, che Trollope mise insieme realizzando una fotografia straordinaria dell'Inghilterra - sessista, imperialista, coloniale e razzista, e classista - dell'epoca.
Qui si affrontano temi legati al poter, alle nomine di vescovo, arcidiacono, amministratori di case per anziani. Il tutto inserito in un frullatore con ingredienti 'special taste' come il mondo che sta cambiando, come lo scontro tra conservatori e l'avvento di ideali più liberali, e come chicca il ruolo delle donne che cominciano a scalpitare.
Perché stomaco per leggerli? Perché sono lunghi, a volte esasperanti, con descrizioni e digressioni che ammorbano nel loro dettaglio, e mettono a dura prova il lettore 'moderno'.
Io adoro calarmi nei mondi ormai sepolti, amo profondamente sognare periodi più spensierati - a patto di essere ricchi e nobili, s'intende! -, con questi ritmi lunghi, mai affannati, apparentemente sereni.
Trollope però esagera e mette in difficoltà il lettore, anche quello meglio disposto. Proprio al contrario di Jane Austen, formidabile narratrice della vita di tutti i giorni con quel lieve distacco ironico che la contraddistingue.
Ora prima di attaccare gli altri quattro della serie devo fare decantare, assorbire, e un po' anche riavermi.
La scelta che ho fatta per riprendermi non è delle migliori, anzi, ma tant'è.
Il bello del leggere è proprio quello di scoprire piano piano se il libro ti piace.

mercoledì 2 aprile 2014

Arrigoni e il caso di Piazzale Loreto

di Dario Crapanzano - Fratelli Frilli

Quando cadi nella trappola delle serie di gialli letterari non ne esci più. Il commissario Arrigoni non è Maigret - anche perché Milano non è Parigi, ahimè - ma nemmeno Montalbano o Poirot, ma si lascia leggere, lasciandoti sognare sul bel tempo che fu.
La storia è un po' strana, a dire il vero, e ti lascia un po' basito, per la dinamica, per il movente, ma soprattutto per la geniale trovata delle gemelle alle prese con due vite diverse e lontane mille miglia.
Milano è sempre sullo sfondo, più grigia che mai, nella sua zona est, operaia e lavoratrice, all'opera per ricostruire l'Italia e avvicinarsi al boom economico.
Arrigoni è sempre più rassicurante - forse troppo! - e credo che sia il suo peggior difetto. Non sgarra mai, non fa mai colpi di testa, non si scaglia contro nessuno. È troppo bravo questo commissario, con una moglie troppo bella, una figlia troppo brava...
I libri di Crapanzano sono godibili viaggi nel passato non solo in una Milano che non c'è più, ma in un mondo che ormai non esiste più e che ci dobbiamo dimenticare alla svelta.
Per non cadere in depressione...

martedì 1 aprile 2014

Una sera a Parigi

di Nicolas Barreau - Feltrinelli

Di polpettoni sentimentali ce ne sono in giro. Alcuni sono dei capolavori della leggerezza e del 'sogno', altri ti confortano senza lasciare il segno, altri sono noiosi e un po' inconcludenti. Questo libro è uno di questi ultimi.
Uomini e donne che si puntano, il caso che si mette di traverso, l'arrivo di un personaggio fuori da ogni aspettativa (Woody Allen), l'attricetta bellona che fa la vampona e che crea scompiglio, il vecchio cinema 'd'essay' che resiste al mercato con le pellicole di qualità, Parigi nel sottofondo fascinosa come non mai...ci sono tutti gli ingredienti per realizzare, ahimè, il classico e scontato libro d'amore a lieto fine.
Troppo scontato, troppo già letto, troppo già visto, troppo tutto!
Ha comunque un suo aspetto positivo.
Lo leggi in un amen, e lo dimentichi anche più velocemente.

venerdì 28 marzo 2014

John Lennon ricorda

di Jann S. Wenner - White Star

Dio ce l'ha dato e guai a chi ce lo tocca. E parlo di John Lennon. Ma questa intervista - che è di ormai 44 anni fa, denota tutta la sua vecchiezza e tutto il rancore del Fab Four appena dopo lo scioglimento verso gli altri, verso Paul.
Una sequela di 'insulti', di rancori, di cattiverie, di contraddizioni, di sogni, carezze alla sua compagna, di insicurezze, di odio, di amore...
C'è tutto John Lennon in questo libro, tutte le sue paranoie, e tutte le sue insicurezze.
Un uomo che ha fatto la storia della musica, che ha attraversato come un fulmine un secolo, che infatti proprio per questo è stato ammazzato come un cane dal solito pazzo che la società tanto bella e libera nord americana a rotazione riesce a partorire.
Siamo veramente poco dopo la fine del più famoso gruppo musicale di tutti i tempi, e i litigi sicuramente fanno da guida ideale alle labbra del musicista. E allora 'i Beatles' li ho fatti io' e le canzoni del gruppo - almeno molte - 'sono tutta merda', si alternano a momenti di grande affetto verso la sua nuova compagna, avversata in tutti i modi dagli altri appena comparsa.
Ma questa intervista è una meraviglia perché ci trascina all'interno di quel momento storico, all'interno del gruppo appena sciolto al sole, del momento politico internazionale, della cultura dell'epoca e della moda.
Una gioia per gli occhi. Un libro di storia. Leggetelo.

giovedì 27 marzo 2014

Il senso del dolore

di Maurizio de Giovanni - Einaudi

Sono circondato da gente che mi chiede "ma hai letto De Giovanni, eh? Ma l'Hai letto?". Che dovevo fare, alla fine l'ho letto.
Allora, mai letto prima un concentrato di psicopatologie in un solo uomo, come il commissario Ricciardi. Un uomo che, piuttosto che aggirarsi per i vicoli di Napoli alla ricerca di delinquenti e assassini, dovrebbe raccontarci, pagina per pagina, le sue sedute psicanalitiche, con la speranza che servano a qualcosa.
Le indagini di Ricciardi si divincolano nella capitale campana, nel ventennio di fosca memoria, ritmate da momentanee visioni di morti ammazzati che il solo funzionario di polizia vede.
Questo è il primo libro della serie, faticoso, appesantito da momenti onirici, da una misoginia paradossale, da una solitudine assordante.
Non so se mi piace o no, non so se continuerò la lettura della saga - che è già arrivata a cinque libri, credo - ma so di per certo che il fascino per questo autore è ai minimi termini.
E non mi ha fatto nulla...

lunedì 24 marzo 2014

Le tre minestre

di Andrea Vitali - Mondadori

Vi ricordate quando eravate piccoli e la mamma - almeno ai miei tempi - vi costringeva a mangiare la minestra 'così almeno mangi un po' di verdura che ti fa bene'?
Bene, cosa c'era di peggio?
Mangiare quella ministra quando era insipida e senza sapore, cosa che a casa mia capitava spesso.
Ecco questo libro è senza sapore, insipido, e anche un bel po' noioso.
Vitali è caduto nella trappola di parlare di sé e della sua vita, sull'onda del successo, e forse anche per fare un po' il verso al lessico familiare di più famosa memoria.
Ma ne viene fuori un noioso racconto di episodi e di rincorse parentali che, almeno a me, grande fan dello scrittore lacustre, hanno annoiato fino alla morte, fino al punto di saltare alcune parti e pagine, con sensi di colpa che non riuscirò a lavare neanche immergendomi nel fiume sacro tanto caro agli dei.
Che dire d'altro? Nulla.
Non è un caso che il libro non è editato da Garzanti ma da un altro editore, ora proprietario del social network su cui scrivo.
Un segno divino o di vino?

Le signorine di Concarneau

di Georges Simenon - Adelphi

Siamo in Francia, in Bretagna, vicino a Quimper, negli anni '30. Ma potremmo essere tranquillamente in una qualsiasi provincia italiana di qualsiasi regione.
Quante sorelle hanno sostituito il ruolo di madre nel confronto dei propri fratelli minori, rinunciando di fatto a crearsi una famiglia propria, oppure, molto più facilmente, nascondendosi dietro questo presunto obbligo.
Io ne conosco molte tra parenti e amici dei miei. Famiglie figlie della propria epoca, in cui se non ci si sposava si stava insieme per forza, tra genitori e figlie spesso solo tra fratelli e sorelle.
E ognuno ripeteva il ruolo che era stato abbandonato.
Quindi la sorella maggiore faceva da madre, e spesso da padre, le altre succubi non si sposavano mai se non per un colpo di fortuna, e i fratelli, spesso unici, si ritagliavano un ruolo di eterni bambocci accuditi fino a sotto le lenzuola, per poi ribellarsi nell'unica forma possibile del tempo: andare a puttane!
Il libro è la consueta avventura di provincia in cui l'uomo ricopre il ruolo di colpevole di un qualsiasi crimine e o qualsiasi colpa, gettando a catafascio tutto il suo perbenismo e la sua ipocrisia sociale in modo inconsapevole e inutile.
Si sa, i protagonisti di Simenon sono in genere uomini deboli e un po' inutili, che un giorno perdono la testa e credono di riscattarsi con un gesto ignobile.
Qui è l'investimento, più o meno consapevole, di un bambino, di famiglia povera, ai margini di tutto e tutti.
Un uomo inutile, circondato dalle sorelle invadenti e uniche a sostenere il peso della famiglia, alla ricerca di un riscatto sociale e personale.
Libri tristi quelli di Simenon, quasi uguali a loro stessi, sempre monocordi.
Sempre affascinanti e incalzanti, fino a fare male.

Gli sdraiati

di Michele Serra - Feltrinelli

'È inutile che te la tiri, i tuoi figli sono più piccoli, perché leggi un libro che regola un rapporto tra padre e figlio ormai ventenne, o giù di lì'?
Beh, a parte che io leggo quello che voglio, senza il bisogno di sentirsi in colpa o la necessità di auto-
giustificarsi per le scelte editoriali che si fanno. E poi leggere è da sempre una scelta anarchica, che regola lo stato d'animo del momento, che aiuta quel giorno lì, quando scegli quel libro lì, piuttosto che un altro, che pensi che in quel momento lì sia perfetto.
Questo è un libro molto privato, molto familiare, molto intimo, molto personale. Non capisco perché Serra si sia mostrato così, 'nudo', al lettore raccontando se stesso e il suo rapporto con il figlio e mettendolo in piazza.
Ma tant'è.
La ricerca di fare insieme quella 'passeggiata' - così le chiamava mio padre le gite anche durissime in montagna - su quel monte e a quel passo, diventa la metafora dell'accredito del padre presso il figlio.
Il libro scorre meraviglioso, grazie soprattutto alla scrittura e allo stile di Serra che ogni volta incanta per semplicità e altezza.
Un modo di scrivere che non riesco neanche a fotografare, e non solo perché non sono un critico letterario ma solo un onnivoro cannibale bibliofilo, ma anche perché è di difficile catalogazione.
Comunque è fascino puro per gli occhi e per la mente questo libro.
Come direbbe qualsiasi critico letterario della domenica e anche del lunedì mattina, è un libro che ti prende per mano e ti conduce su è giù per la vita di padre fino al nirvana finale che un po' ti risolleva, ma che ti fa capire che, nel rapporto con i tuoi figli, non è mai finita e mai risolta.
Bellissimo.


 
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