sabato 22 dicembre 2012

Per sempre tuo

di Daniel Glattauer - Feltrinelli

Sono vaccinato; ho letto molto; sono pronto più o meno a tutto. Ma questo libro dell'autore austriaco mi ha trascinato in uno stato d'ansia e di angoscia che poche volte ho dovuto fronteggiare.
Non vedevo l'ora di finirlo. Lo confesso, ho saltato alcune parti per arrivare al sodo, per potermi liberare di queste pagine, per poter chiudere la quarta di copertina, riporlo nella libreria e scordarmelo per sempre.
È una storia di un'ossessione, di una paranoia mascherata da amore verso una donna. È la fotografia letteraria di una psicopatologia umana che ha come scopo solo trascinare altre persone nel proprio inferno.
È il crescendo - forse affascinante per chi apprezza storie del genere - che inquieta.
Un incontro, un casco di banane, una storia d'amore con ottimi presupposti, una follia che cresce in mezzo ai due protagonisti, una schizofrenia torbida che avvolge lei, voci e campanelli nel buio, la pazzia che sembra prendere il sopravvento, il colpo di coda, direi, geniale!, il lieto finale.
Un angoscia continua, una costante scarica adrenalinica al lettore, un senso di abbandono forte.
No, non fanno per me questi libri, soprattutto in questo periodo.
Da voler fuggire, letteralmente, lontani mille miglia.

Regalo di nozze

di Andrea Vitali - Garzanti

Un volo nel tempo con Vitali è un'esperienza sempre affascinante. Anche se il velivolo, in questo caso, è solo una bianca e semplice 600.
Non è tra le più brillanti questa prova dello scrittore del lago, anzi, è uno di quelli meno riusciti, almeno ai  miei occhi.
La storia è un po' stanca, è un continuo feedback, un costante voltarsi al passato, per cercare, come spesso accade, di comprendere il presente.
Un presente che ha al centro un giovane in odore di matrimonio, con una madre vedova in odore di solitudine e una 600 bianca in odore di ritornare al mondo.
E un passato che vede lo zio Pinuccio, gagà d'altri tempi, spiantato e alla continua ricerca di un'avventura, che riemerge tra i flutti lacustri nostrani.
Ma la storia manca di ironia, manca di quel sottile sense of humor, di quella voglia di guardare tutto con un sottile sorriso sulle labbra, anche se sempre con grande rispetto.
La storia inizia, si arrotola, si divide, si sviluppa, ma sembra quasi non finire.
L'ultima pagina si chiude in modo amaro, lasciando un senso di manchevolezza.
Insomma, la produzione di Vitali è intensa, continua, immensa direi.
Non tutte le opere possono essere all'altezza della sua fama.
 
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