sabato 30 maggio 2009

Ciao

La notizia è proprio brutta.
Contro la censura si combatte, si lotta, e in genere si vince. E' troppa l'imbecillità che regna dietro di essa.
Ma contro la morte, fino a prova contraria, nulla si può.
Oggi se ne va Nico Orengo, grande scrittore, poeta e giornalista. Grande cantore della Liguria e del Piemonte, di quel lembo di terra a metà tra mare e monti.
Direttore di Tuttolibri fino a un paio di anni fa, Orengo ci ha dilettato con molti libri sospesi, leggeri, straordinariamente profondi.
Ne sono stato un affamato lettore.
Una perdita incalcolabile, e incolmabile.

venerdì 29 maggio 2009

Ehi Giulio, lassù, che dici?

L'ho sempre difesa. Ho sempre immaginato che sì, è diventata del 'padrone d'Italia', ma che il suo catalogo fosse di qualità, in qualche modo indipendente, lontana dai giochetti. La sua storia non poteva essere infangata dal parvenu di turno, dal cumenda de noantri.
E l'autore, straordinario inventore di sogni, incantatore di menti, Premio Nobel, non potesse essere corretto da un reggicoda a stipendio fisso in odore di quattordicesima.
Ma questa notizia mi fa preoccupare. Molto. Oppure, in maniera più pragmatica, mi fa aprire gli occhi sulla realtà, da sempre rifiutata.
Bene, che fare? Boicottare? Bruciare? Stracciare?
Beh, io di Saramago non posso fare a meno, anche se è maledettamente faticoso da leggere.
Spero che rapidamente cambi casa editrice e che si rifaccia leggere su pagine più amiche.
Io lo aspetto.

lunedì 25 maggio 2009

Le piccole vacanze

di Alberto Arbasino - Adelphi

Ricordo le mie vacanze da adolescente, le mie vacanze on the road, le mie vacanze da studente. Tutt'altro che piccole. Queste di Arbasino fanno fatica a rimanere qualche secondo nella mente.
Questo libro è una sequela, semi frullata, di racconti, informazioni, ricordi, sentimenti, momenti, iniziazioni, amori, ambiguità, scelte, idee e chi più ne ha più ne metta. Ma è troppo disordinato, troppo di tutto.
Eppure è un libro pieno di fascino, di nostalgia. Se volessimo dipingerlo, è un tramonto estivo al mare, con quei colori intensi, mischiati sulla tavolozza, che si amalgamano in una confusione cromatica eccessiva.
Arbasino mi piace, proprio perché non riesco a capire se mi piace.
Passatemela, abbiate pazienza.

domenica 24 maggio 2009

Festa di nozze per Ludovico il Moro

di Guido Lopez - Mursia

Abbiamo una missione, noi milanesi di oggi. Visto che Milano oggi è definitivamente persa e nelle mani della cialtroneria militante, dobbiamo almeno cercare di difenderne il passato.
Questa nuova fatica di Lopez, scrittore e giornalista, e aggiungerei famoso storico-divulgatore di Milano, è la fotografia molto nitida del periodo in cui il Moro conclude finalmente l'accerchiamento alla corte degli Estensi portando a nozze sia la nipote Bianca Maria con Alfonso, prossimo duca di Ferrara, sia se stesso con Beatrice, la secondogenita di l'attuale duca Ercole. E' un accordo strategico che unisce due delle famiglie più importanti dell'epoca, in particolare quella milanese. La figura del Moro è sempre stata un po' bistrattata dalla storiografia ufficiale, firenzecentrica.
E' vero è un parvenu, un usurpatore. Ma un uomo che ha reso Milano, nello scacchiere tardo medievale, una città ricchissima, all'avanguardia, potentissima, e punto di riferimento strategico. E soprattutto una delle città simbolo del Rinascimento incombente. Non per nulla Leonardo ha speso molta della sua vita personale e artistica proprio qui. Il libro è splendido, come tutti quelli di Lopez, perché è accurato, puntuale e per nulla didascalico. I francesci prima o poi la pagheranno...

venerdì 22 maggio 2009

ReadingList 4 - 40anni e non li dimostra!

Sellerio, una casa editrice ancora giovane che comunque è già nella storia. Prima di tutto per la bellezza dei suoi volumi. Il blu intenso, la dimensione, hanno reso inconfondibile questi libri. Così come quelli delle diverse serie (grigi, a volte un po’ più grandi).
Stanno in mano, trasudano attenzione grafica. Sono eleganti come pochi, bellissimi.
Una casa editrice ormai famosissima, per alcuni dei colpi editoriali meglio riusciti del dopoguerra.
Ma il mio suggerimento di lettura - parzialissimo!! - non vuole seguire i casi di successo sulla bocca di tutti. Non voglio parlare di Camilleri, di Alicia Gimenez Bartlett, di Gianrico Carofiglio. Non voglio confrontarmi con queste colonne granitiche. La forza di una casa editrice si vede soprattutto dal coraggio delle scelte e dai cosiddetti autori 'non famosi'. Ma che sono di qualità.

Primo fra tutti Francesco Petrarca. Sellerio qualche anno fa ha pubblicato un libretto - Lettere di viaggio - che ci catapulta alla velocità della luce nel medioevo e negli umori e nei sentimenti di uno dei più straordinari autori della nostra letteratura. E ci fa respirare anche l’aria di un periodo descritto come oscuro e ‘autoflagellante’ ma che in realtà era pieno di colori e di inventiva. Il libro riporta una serie di lettere a potenti, amici e parenti.
Non sono lettere che descrivono viaggi ma che raccontano stati d’animo, pensieri e preoccupazioni di uno dei più grandi pellegrini della mente e dell’animo.

Milano è una seconda Parigi è una raccolta, dal '600 all'inizio del '900, di scritti sulla base di visite a Milano da parte di viaggiatori illustri. Il libro ci riporta una Milano che non c'è più, ma che viene descritta curiosamente proprio come è oggi. Tranne in una cosa: da molti viene raccontata come una città gaudente e amante del bel vivere; oggi è la sede del capitale e dell'isteria collettiva per il dio denaro. Bellissime le pagine di Edith Wharton. Milanesi, se non volete voltare la faccia dall'altra parte, buttatevi (a leggerlo, non sotto il metrò...).

Passiamo alla serie degli ‘svedesi’ come li chiamo io. Gialli, che più gialli non si può, anni settanta, i padri della giallistica moderna (credo sia una definizione che diede Camilleri suggerendo all’editore la ripubblicazione dei racconti). Sto parlando della premiata coppia Per Wahlöö e Maj Sjöwall, marito e moglie del thriller che scrissero se non sbaglio 10 libri con protagonista il commissario Beck, di Stoccolma. I libri sono straordinari perché sono datati, ci fanno calare prepotentemente nella società svedese dell’epoca, in particolare in quel momento in cui lo stato sociale sta mostrando le sue prime crepe. Le storie sono, come quasi tutte quelle che vengono dal Grande Nord, un po’ cupe, un po’ tetre, un po’ tristi, un po’ sottotono, ma di grande seduzione letteraria e ambientale. Sono dei bei gialli, senza tanti giri di parole. Ecco quelli fin’ora pubblicati: Roseanna, Un assassino di troppo, Il poliziotto che ride, Omicidio al Savoy, L’uomo al balcone, L’autopompa fantasma, L’uomo che andò in fumo.

Un nome famoso che al tempo famoso ancora non era ancora, Carlo Lucarelli. La serie del commissario De Luca - di cui recentemente è stata realizzata una serie Tv - è composta da tre libri, uno in fila all’altro, intitolati Carta bianca, L’estate torbida e Via delle oche. Siamo alla fine ormai del fascismo, allo disgregarsi del regime sotto i colpi della Resistenza e dell’avvento degli alleati. Stanno cominciando a cadere le prime certezze, anche in termine di organizzazione dello stato. Il controllo poliziesco comincia a vacillare e i primi segni di risveglio cominciano a comparire. Fino al crollo totale e ai primi passi della democrazia. Sono libri amari che dànno speranza.

La testa ci fa dire, di Marcello Sorgi, è un viaggio nella Sicilia moderna, ma anche nella sicilianità. E’ un’intervista al maestro Camilleri da parte del famoso giornalista sul successo ‘di pubblico e di critica’ che la serie di Montalbano ha raggiunto. E il libro è del 2000, figurarsi. E’ un libro che prende la scusa delle gesta del commissario di Vigata per raccontare episodi della vita dello scrittore, aneddoti, chicche. Ma è soprattutto un confronto tra due colonne del Sud che raccontano il Sud e che ne vanno orgogliosi. Stupefacente.

E dalla Sicilia a Milano il balzo è breve, anzi brevissimo. Alberto Vigevani ci racconta la sua infanzia in All’ombra di mio padre, ma non solo. E’ uno sguardo al passato che ci aiuta a ritrovare Milano, con nostalgia, e con amore, nella sua poesia più autentica. Con gli occhi di un bambino per mano a sua padre. Non lo trovate straordinario?

Ancora due segnalazioni. Il pianista di Manuel Vasquez Montalban - che ci manca ogni giorno sempre di più - non è della serie imperdibile dell’investigatore Carvalho, ma è una storia drammaticamente realista che attraversa tutta la storia del Novecento spagnolo. Si parte della guerra civile spagnola, per passare al regime franchista dopo la guerra per arrivare fino al governo socialista dei primi anni Ottanta. E la fotografia è impietosa.

L’altra segnalazione è Le parole di Bernfrieda, storia a cavallo dell’anno Mille di una presa di coscienza femminile attraverso la appropriazione della lettura e dello scrivere, al tempo vietata e invisa alle donne. L'autrice Gabriella Brooke, ci traccia una storia affascinante per le ambientazioni e per le atmosfere, con una descrizione accurata della vita di corte del tempo, che si rivela tutt’altro che comoda e accogliente. Una sorpresa formidabile.

Vi ricordo anche Domenico Campana con La stanza dello sciroccco, La canzone di Colombano di Alessandro Perissinotto e Il salto degli Orlandi di Marco Santagata.
E poi...

mercoledì 13 maggio 2009

Almeno il cappello

di Andrea Vitali - Garzanti

mmmmhhh, che dire? Ne spara a raffica di libri il Vitali, nell'ultimo periodo. E forse questo è il suo errore. Le storie minimaliste lacustri della bellissima Bellano hanno una funzione 'rilassante' sul lettore, almeno su di me. Ma c'è un ma.
Un ma che da qualche libro affiora alle labbra, che spinge nella testa, che si fa largo.
Due i problemi che rilevo, modestamente: i libri sono diventati troppo lunghi, e quindi queste storie di paese, questi ritratti di personaggi ai confini del mondo e del tempo a un certo punto tendono tutti a somigliarsi. A volte un po' stufano!
Io continuerò a leggerli, intendiamoci, se a qualcuno interessa. Proprio perché hanno una valenza sopra tutte. Riescono assolutamente a traghettarti nel tempo, nei vicoli, a farti sentire la puzza dell'acqua del lago, a respirare l'aria profumata della primavera... e alla fine di qualche pagina sei straordinariamente riposato, rilassato e potenzialmente più 'buono'. Ridicolo? no, provateci e fatemi sapere.

lunedì 11 maggio 2009

ReadingList 3 - Una montagna di parole

‘Quando si tiene tra le mani un libro non si corre alcun pericolo, si sta bene, neppure il loro uso prolungato nuoce alla salute, e si gode di un enorme privilegio, quello dell’indipendenza.’ Queste bellissime righe sono tratte dalla presentazione di Luana Bisesti di Montagna Libri, la manifestazione che si tiene nell’ambito del Trento Film Festival, il principale appuntamento cinematografico sulla montagna e sul suo mondo e che si è appena concluso. All’appassionato alpinista dilettante, all’impallinato arrampicatore ‘libero e trasgressore’ degli anni ’70 fino a quando il fisico me lo ha permesso, ho sempre accompagnato letture che mi hanno permesso di sognare quello che non avrei mai saputo e potuto realizzare. Con libri ‘a tema’ ma anche di narrativa. Eccovi alcune indicazioni librarie, per me, sopra tutte; straordinarie per i racconti di vita vissuta, bellissime per i sogni che ci raccontano, formidabili per i mondi che descrivono.

Cominciamo da Le mie montagne di Walter Bonatti, Zanichelli, il padre dell’alpinismo moderno pur non arrampicando nella modernità. Un precursore, un visionario, un purista. Il libro, datato 1962, ci racconta le imprese più straordinarie dell’epoca, dalle prime ascensioni in solitaria delle parete più complesse delle Alpi, alle risoluzioni di ‘problemi’ ancora aperti delle grandi montagne alpine e del mondo. Ma soprattutto il racconto in diretta e dalla voce del protagonista dell’ascensione del K2 del 1954, della notte tremenda a quasi 8.000 metri all’addiaccio, al suo sacrificio senza bombole d’ossigeno, al contributo determinante al successo finale. La diatriba si è conclusa solo pochi mesi fa con la dichiarazione del Club Alpino Italiano che finalmente riconosce i meriti di Bonatti. Dopo più di 50anni! E come dimenticarsi di Reinhold Messner? Il più grande di tutti, l’uomo degli ottomila, anche lui contestato e dileggiato per la morte di suo fratello sul Nanga Parbat, per le sue presunte responsabilità, nel 1970. Anche questa polemica risolta dopo quasi 40anni poco tempo fa con i ritrovamento del corpo del fratello. Due i libri ci raccontano la montagna. Il primo, Nanga Parbat in solitaria, De Agostini, che ci racconta la prima ascensione solitaria a un 8.000 metri. Una sorta di catarsi di Messner, per un’ossessione ormai indescrivibile. Il secondo, recentissimo, Nanga Parbat la montagna del destino, Mondadori Electa, che ci racconta la storia del colosso pakistano, dell’ossessione tedesca, dei diversi tentativi di ascesa, delle varie spedizioni. Un libro bellissimo, fatto di fotografie, testimonianze e documenti inediti. Ma la montagna vive in molti libri, anche di storia e di narrativa. Tantissimi. Imperdibili, per chi ama i gialli pieni di altri colori, sono i cinque lavori di Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini (Maraconì, Un disco dei Platters, Questo sangue che impasta la terra, Lo spirito e altri briganti, Tango e gli altri, di Mondadori) che ci raccontano le avventure e le indagini del maresciallo Santovito da qualche parte sull’appennino tosco emiliano. I libri sono bellissimi, caldi e seducenti, con uno stile sobrio, storie appassionanti e ironiche. Una vera gioia per gli occhi e per le menti.
Per assaporare una montagna sospesa tra cielo e mare, con un volo aereo verso la
Liguria ai confini con la Francia e il Piemonte, ecco Nico Orengo con i suoi romanzi di provincia, profumati come le zone che ci descrive. Storie insolite, ricche di personaggi di paese, lucide, piene di passioni. (tra gli altri La curva del latte, Di viole e liquirizia, L'autunno della signora Waal, L'allodola e il cinghiale pubblicati da Einaudi).
Le mie montagne, gli anni della neve e del fuoco di Giorgio Bocca, Feltrinelli, ci racconta la guerra con la Francia (‘Alla prova della montagna il fascismo era già finito’), La guerra di Liberazione, passando attraverso i ricordi e l’amore per le sue montagne. Un libro sognante.
E poi Rumiz, Paolo Rumiz, come dimenticarselo!! Con La leggenda dei monti naviganti, da Feltrinelli, l’autore ci trascina piacevolmente dalle Alpi alla dorsale appenninica raccontandoci un mondo che di fatto non esiste più, con pochi che resistono e con la natura che si sta riprendendo tutto. Ma lo sapete che ormai lungo l'Appennino, corre una sorta di corridoio più o meno largo dieci chilometri in cui la flora e la fauna hanno riconquistato tutto? Non è straordinario? Da nord a sud. Credetemi, questo libro è un incanto.
 
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