martedì 10 aprile 2012

La forza del destino

di Marco Vichi - Guanda


Questo libro è bellissimo, onirico, straordinariamente appassionante. Provare per credere.
Vi dovete rassegnare. Ormai la letteratura gialla è scrittura di pregio, spesso altissima, esclusiva.
E gli snob, poverini, si fottano!
L’ultima impresa dell’ormai ex- commissario Bordelli, nella Firenze anni ’60, è la perfetta sintesi tra un passato ingombrante, la nuova vita ‘contadina’ del commissario fuggito dalla polizia, e la giustizia, quella vera.
Per poterlo leggere, questo libro, è necessario o aver letto quello precedente - tutto nasce da lì - oppure dotarsi di un un buon riassunto che tracci i contorni della storia, orribile, che era da portante narrativa.
Un’orribile storia di violenza su un bambino, a opera di quattro ignobili essere dalle diverse posizioni sociali.
In questo ultimo libro Bordelli, stomacato da quanto successo in passato, si è dimesso, deciso a farla finita con le sofferenze e gli orrori di un mondo sempre più violento, orribile e  inaccettabile. Si ritira in un casolare in campagna, da dove, però, ha l’occasione della sua vita per fare giustizia, almeno la sua.
Il libro ha un’aria melanconica, rinuncia al giallo puro tradizionale e affronta una serie di storie in contemporanea che trascinano l’ex-commissario, forse controvoglia, nel mondo che ha appena abbandonato.
È bellissima la figura di questo uomo, disilluso e arrabbiato, che si ritrova ad affrontare una crisi violenta, sia professionale sia personale, che lo porta a scelte estreme, al limite, oltre il limite.
Ed è bellissimo lo scenario, selvaggio e composito, in cui l’uomo si aggira, tutti i giorni, come un segugio, alla ricerca di verità e di sentenze.
Gli anni ’60, affascinanti anche nei suoi falsi miti, fanno da contorno. 
Adoro Vichi, anche se sono sposato con figli.

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