lunedì 24 ottobre 2016

Se domani farà bel tempo

di Luca Bianchini - Mondadori

Due libri in uno. Ma ne paghi uno solo.
Uno è insopportabile, irritante, fastidioso.
L’altro ti fa sognare, ti trasporta in una dimensione romantica, piena di emozioni, sospesa. E ti tiene attaccato alle pagine, con le catene, nell’attesa, e nella speranza, che tutto finisca bene.
Il finale ve lo leggete voi, non dico nulla, ma è sicuramente sospeso, insperato, insolito.
Questo è un libro generazionale. E io sono troppo vecchio per riuscire a entrare in queste dinamiche di fidanzati allo sbaraglio, di un mondo fatto di soldi infiniti, di droga e di superficialità allo stato puro.
Però ha un che di affascinante, seducente, proprio perché la seconda parte riesce, almeno in parte, a riscattare e a sopprimere il fastidio che si prova leggendo la prima.
Forse sono i colli toscani, forse è la vendemmia, forse è l’amore che sembra nascere, forse è l’odore di un finale che ti rimette in sesto, ma sicuramente il libro si riscatta pagina dopo pagina, allontanando lentamente quel senso di sgradevolezza, senz’altro voluta.

Bianchini comunque rimane sempre uno scrittore piacevole e capace, come pochi, di inchiodarti alle righe, senza possibilità di fuga.

martedì 11 ottobre 2016

"Una specie di bonus di cattiveria..."

"Dunque. Secondo me ogni essere umano ha un gesto crudele a disposizione. Una specie di bonus di cattiveria lecita e gratuita E ognuno prima o poi si gioca questa carta: chi lo fa da bambino, chi a settant'anni, chi ha trenta...ma lo fanno tutti, senza eccezione.
"E perché?"
"Perché vivere fa schifo. E se almeno una volta non ti vendichi del fatto di essere vivo, esci di testa. Persino Gesù ha fatto seccare un fico senza motivo. Com'era? Gesù e i suoi discepoli si svegliano e tornano in città. Lungo la strada, affamati, ecco un fico. Lui si avvicina ma trova solo foglie, nessun frutto. Quindi si arrabbia, lo maledice, e l'albero diventa un mucchio di rami rinsecchiti.
(...)
Il male che Martina ti ha fatto era il male che doveva fare. Si e' liberata del fardello."

(da Un solo paradiso, di Giorgio Fontana, Sellerio)

lunedì 3 ottobre 2016

Un solo paradiso

di Giorgio Fontana - Sellerio

Dopo la sofferenza non può non esserci speranza. Altrimenti nulla ha senso.
È un libro oscuro, tetro, che trasuda dolore, abbandono, quasi follia.
L'amore, si sa - e chi non lo sa semplicemente mente a se stesso -, ha un timer, una scadenza. A volte il timer non suona e quindi nessuno se ne accorge, ma in fondo sempre ha un suo inizio e una sua fine. Ineluttabile. Tombale.
Ma la speranza di raccattarsi dopo l'abbandono, la certezza che comunque ognuno possa ricostruirsi e, se proprio vuole, cercare e trovare la prossima avventura, beh, quella non può scomparire.
Questa fatica di Giorgio Fontana è un pugno allo stomaco, una coltellata nel cuore, una sequela di messaggi senza alcuna speranza.
Il protagonista incontra al bar un vecchio amico della cerchia più ristretta del passato. Dimesso, triste, fisicamente provato.
E lui, sollecitato dall'io narrante, comincia a raccontare, senza fine.
Dopo aver trovato l'amore, spiega, lo perde e il mondo crolla.
E la storia ci racconta come un uomo, adulto, istruito, con un impiego e con una storia alle spalle, con amici, con una passione forte per la tromba, possa intraprendere un percorso di dolore autentico che lo porta all'autodistruzione, alla miseria, fisica e intellettuale.
Ogni tanto, nel racconto, qualcuno ci prova a scuoterlo, ma senza alcun risultato.
La tristezza di queste pagine è assoluta, ognuno si riconosce paragonando le proprie pochezze e le proprie disperazioni vissute e la mancanza di una luce in fondo al tunnel si fa sentire ogni pagina macinata e digerita. Si strizzano gli occhi in continuazione se si riesce a vederla, quella maledetta luce, ma non c'è alcuna possibilità: non c'è.
Vorrei chiedere all'autore solo una cosa: ma perché non lasciare aperta qualche porta? Perché buttarci in faccia tutta questa realtà senza la possibilità, almeno virtuale, di un riscatto?
Perché non si può trovare un altro paradiso?
Si chiude l'ultima pagina con il cuore che piange, con la fronte sudata e con la voglia di abbracciare qualcuno, di sentire un po' di calore umano. E anche con un po' di sollievo.
Teniamoci in contatto...

domenica 2 ottobre 2016

"Da un momento all'altro la vita può cambiare.

E' una cosa risaputa ma che preferiamo fingere di ignorare. Bastano e avanzano le preoccupazioni di tutti i giorni. Se ci lasciassimo avvilire anche dal pensiero di ciò che potrebbe capitarci all'improvviso saremmo sempre in preda all'ansia. Eppure, l'idea che tutto quello che sembra sicuro e solido possa svanire da un momento all'altro è un concetto che dà una certa ebbrezza. Conviviamo con questo sottile presentimento che ci ronza in testa come una zanzara, ma preferiamo affidarci all'illusorio convincimento che la vita dispensi giorni e serate tutti uguali, preferiamo che la nostra esistenza sia un fiume tranquillo e prevedibile. Quando sentiamo parlare di qualche incidente, ci afferriamo alla convinzione che a noi non potrà mai accadere nulla di simile. Ma in realtà, chi siamo noi per esserne sicuri?

L'incipit di 'L'intenso calore della luna', Gioconda Belli, Feltrinelli.
 
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