lunedì 12 dicembre 2016

Le cose cambiano

di Cathleen Schine - Mondadori

"Sono innamorato di te da sessantacinque anni" riprese Karl. "Sono sdolcinato, ma è vero. Non che abbia pensato a te ogni giorno. Non è stato così. Ma suppongo che si possa dire che c'è sempre stata una traccia di te. Una tua impronta sul mio cuore".

Sì, le cose cambiano e gli anni passano.
Un libro storto, difficile, duro da digerire.
Un libro pieno di antipatici e insostenibili richiami alla realtà, al tempo inesorabile che passa.
Un libro che ti travolge, che ti trascina in basso, fino a farti morire dentro.
Questo è il nuovo lavoro della Schine che, dopo averci abituato a storie d'amore e con liete fini, ci sbatte in faccia la dura legge della vita, che si consuma e che ci obbliga a invecchiare. E che ci obbliga a lasciare, a essere lasciati, che ci abitua all'abbandono, quello vero.
Ma è anche una storia di riscatto, di voglia di vivere, di non mollare solo perché le giunture fanno ormai male senza alcuna soluzione di continuità.
È un libro tosto, che ci dà molta tristezza ma un'infinita voglia di tenere duro, di non mollare mai, di vedere sempre, oltre l'orizzonte, un modo per continuare.
Un libro che è un inno all'amore, quello vero!, che è parte di noi.


venerdì 9 dicembre 2016

Due cuori a Parigi

di Caroline Vermalle - Feltrinelli

"E io...be', non ho molto da dire a parte che ho constatato quanto sapevo già: la vita non è un romanzo (...) In qualche modo devo dare un senso a questa storia, se non altro per poterci mettere una pietra sopra. Scrivere mi ha aiutato."
"...l'unico modo per non essere delusi è non aspettarsi niente. Accettare di perdersi. Credere che il cammino davanti a noi sia davvero quello giusto, anche se non si conoscono i nomi delle strade. Le cose accadono solo quando ci crediamo"

Menù di romanticismo all'ombra della Torre Eiffel. Con dessert.
Una storia un po' sconclusionata, almeno per l'idea di business che i protagonisti si inventano per portare in giro i turisti a Parigi.
Ma in fondo è solo un contorno, uno sfondo, per raccontarci una bellissima storia d'amore, nata e cresciuta - come spesso accade - sulle ceneri della precedente.
Se si è un po' romantici e facili al sogno è bello farsi portare per mano fino alla conclusione della storia, in cui i due protagonisti si ricercano, si ritrovano e forse riprendono insieme il percorso abbandonato.
La scrittura di questa bellissima autrice (veder la foto, prego, nella controcopertina) è dolce e gentile, ci porta in giro per la città con garbo e ci disegna un futuro ricco di speranze.
Ce la faremo? Sì, ce la faremo, anche grazie alla Vermalle.
Anche se, è ineluttabile, "la vita non è un romanzo".
Ma sta a noi farla diventare...


mercoledì 2 novembre 2016

La chimica della bellezza

di Piersandro Pallavicini - Feltrinelli

Foglioni, tazzo, mulo, birla...!! Gli insulti hanno una nuova vita in questo libro.
Io sono uno di quelli, Pallavicini mi perdoni, che quando gli dicono 'Chimica' rispondo secco:
- Non ci ho mai capito un'acca!
Peggio ancora con la fisica, ma è meglio stendere un velo, avendo fatto lo scientifico.
Ma questo libro ha un potere insindacabile. Ti fa avvicinare a quella scienza ostica con una delicatezza formidabile, facendola diventare, dopo il sesso, la cosa più seduttiva al mondo.
Questa è una storia che narra di scienza sì, ma racconta la voglia di scoprire, la voglia di sapere. È una storia di illusioni e di fortissime delusioni. È una storia di affetti e amicizie, ma anche di competizione all'ultimo sangue, di invidie e di tradimenti.
È una storia seria, mica paglia.
Il protagonista, dalle turbe sessuali mica da ridere, segue il centenario dei centenari chimici italiani in una congresso misterioso in Svizzera, facendo da chaperon, autista, dog sitter, ma anche da persona di fiducia, amico, figlio e chissà che altro.
È un libro che altalena la narrazione con pagine sublimi di storia della chimica, dialoghi al limite del comico con sofisticati voli pindarici tra gli elementi scientifici.
È un libro straordinario, incalzante, riflessivo e causticamente ironico.
È un libro che ci racconta la bellezza, non solo della chimica.
È tutt'altro, per dirla alla Pallavicini, che una 'mitragliata sui foglioni'.


Pallavicini, se me lo consente, è un genio, forse della chimica, ma sicuramente letterario.
Una volta finito ti senti pronto - almeno tu, lettore che non sei altro! - per ricevere il premio Nobel per la chimica e prontissimo per cominciare a giocare con il sesso con il telefono.
Tempo finito. Vado, perché mi devo iscrivere al corso di laurea di chimica inorganica (o era organica?) e a potenziare il mio abbonamento telefonico.

lunedì 24 ottobre 2016

Se domani farà bel tempo

di Luca Bianchini - Mondadori

Due libri in uno. Ma ne paghi uno solo.
Uno è insopportabile, irritante, fastidioso.
L’altro ti fa sognare, ti trasporta in una dimensione romantica, piena di emozioni, sospesa. E ti tiene attaccato alle pagine, con le catene, nell’attesa, e nella speranza, che tutto finisca bene.
Il finale ve lo leggete voi, non dico nulla, ma è sicuramente sospeso, insperato, insolito.
Questo è un libro generazionale. E io sono troppo vecchio per riuscire a entrare in queste dinamiche di fidanzati allo sbaraglio, di un mondo fatto di soldi infiniti, di droga e di superficialità allo stato puro.
Però ha un che di affascinante, seducente, proprio perché la seconda parte riesce, almeno in parte, a riscattare e a sopprimere il fastidio che si prova leggendo la prima.
Forse sono i colli toscani, forse è la vendemmia, forse è l’amore che sembra nascere, forse è l’odore di un finale che ti rimette in sesto, ma sicuramente il libro si riscatta pagina dopo pagina, allontanando lentamente quel senso di sgradevolezza, senz’altro voluta.

Bianchini comunque rimane sempre uno scrittore piacevole e capace, come pochi, di inchiodarti alle righe, senza possibilità di fuga.

martedì 11 ottobre 2016

"Una specie di bonus di cattiveria..."

"Dunque. Secondo me ogni essere umano ha un gesto crudele a disposizione. Una specie di bonus di cattiveria lecita e gratuita E ognuno prima o poi si gioca questa carta: chi lo fa da bambino, chi a settant'anni, chi ha trenta...ma lo fanno tutti, senza eccezione.
"E perché?"
"Perché vivere fa schifo. E se almeno una volta non ti vendichi del fatto di essere vivo, esci di testa. Persino Gesù ha fatto seccare un fico senza motivo. Com'era? Gesù e i suoi discepoli si svegliano e tornano in città. Lungo la strada, affamati, ecco un fico. Lui si avvicina ma trova solo foglie, nessun frutto. Quindi si arrabbia, lo maledice, e l'albero diventa un mucchio di rami rinsecchiti.
(...)
Il male che Martina ti ha fatto era il male che doveva fare. Si e' liberata del fardello."

(da Un solo paradiso, di Giorgio Fontana, Sellerio)

lunedì 3 ottobre 2016

Un solo paradiso

di Giorgio Fontana - Sellerio

Dopo la sofferenza non può non esserci speranza. Altrimenti nulla ha senso.
È un libro oscuro, tetro, che trasuda dolore, abbandono, quasi follia.
L'amore, si sa - e chi non lo sa semplicemente mente a se stesso -, ha un timer, una scadenza. A volte il timer non suona e quindi nessuno se ne accorge, ma in fondo sempre ha un suo inizio e una sua fine. Ineluttabile. Tombale.
Ma la speranza di raccattarsi dopo l'abbandono, la certezza che comunque ognuno possa ricostruirsi e, se proprio vuole, cercare e trovare la prossima avventura, beh, quella non può scomparire.
Questa fatica di Giorgio Fontana è un pugno allo stomaco, una coltellata nel cuore, una sequela di messaggi senza alcuna speranza.
Il protagonista incontra al bar un vecchio amico della cerchia più ristretta del passato. Dimesso, triste, fisicamente provato.
E lui, sollecitato dall'io narrante, comincia a raccontare, senza fine.
Dopo aver trovato l'amore, spiega, lo perde e il mondo crolla.
E la storia ci racconta come un uomo, adulto, istruito, con un impiego e con una storia alle spalle, con amici, con una passione forte per la tromba, possa intraprendere un percorso di dolore autentico che lo porta all'autodistruzione, alla miseria, fisica e intellettuale.
Ogni tanto, nel racconto, qualcuno ci prova a scuoterlo, ma senza alcun risultato.
La tristezza di queste pagine è assoluta, ognuno si riconosce paragonando le proprie pochezze e le proprie disperazioni vissute e la mancanza di una luce in fondo al tunnel si fa sentire ogni pagina macinata e digerita. Si strizzano gli occhi in continuazione se si riesce a vederla, quella maledetta luce, ma non c'è alcuna possibilità: non c'è.
Vorrei chiedere all'autore solo una cosa: ma perché non lasciare aperta qualche porta? Perché buttarci in faccia tutta questa realtà senza la possibilità, almeno virtuale, di un riscatto?
Perché non si può trovare un altro paradiso?
Si chiude l'ultima pagina con il cuore che piange, con la fronte sudata e con la voglia di abbracciare qualcuno, di sentire un po' di calore umano. E anche con un po' di sollievo.
Teniamoci in contatto...

domenica 2 ottobre 2016

"Da un momento all'altro la vita può cambiare.

E' una cosa risaputa ma che preferiamo fingere di ignorare. Bastano e avanzano le preoccupazioni di tutti i giorni. Se ci lasciassimo avvilire anche dal pensiero di ciò che potrebbe capitarci all'improvviso saremmo sempre in preda all'ansia. Eppure, l'idea che tutto quello che sembra sicuro e solido possa svanire da un momento all'altro è un concetto che dà una certa ebbrezza. Conviviamo con questo sottile presentimento che ci ronza in testa come una zanzara, ma preferiamo affidarci all'illusorio convincimento che la vita dispensi giorni e serate tutti uguali, preferiamo che la nostra esistenza sia un fiume tranquillo e prevedibile. Quando sentiamo parlare di qualche incidente, ci afferriamo alla convinzione che a noi non potrà mai accadere nulla di simile. Ma in realtà, chi siamo noi per esserne sicuri?

L'incipit di 'L'intenso calore della luna', Gioconda Belli, Feltrinelli.

mercoledì 28 settembre 2016

L'intenso calore della luna

di Gioconda Belli - Feltrinelli

Poi ognuno la pensa come vuole, ma questo libro è un capolavoro. Straordinario.
Gioconda Belli, autrice nicaraguense, attiva nella rivoluzione sandinista contro Somoza ormai fallita e defunta, ci prende per mano e ci trascina - soprattutto a noi maschietti - in un viaggio all'interno dei sentimenti più nascosti delle donne e della loro sessualità.
Partendo dalla protagonista, donna matura sui cinquanta, alle prese con l'arrivo della menopausa.
Tema che personalmente conosco poco per esperienza indiretta e soprattutto per sesso.
Emma è una donna ricca in un paese (anche se il luogo è immaginario) dove ogni utopia e ogni tentativo di costruire una società 'diversa' non hanno portato a nulla e anzi hanno accentuato le differenze tra i pochi ricchi di potere e la massa povera che cerca di sbarcare il lunario ogni giorno.
L'arrivo della menopausa e un incidente automobilistico sconvolge la vita della protagonista, la mette di fronte alle realtà - personale e sociale - le fa comprendere tutte le contraddizioni che abilmente sono state costruite intorno all'arrivo di quell'evoluzione fisica che tocca, prima o poi, a tutte le donne. E si ribella e trova la sua nuova strada nel mondo.

Il libro è un percorso interiore affascinante, complesso, fatto di sesso al di fuori del matrimonio, di conquista di una nuova consapevolezza. È un meraviglioso viaggio dentro se stessa per raccontare alle altre e agli altri la verità.
Gli uomini hanno un loro ruolo importante, ma sono figure che in fondo risultano comprimarie, di contorno. E l'autrice brilla sopra tutte le donne che ci regalano libri, ha un'insolita capacità, una grande sensibilità e un'infinita eleganza di non scagliarsi in modo frontale contro il genere maschile (sicuramente colpevole, sempre, e di tutto...) in modo sguaiato. Li addita come responsabili senza chiedere vendetta.
Il tutto contornato, condito e confortato da uno stile sobrio, con un uso efficace del tempo presente, centellinando gli inutili e lunghi dialoghi che spesso compaiono nei libri più 'intimi'.
È un libro impegnativo, ci vuole forza.
E apre gli occhi, facendoli talvolta inumidire.
È un libro che lascia il segno. E non è da tutti.

giovedì 22 settembre 2016

La felicita' delle piccole cose

di Caroline Vermalle - Feltrinelli

I libri della Vermalle sono un viaggio tra il fascino della leggerezza e il percorso tortuoso, a volte contorto, che l'autrice impone alle proprie storie.
Con un assioma assoluto e inconfutabile. La Vermalle e' una delle piu' straordinarie scrittrici di finali.
Anche questa volta la storia non fila liscia, ha troppe finestre, ha troppi rimandi, non si mette a disposizione del lettore, che spesso deve riprendere, tornare indietro, rileggere, manco fosse un saggio di filosofia.
Anche se il libro e' godibilissimo, intendiamoci.
Ma tutta questa 'fatica' si risolve, come in una gita faticosa in montagna, arrivando alla meta. Il finale e' sublime, il messaggio formidabile. E dopo tutta la fatica per arrivare in fondo ci si sente meglio, sollevati, come se fossimo veramente arrivati in cima.
Questa e' una storia fatta di legami padre/figlio mai nati, di abbandono, di amore per l'arte migliore, di amore e di ricerca, anche dentro se stessi.
Il freddo inverno parigino fa da contorno, anzi da abbraccio a tutta la vicenda, scaldando i cuori e riempendo le menti.


giovedì 15 settembre 2016

Mrs Bridge

di Evan S. Connell - Einaudi
Il racconto divertito e leggero della vita di una donna degli anni '50, che si tramuta lentamente ma inesorabilmente nel racconto di una solitudine e di un fallimento. Anche per questo libro continuo a essere felice, nonostante tutto, di essere un uomo.
Sembra un racconto leggero, con una struttura narrativa quasi giornalistica, una scrittura talvolta scanzonata che assorbe una dosa di ironia non comune.
E passano sotto i riflettori i personaggi, le famiglie, i figli, il marito, ma anche gli amici o presunti tali, i benpensanti irrigiditi.
Ma a poco a poco questo strano diario lascia il posto prima a una sottile delusione e poi, in modo dirompente, a una tristezza e a una solitudine infinite.
Certo di Stoner ce n'è uno solo ( e per fortuna) ma questo libro gli si avvicina prepotentemente lasciando, in fondo al tunnel, intravedere anche il profilo di Simenon, con i suoi racconti e i suoi romanza privi di speranza.
Un brivido lungo la schiena, ecco cosa viene nel chiudere quell'ultima pagina, se possibile, ancora più insopportabile.
C'è bisogno ora, per non cadere nel baratro, di qualcosa con più leggerezza, con una luce in fondo al tunnel. Almeno per illuminare qualcosa di più gioioso.

mercoledì 7 settembre 2016

L'altro capo del filo

di Andrea Camilleri - Sellerio

La storia 'gialla' traballa un po', ma tutto si fa godere.
I migranti arrivano a Vigata a frotte, il commissariato è cooptato un giorno sì e l'altro pure per intervenire di notte a regolare l'afflusso dei disperati alla ricerca di una vita dignitosa.
Montalbano pure, nel suo ruolo, ma soprattutto lo vediamo sconvolto per il coinvolgimento emotivo che richiede.
La storia dell'omicidio in sartoria ha un che di zoppicante, tirata un po' per i capelli, costruitasi su un asse Sicilia-Friuli che in effetti alla fine non sta molto in piedi.
Ma come ripeto sempre più spesso, e non solo per le indagini di Montalbano, la storia criminale e quindi della relativa attività investigativa sono ormai solo un pretesto per raccontarci il nostro oggi, la solitudine dell'uomo in un mondo sempre più cupo e triste e la sconfitta del maschio nella società che lui stesso ha costruito con tenacia in migliaia di anni.
La tristezza poi viene al lettore, nelle pagine conclusive, dove l'autore ci fa sapere che ormai ha perso l'uso della vista e che quindi deve avvalersi dell'aiuto fattivo dei suoi collaboratori per concludere i nuovi lavori. E che ringrazia nelle note finali.
Il tempo che passa è l'unica cosa sul quale la nostra presunzione umana nulla può.

martedì 6 settembre 2016

"Un giorno morirai e, credimi, sarà sempre troppo presto...

... Non perdere tempo. Amala, per la miseria e diglielo. Dille che accanto a lei ti sentivi stupido, ma anche uomo. Che non te ne frega niente di fare l'eroe. Dille che, quando la vedi, ti sembra di aver trovato la parte di te che ti mancava e che quando c'è lei sei più forte. Dille che hai scoperto la tua strada, che il tuo destino è amarla con tutto il cuore. Non smettere mai di dirglielo, Antoine. Anche se ti sembra sciocco, falla commuovere ogni mattina e ogni sera. Perché un amore come questo è raro e non dura in eterno."

da "Due biglietti per la felicità" di Carlone Vermalle, Feltrinelli.

lunedì 29 agosto 2016

Due biglietti per la felicità

di Caroline Vermalle - Feltrinelli

Bisogna saper raccontare le storie d'amore. Sennò diventa tutto una melassa appiccicosa.
Caroline Vermalle - è il suo primo libro che leggo - in questa fatica ci riesce, condendo il tutto con una buona dose di surreale fantasia unita alla denuncia contro il dio denaro e il business a tutti i costi.
È una buona storia questa che parla di musica, di talento, di infelicità, di voglia di realizzarsi, di amore che viene da lontano, di lotta contro il più prepotente, di amore verso il cinema (quello vero!), di amicizia oltre la morte, di comparsate di fantasmi alla ricerca di se stessi, di missioni da compiere e di lieto fine, a tutto tondo.
Lo stile dell'autrice è strano, a volte rude, a volte morbido, in una sorta di saliscendi narrativo che tiene attaccato il lettore alle pagine.
Poco da dire, le donne scrivono meglio, sanno conquistare il lettore senza la necessità di vendersi in continuazione, come in genere fanno gli uomini.
Unica, azzardo, critica è il finale, un po' condito via, tolto di mezzo come se fosse un'ingombrante necessità.
Ma forse è solo una mia sensazione.

lunedì 22 agosto 2016

Numero undici

di Jonathan Coe - Feltrinelli

Ecco, il ritorno di Coe, il seguito alla Famiglia Winshaw..., ma dove?
Io proprio questo libro non l'ho capito né apprezzato e tanto meno gustato.
E pensare che dopo tanti giri e rigiri attendevo con ansia 'il ritorno di Coe' agli antichi libri fatti di denuncia sociale e di raffinata psicologia dei singoli personaggi e della disgregazione della famiglia.
Ma qui non c'è nulla di quanto strombazzato nelle critiche e negli articoli di lancio del libro.
O forse non ci vedo io quello che è evidente a tutti.
Qui si passa dalle paranoie di due ragazzine alla follia di una vecchia con strane carte da gioco, dalla gambe di legno che nascono dal nulla a orribili ragni che chiudono una storia senza capo né coda.
Iniziato, mollato lì, ripreso e rimollato, per poi finirlo con uno sforzo titanico perché i libri non si lasciano mai per strada -
dietro ogni nuova pagina ci può essere un mondo che se non leggi ti perdi.
Ma io dietro alle nuove pagine non ci ho trovato nulla, ma nulla nulla nulla.
Visto il successo di vendita e di critica del libro, visto il nome dell'autore, sono certo che il problema sono io. Oppure l'ho letto nel momento sbagliato.
Ma non sono sicuro al cento per cento...
Non riesco ad aggiungere altro, tanta è la delusione.

martedì 26 luglio 2016

La lettrice scomparsa

di Fabio Stassi - Sellerio

Magnifico esercizio di incrocio tra ricerca della felicità, psicoterapia e letteratura. Ecco a voi la biblioterapia!
La nuova fatica - e deve essere stata proprio una fatica!! - di Fabio Stassi, agli amanti del bel leggere, fa venire l'acquolina in bocca.
Vivere elargendo terapie psicologiche grazie a consigli di letture è quanto di più affascinante e seducente che si possa proporre a chi, della lettura, fa parte integrante della propria vita.
Se poi si pensa che i clienti, per il protagonista maschio, sono tutte donne, alcune anche affascinanti, e allora la ricerca della felicità ha trovato la sua strada per realizzarsi.
Vince, il protagonista, si barcamena con grandi difficoltà in verità, e si fa pure inguaiare in una presunta indagine per la scomparsa di una sua vicina di casa, cliente stabile della libreria che anche lui frequenta.
La vicenda, a dire il vero, è un po' contorta, ma la parte straordinaria del libro sono quegli incontri con le clienti che il consulente biblioterapeuta ospita nel suo studio/casa e a cui consiglia letture per risolvere il problema, o la turba mentale, che emerge nel consulto.
È tutto un andare e venire dallo studio, tra libri, dischi del passato francofono, cani scodinzolanti e un mistero che si infittisce fino all'insolita soluzione. 
Alcune pagine sono pesanti, difficili, ostiche.
Ma il libro è una grande opera di amore per la lettura e per la scrittura. E per le donne.


lunedì 18 luglio 2016

Stoner

di John Williams - Fazi

Avete presente cosa significano e cosa portano la tristezza e la solitudine, quelle vere, senza se e senza ma? Ecco, bravi.
Se invece non ne avete idea, se pensate che in fondo la tristezza sia un sentimento dalla facile risoluzione e che la solitudine si combatta scendendo in una piazza affollata , ecco, questo libro fa per voi. Nel senso che vi farà cambiare idea con una velocità e con una violenza veramente formidabili.
Leggere 'Stoner' è un po' come aprire un libro di Simenon. Si casca, rotolando e senza alcuna possibilità di appendersi a qualche appiglio di fortuna, in un mondo in cui il proprio ruolo nel mondo è stabilito da un ineluttabile destino che non può che essere subito, dove non è 'possibile' ribellarsi, sterzare a destra o sinistra, fermarsi, correre.
Stoner, dopo la decisione iniziale di scappare letteralmente da un suo futuro da contadino poverissimo al soldo del proprio padre, intraprende un percorso di vita che lo vede quasi sempre perdente, che lo fotografa inerte di fronte ai fatti e alle persone che gli stanno intorno.
Le parole, il clima, la narrativa e il ritmo sono profondamente tristi, incapaci di scuotere il protagonista. Tutto è intriso di abbandono, di trascinato senso della solitudine, di infinita sconfitta.
Si ha un momento di sollievo nel finirlo, si cerca subito con gli occhi qualcosa di bello, di amorevole, di sorridente.
Ci si vuole scuotere di dosso tutto questo peso che opprime la mente e schiaccia il cuore.
Finalmente libero, di corsa verso una bella risata ristoratrice!

mercoledì 13 luglio 2016

Troppa nebbia nel cuore

di Tiziano Marelli - Edizioni Deste

Un viaggio nella memoria, nel passato, intimo, per rinascere.
Tiziano ci racconta la storia di suo padre, di sua madre, del faticoso rapporto con la sorella, del suo passato incrociato con la voglia di futuro, del suo presente. Tiziano ci porta per mano nella Milano nebbiosa e piena di fascino e di voglia di cambiare degli anni '70. Tiziano ci ubriaca di dolci racconti familiari e di sottili sofferenze per farci risvegliare, appena può, con formidabili messaggi di speranza.
Il libro è un racconto, direi travolgente, di come una famiglia - tradizionale, dignitosa, classica - possa rivelare segreti sommersi, impensabili, che una volta venuti a galla possono sconvolgere la vita di chiunque.
Il libro è arrembante, soprattutto nella prima parte quando l'autore rivela al lettore, ma soprattutto a se stesso, un padre dalla vita parallela e segreta, un mondo fantastico di apparizioni e rivelazioni e l'esistenza, imprevista, sulla scena familiare, di un fratello venuto da chissà quale storia.
Tutto vero, tutto vero, tutto straordinariamente surreale nella sua realtà.
E il lettore si mette comodo leggendo queste storie, si sistema meglio sulla poltrona preferita e piano piano comincia a fare paralleli con la propria vita, cercando segnali analoghi nella propria esperienza quotidiana, scavando nelle date per capire se qualcosa di simile è capitato anche a lui.
Chi non ha domande sul passato a cui è difficile, se non impossibile, dare risposte?
Come si diceva un tempo, leggete e fate leggere 'Troppa nebbia nel cuore'.
Fa bene alla testa, ma soprattutto aiuta a disperdere - almeno un po' - la nebbia con cui ogni cuore deve convivere.

venerdì 1 luglio 2016

La battaglia navale

di Marco Malvaldi - Sellerio

"Mmmm" è il verso che accompagna di solito la smorfia che si fa quando si storce il naso. Ed è proprio il verso che ho fatto più volte durante la lettura di questa ultima fatica di Malvaldi al bar di Pineta, Toscanashire. E che ho fatto soprattutto chiudendo l'ultima pagina.
Intendiamoci, Malvaldi è un signore della narrativa, un autore ironico e anche un po' caustico e le sue pagine sono strade su cui si guida con grande facilità.
Ma questa storia, forse anche con qualche origine nella realtà, sta poco in piedi. O meglio, questo è il mio umile parere, non era sufficiente per costruire intorno un lungo racconto come questo. Ha un po' di sapore ma poca sostanza, non è nutriente.
È la storia di un presunto assassinio, di badanti ucraine, della loro comunità, di una famiglia ricca e potente che cerca, in tutti i modi, di proteggersi di fronte ad alcuni fatti che mettono a repentaglio la sua onorabilità.
Non so come la pensino tutti altri appassionati lettori di Malvaldi come me, ma ho la sensazione che i vecchietti comincino a tirare gli ultimi - narrativamente parlando - appesantendo molto la storia. Come se l'autore fosse costretto a farceli stare dentro, nonostante si renda conto che hanno fatto il loro tempo.
Poi, soprattutto nelle narrazioni seriali, ci sono storie che riescono meglio e altre meno, e quindi tutto si risolverà con il prossimo appuntamento che permetterà, almeno a me, di tornare entusiasta e e appassionato fan di Malvaldi.


martedì 28 giugno 2016

Dimmi che credi al destino

di Luca Bianchini - Mondadori

Io voglio teorizzare, meglio, fondare un partito della leggerezza. L'importante che sia una leggerezza elegante e non cialtrona. Con Bianchini segretario.
Un partito è una cosa seria, anche se è della Leggerezza. Perché la leggerezza, oggi, è uno degli strumenti che ci permette di andare avanti.
Ora, questo libro ha embedded la leggerezza, che non significa spensieratezza e una narrativa al di fuori della realtà. Forse l'unica cosa al di fuori della realtà - ma Bianchini come poteva prevedere? - è una libreria italiana a Londra ora che la Brexit si è concretizzata e tutto quello che non sarà british doc da oggi in poi avrà qualche difficoltà a esistere.
Ma la storia è affascinante, per una volta con una protagonista che ha 'una certa età', e non la solita giovane aitante e bella come il sole che si muove con sicurezza nel mondo.
La cosa che più rilassa il lettore è quell'ambiente morbido e rassicurante della via, con il barbiere, i clienti, la panchina con l'anziano signore che fa da consulente affettivo alla donna protagonista con qualche difficoltà di cuore di troppo.
È una bellissima storia di affetti e amicizie, che fa star ben mentre la si legge, che fa storcere il naso quando termina, ma che aiuta il lettore a scegliere il prossimo libro con la speranza di ricascare nelle stesse atmosfere.
Adoro questi libri, Bianchini for president e avanti così.

lunedì 20 giugno 2016

Mi chiamo Lucy Barton

di Elizabeth Stroud - Einaudi

Ci sono due cose da dire su questo libro. Due cose distinte. Anche se a un Pulitzer ci si deve accostare con umiltà e discrezione.
Prima cosa. L’attrice scrive benissimo. Ha la capacità di entrare e uscire dalla storia, saltare, cadere anche, riprendersi e rilanciarsi - narrativamente parlando - con una facilità e una scorrevolezza (così si diceva a scuola) non comuni. E il suo successo, anche dal punto di vista commerciale, lo dimostra.
In particolare i dialoghi si dimostrano perfettamente incastrati tra loro, si inseguono come in un balletto classico, con tempi e modi perfettamente sincronizzati. Un piacere.
La seconda cosa. Il libro è noioso. Sembra una contraddizione, ma anche una storia noiosa, che si parla addosso, può essere scritta in modo sublime. Proprio come in questo caso.
Forse bisogna aver vissuto, da donna, il rapporto con la propria madre, forse bisogna passare cionque giorni di autocoscienza in ospedale con lei, forse bisogna avere la capacità di traslare ogni parola nel personale vissuto, forse bisogna chissà che altro essere, ma è decisamente è stata una lettura che mi sono imposto di concludere in onore di una deontologia del lettore - tutta personale, intendiamoci! - che non si deve mai mollare la presa, perché magari, voltando pagina, si rivela chissà quale mondo che, gettando il libro alle ortiche, potresti perderti.

Non mi è piaciuto e punto. E non mi voglio sentire in colpa.

giovedì 16 giugno 2016

La pioggia fa sul serio

di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli  - Mondadori

Lunga e diritta correva la strada, ma qui è tutta strada di montagna, con un sacco di curve, tra l’altro sotto un’acqua porca.
Le meravigliose atmosfere dell’appenino tosco-emiliano, l’aria sottile, le tranquille vite del paesino di montagna, il buon vino che accompagna di buon diritto meravigliose libagioni, non sono detrattori sufficienti per evitare invidie, rivalità e sete di denaro a tutti i costi. E quindi sparizioni, omicidi, appostamenti, amori che cercano di decollare, affreschi forse di valore.

Ha tutti gli ingredienti del buon vecchio giallo di provincia, l’ultima fatica del due Guccini/Macchiavelli, e risponde alle aspettative.
A volte risulta un po’ contorto , i personaggi un po’ invadenti, e la storia un po’ poco oliata.
Ma non è, a quanto dicono i più, un gialletto da spiaggia per passare qualche ora senza pensare troppo, magari orrore!, sotto l'ombrellone. È una fatica letteraria che mette al centro la psicologia dei personaggi, lancia qualche messaggio di natura sociale e ambientalista, rilancia la bellezza della provincia e delle montagne e, quando ne ha voglia, ti fa sorridere, non prendendosi elegantemente troppo sul serio.

Mica tutti i libri lo fanno, eh? 
Leggere, mi raccomando.

mercoledì 15 giugno 2016

Quattro tazze di tempesta

di Federica Brunini - Feltrinelli

Uomini, tazze di the, sole, compleanni...ma soprattutto donne!
Le donne hanno questa capacità di scrivere di se stesse, in genere di scriverne bene, senza dimenticare però severità e una sorta di innata ‘cattiveria’.
Il libro è un viaggio interiore che la protagonista, in perenne lutto per la morte dell’amore della sua vita, intraprende grazie anche - ma non solo - alla visita delle sue amiche del cuore in occasione del suo compleanno.
Quattro donne, quattro amiche, quattro storie un tempo comuni, che in questo soggiorno si rivelano ormai lontane, diverse, contrapposte, fino al litigio. 
Come sempre, gli uomini sono in sottofondo, a volte grotteschi, a volte bastardi, a volte dolci chimere irraggiungibili, a volte - sempre più spesso ahimè - assolutamente e inequivocabilmente inutili.
Leggo in giro commenti sul libro che lo definiscono banale, malinconico.
Non è così, ha una sua profondità e aiuta, almeno noi maschietti ormai assoluti comprimari, a capire un po’ il complesso mondo femminile.

Io amo questi ambienti defilati e lontani che ci fanno vivere in pieno, senza distrazioni, situazioni e storie di persone, di amori, di vite reali.

sabato 11 giugno 2016

Gli sbafatori

di Camilla Baresani - Mondadori

Questo libro naviga, a volte in acque un po' torbide, a volte in acque placide. Anche troppo. Ma alla fine, forse causa il troppo cibo, si ha qualche giramento di testa e un senso di pesantezza.
Intendiamoci la Baresani, per quel che ho letto io, scrive in modo straordinario, anzi di più.
Si percepisce, dietro ogni riga, una formidabile facilità, una semplicità, una fluidità invidiabili.
Ma questa storia, fatta di ostriche, scopate altisonanti e di arrampicatori al limite della decenza, è pruriginosa, un po' ambigua (forse volutamente), e anche un po' seriale, sempre uguale a se stessa.
Gli sbafatoriNon che voglia fare il moralista a tutti i costi, ma di fronte a questo scenario un po' squallido e patetico e ridicolo, il messaggio non c'è, la presa di posizione dell'autore non c'è e si rimane lì con la faccia da scemi.
Non si capisce da che parte stia l'autrice, o meglio, la protagonista, che manifesta proprio all'ultima riga tutto il suo disgusto, ma lo fa solo a 'successo' ottenuto. E il disgusto, dei due principali attori della narrazione, è reciproco.

Questo mondo lo conosco, molto bene, ed è fatto di improvvisati arrivisti, ma anche di gente competente che si costruisce la propria credibilità attraverso professionalità, indipendenza e serietà. Non è tutto così!
Chi vuole imparare a scrivere, chi vuole avere qualche indicazione su come districarsi tra righe, carta, pagine vuote e storie impossibili, trova un alleato mirabile nella Baresani

giovedì 9 giugno 2016

Le mele di Kafka

di Andrea Vitali - Garzanti

Vitali è sempre fenomenale. Sia nella creazione di storie al limite del surreale, sia per i contesti e gli ambienti, sia per i personaggi, sia per i loro nomi propri, vere chicche in ricordo di un mondo che non c'è più. Ma questa volta c'è un ma.
Le bocce, le mele, i funerali, il passato che ritorna, le gite, i pullman e l'ineffabile e onnipresente sciur curato che tutto guida e tutto maneggia, aiutato e imbeccato dall'impareggiabile perpetua. C'è tutto in questo in questa nuova storia lacustre, questa volta ambientata alla fine degli anni '50.
È l'ennesimo racconto che ci mostra l'Italietta di quegli anni, un po' bigotta e molto beghina, solidale e chiusa a riccio, ignorante ma buona e seria lavoratrice.
Ma questa volta, come dicevo, c'è un ma.
È come se Vitali si fosse trovato senza carta, o con la penna senza inchiostro. Oppure, per darci una ventata innovativa, come se al computer di lavoro, improvvisamente fosse mancata la luce, e lo scrittore non avesse più alcun modo di continuare.
Oppure, più banalmente, l'autore si è semplicemente stufato di tuta quella gente e l'ha piantata lì.
Il finale, ecco.
Mozzato lì, lasciato alla libera interpretazione, o meglio alla libera immaginazione.
Sicuramente una scelta, ma io alla fine ho girato l'ultima pagina convinto che ce ne sarebbero state altre, e invece sono rimasto lì come un baluba.
Secondo me manca qualcosa...

mercoledì 8 giugno 2016

Montecristo

di Martin Suter - Sellerio

Suter torna tra noi non con il suo fido Von Allmen e il torbido mondo dell'arte che lo circonda, ma con una storia più adatta alla realtà svizzera, uno scandalo finanziario.
È una storia nera, fatta di morti (omicidi?), falsi denari e cricche massoniche al potere sopra tutti e sopra tutto.
È una storia senza speranza, che non solo lascia l'amaro in fondo, ma che ci sbatte in faccia la durissima realtà di un mondo parallelo che governa a favore di se stesso e del 'sistema'.
Non so quanto di fantapolitico ci sia in queste pagine, vorrei tanto, almeno per dormire un po' più sereno la notte, ma non ci credo molto.
Un videoreporter giornalistico freelance trova, ahimè per lui, due banconote da 100 franchi con il numero di serie identico. E nessuna delle due è falsa.
Da questo piccolo fatto di cronaca pseudo-finanziario, si scatena una vera e propria corsa per eliminarlo, per comprarlo, per tacerlo, visto che la causa di questa 'omonimia numerica' non è un errore ma un gesto consapevole e pensato.
E poi la banca centrale svizzera, la zecca elvetica, un club molto speciale, l'amore di una donna, la morte di un amico, fino al finale, appunto amarissimo, inaspettato, e soprattutto senza alcuna speranza.
Il tutto condito da un progetto per un film su Montecristo, sogno del protagonista, che diventa merce di scambio.
Suter anche questa volta si supera, sia nella narrazione, sia nella precisione della storia, sia nella psicologia e nella fattezza dei personaggi.
Alzarsi, andare in libreria e comprare, subito!
 
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