martedì 26 luglio 2011

La leggenda del morto contento

di Andrea Vitali - Garzanti

Vitali si sta immalinconendo, oppure semplicemente cambia clima, non meteorologico, della sua Bellano. Provare per credere.
Con questa fatica si catapulta improvvisamente, e ci porta con sé, negli anni immediatamente precedenti all'unità d'Italia, con ancora gli austriaci che la fanno da padrone nel nord italico.
Una storia di acqua, morti, tristezze, meschinità di paese, abbandoni e infinite malinconie.
Il libro non è brioso, divertente, ironico come gli altri.
Non so se sarà una tendenza anche nei prossimi scritti del medico lacustre, ma con questa opera Vitali si avvicina al Simenon romanziere (non a quello di Maigret, intendo).
La vicenda triste e malinconica del protagonista, la sua arrendevolezza, la sua inadeguatezza al mondo, la sua voglia di solitudine, di silenzio e di marginalità sociale, lo avvicinano moltissimo agli eroi simenoniani che Adelphi puntualmente sta pubblicando.
Lepido, il protagonista 'negativo' del libro di Vitali, vive la sua sconfitta nella vita con rassegnazione, anzi con gioia, fino all'estremo sacrificio, affrontato comunque con un sorriso beffardo e di vittoria.
È nella morte che si riscatta, alla faccia di tutto e tutti.
Sullo sfondo Bellano, fredda e umida come il lago sa essere, che tutto assorbe e tutto digerisce.
Splendido libro, checché se ne dica.
Saper scrivere come Vitali, con la sua presunta facilità, è fonte di invidia perenne e infinita voglia di imitarlo...

mercoledì 20 luglio 2011

Tex Willer. Il romanzo della mia vita

di Mauro Boselli - Mondadori

Io sono nato, ho mosso i miei primi passi, sono cresciuto e - forse - maturato con Tex Willer. E vedere, improvvisamente, un'autobiografia del famoso ranger del Texas in libreria, mi ha provocato un mancamento, oltre che un impulso irrefrenabile, o meglio un obbligo, di acquistare subito la chicca editoriale.
Poi l'ho letto, e la delusione, scusate tanto, è immensa.
Forse utile a chi si accosta oggi al fumetto più longevo di foggia italiana; forse interessante per chi ne sa poco e che è curioso; forse necessario per chi, non più tanto giovane, si era dimenticato le prime avventure   di Aquila delle Notte.
Ma perfettamente inutile a chi un po' conosce l'avventuriero del west, la sua storia, i suoi nemici, le sue passioni, le sue sfide.
Rileggere in un po' di pagine la storia di Tex Willer che viene raccolta nei primi - circa - cento albi è scontato, noioso e narrativamente irrilevante.
Già storco il naso quando vedo i romanzi ridotti in fumetti più o meno disegnati bene, ma l'operazione contraria mi sembra una manipolazione narrativa senza né arte né parte.
Libro noioso e un po' inutile.
Non serve neanche per l'esame di storia del fumetto in una fantomatica facoltà del disegno.
Peccato.

lunedì 18 luglio 2011

Le mie rivoluzioni

di Hari Kunzru - Einaudi

Voi lo sapete che il passato, primo o poi, bello o brutto che sia, ritorna, sempre, vero? Sì che lo sapete, perché è capitato a tutti - prima o poi - di dover fare i conti con quello che ormai non siamo più, oppure con quello che vorremmo ancora essere.
Le mie rivoluzioni è un libro con andamento altalenante.
Un inizio che sfugge, che rincorre in continuazione il protagonista tra passato, presente e sogno.
Un inizio che fotografa, anche in modo un po' noioso, un passato fatto di presa di coscienza, di rottura con la famiglia, di impegno politico, di militanza appassionata.
La parte centrale fotografa una storia abbandonata, di marginalità, nonostante la passione politica. Si parla d'amore, di ortodossia ideologica, di alti e bassi dottrinali. Si odora aria di attesa, verso qualcosa di terribile.
Poi c'è l'ultima parte. La migliore. Dove la deriva terroristica prende il sopravvento, dove il passato tren'anni dopo presenta il conto, dove il ricordo e la paura si fanno largo a gomitate tra le trame narrative.
Questa ultima parte è bellissima, ricca di riflessioni sulla vita, sulla politica, sulla sconfitta degli ideali e sulla voglia, sempre più intensa, di farli rivivere.
E il parallelismo con la storia italiana di fine anni '60 e i decenni a venire e d'obbligo.
Colpisce, almeno nel libro, la commistione forte tra l'hippysmo e le bande violente di inizio anni '60 e i gruppi politici che con il '68 prendono il sopravvento nel movimento e rivoltano la società borghese perbenista.
C'è poco di politico in senso stretto in questi movimenti e molto di alternativa culturale, di protesta generica, di canne e sesso libero.
I nostri gruppi erano più ortodossi, più stretti in una morsa ideologica, e tutti tesi a cambiare la società.
Poi sappiamo tutti come è finita...
Il libro è bellissimo, comunque. Appassionante, riflessivo, accurato, malinconico, e con una bava, alla fine di speranza, utile a farci tirare avanti.
 
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