venerdì 28 marzo 2014

John Lennon ricorda

di Jann S. Wenner - White Star

Dio ce l'ha dato e guai a chi ce lo tocca. E parlo di John Lennon. Ma questa intervista - che è di ormai 44 anni fa, denota tutta la sua vecchiezza e tutto il rancore del Fab Four appena dopo lo scioglimento verso gli altri, verso Paul.
Una sequela di 'insulti', di rancori, di cattiverie, di contraddizioni, di sogni, carezze alla sua compagna, di insicurezze, di odio, di amore...
C'è tutto John Lennon in questo libro, tutte le sue paranoie, e tutte le sue insicurezze.
Un uomo che ha fatto la storia della musica, che ha attraversato come un fulmine un secolo, che infatti proprio per questo è stato ammazzato come un cane dal solito pazzo che la società tanto bella e libera nord americana a rotazione riesce a partorire.
Siamo veramente poco dopo la fine del più famoso gruppo musicale di tutti i tempi, e i litigi sicuramente fanno da guida ideale alle labbra del musicista. E allora 'i Beatles' li ho fatti io' e le canzoni del gruppo - almeno molte - 'sono tutta merda', si alternano a momenti di grande affetto verso la sua nuova compagna, avversata in tutti i modi dagli altri appena comparsa.
Ma questa intervista è una meraviglia perché ci trascina all'interno di quel momento storico, all'interno del gruppo appena sciolto al sole, del momento politico internazionale, della cultura dell'epoca e della moda.
Una gioia per gli occhi. Un libro di storia. Leggetelo.

giovedì 27 marzo 2014

Il senso del dolore

di Maurizio de Giovanni - Einaudi

Sono circondato da gente che mi chiede "ma hai letto De Giovanni, eh? Ma l'Hai letto?". Che dovevo fare, alla fine l'ho letto.
Allora, mai letto prima un concentrato di psicopatologie in un solo uomo, come il commissario Ricciardi. Un uomo che, piuttosto che aggirarsi per i vicoli di Napoli alla ricerca di delinquenti e assassini, dovrebbe raccontarci, pagina per pagina, le sue sedute psicanalitiche, con la speranza che servano a qualcosa.
Le indagini di Ricciardi si divincolano nella capitale campana, nel ventennio di fosca memoria, ritmate da momentanee visioni di morti ammazzati che il solo funzionario di polizia vede.
Questo è il primo libro della serie, faticoso, appesantito da momenti onirici, da una misoginia paradossale, da una solitudine assordante.
Non so se mi piace o no, non so se continuerò la lettura della saga - che è già arrivata a cinque libri, credo - ma so di per certo che il fascino per questo autore è ai minimi termini.
E non mi ha fatto nulla...

lunedì 24 marzo 2014

Le tre minestre

di Andrea Vitali - Mondadori

Vi ricordate quando eravate piccoli e la mamma - almeno ai miei tempi - vi costringeva a mangiare la minestra 'così almeno mangi un po' di verdura che ti fa bene'?
Bene, cosa c'era di peggio?
Mangiare quella ministra quando era insipida e senza sapore, cosa che a casa mia capitava spesso.
Ecco questo libro è senza sapore, insipido, e anche un bel po' noioso.
Vitali è caduto nella trappola di parlare di sé e della sua vita, sull'onda del successo, e forse anche per fare un po' il verso al lessico familiare di più famosa memoria.
Ma ne viene fuori un noioso racconto di episodi e di rincorse parentali che, almeno a me, grande fan dello scrittore lacustre, hanno annoiato fino alla morte, fino al punto di saltare alcune parti e pagine, con sensi di colpa che non riuscirò a lavare neanche immergendomi nel fiume sacro tanto caro agli dei.
Che dire d'altro? Nulla.
Non è un caso che il libro non è editato da Garzanti ma da un altro editore, ora proprietario del social network su cui scrivo.
Un segno divino o di vino?

Le signorine di Concarneau

di Georges Simenon - Adelphi

Siamo in Francia, in Bretagna, vicino a Quimper, negli anni '30. Ma potremmo essere tranquillamente in una qualsiasi provincia italiana di qualsiasi regione.
Quante sorelle hanno sostituito il ruolo di madre nel confronto dei propri fratelli minori, rinunciando di fatto a crearsi una famiglia propria, oppure, molto più facilmente, nascondendosi dietro questo presunto obbligo.
Io ne conosco molte tra parenti e amici dei miei. Famiglie figlie della propria epoca, in cui se non ci si sposava si stava insieme per forza, tra genitori e figlie spesso solo tra fratelli e sorelle.
E ognuno ripeteva il ruolo che era stato abbandonato.
Quindi la sorella maggiore faceva da madre, e spesso da padre, le altre succubi non si sposavano mai se non per un colpo di fortuna, e i fratelli, spesso unici, si ritagliavano un ruolo di eterni bambocci accuditi fino a sotto le lenzuola, per poi ribellarsi nell'unica forma possibile del tempo: andare a puttane!
Il libro è la consueta avventura di provincia in cui l'uomo ricopre il ruolo di colpevole di un qualsiasi crimine e o qualsiasi colpa, gettando a catafascio tutto il suo perbenismo e la sua ipocrisia sociale in modo inconsapevole e inutile.
Si sa, i protagonisti di Simenon sono in genere uomini deboli e un po' inutili, che un giorno perdono la testa e credono di riscattarsi con un gesto ignobile.
Qui è l'investimento, più o meno consapevole, di un bambino, di famiglia povera, ai margini di tutto e tutti.
Un uomo inutile, circondato dalle sorelle invadenti e uniche a sostenere il peso della famiglia, alla ricerca di un riscatto sociale e personale.
Libri tristi quelli di Simenon, quasi uguali a loro stessi, sempre monocordi.
Sempre affascinanti e incalzanti, fino a fare male.

Gli sdraiati

di Michele Serra - Feltrinelli

'È inutile che te la tiri, i tuoi figli sono più piccoli, perché leggi un libro che regola un rapporto tra padre e figlio ormai ventenne, o giù di lì'?
Beh, a parte che io leggo quello che voglio, senza il bisogno di sentirsi in colpa o la necessità di auto-
giustificarsi per le scelte editoriali che si fanno. E poi leggere è da sempre una scelta anarchica, che regola lo stato d'animo del momento, che aiuta quel giorno lì, quando scegli quel libro lì, piuttosto che un altro, che pensi che in quel momento lì sia perfetto.
Questo è un libro molto privato, molto familiare, molto intimo, molto personale. Non capisco perché Serra si sia mostrato così, 'nudo', al lettore raccontando se stesso e il suo rapporto con il figlio e mettendolo in piazza.
Ma tant'è.
La ricerca di fare insieme quella 'passeggiata' - così le chiamava mio padre le gite anche durissime in montagna - su quel monte e a quel passo, diventa la metafora dell'accredito del padre presso il figlio.
Il libro scorre meraviglioso, grazie soprattutto alla scrittura e allo stile di Serra che ogni volta incanta per semplicità e altezza.
Un modo di scrivere che non riesco neanche a fotografare, e non solo perché non sono un critico letterario ma solo un onnivoro cannibale bibliofilo, ma anche perché è di difficile catalogazione.
Comunque è fascino puro per gli occhi e per la mente questo libro.
Come direbbe qualsiasi critico letterario della domenica e anche del lunedì mattina, è un libro che ti prende per mano e ti conduce su è giù per la vita di padre fino al nirvana finale che un po' ti risolleva, ma che ti fa capire che, nel rapporto con i tuoi figli, non è mai finita e mai risolta.
Bellissimo.


 
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