domenica 4 dicembre 2011

A partire dai nomi

di Andrea Vitali - Liguori editore

Questo lo trovo per caso girando sulla rete. Uno dei primi libri dell'autore che ha fatto del lago di Como (scusate di Lecco), il terreno fertile per seminare e raccogliere storie, personaggi, amori, lotte e ineguagliabili racconti.
Ma questo è uno dei racconti - il libretto è breve e agile - più angoscianti, più penetrabili, più terrificanti che mi sia mai capitato di leggere.
Io non amo né la letteratura fantastica né tantomeno quella di tensione oltre il lecito.
Ma questo lavoro ti inchioda di fronte a una strana storia di scomparse, di inchieste giornalistiche e di nomi che sembrano svanire nel nulla.
Un mondo che ha scelto di non darsi limiti nella ricerca, sia scientifici sia morali, è destinato a scomparire, inghiottito da se stesso e dai mostri che ha creato.
Vitali con questo libro sceglie la denuncia, lancia un allarme, urla ai sette venti che il pericolo è dietro l'angolo e che non vogliamo e non dobbiamo fidarci.
L'ansia monta in queste poche pagine, con un finale che lascia aperto tutto, discussioni, evoluzioni, tragiche fini.
Un Vitali lontano anni luce da Bellano, e forse per questo molto meno rassicurante.
L'edizione che ho trovato è del 1994, ed è un'edizione per a scuola, con qualche esercizio in fondo al libro.
Non mi sembra molto adatto...

Gli ingredienti segreti dell'amore

di Nicolas Barreau - Feltrinelli

Vedi la coincidenza...due libri di fila in cui il tema della lettura, dello scrivere e dello scrivere sotto mentite spoglie diventano i temi portanti di un romanzo.
Questo libro appassiona per la trovata 'editoriale' alla base di tutto il racconto.
Un ristorante diventa il luogo di un incontro che cambierà la vita dei due protagonisti, dove un libro nel libro, sulle sue tovaglie a quadroni, permetterà a uno scrittore in erba di sfondare.
È un libro che leggero, anche un po' soave, dove gli uomini sono normali e solo un po' pavidi, e le donne, a parte il loro fascino naturale, fanno le donne, un po' delicate, un po' determinate, molto meravigliose.
Si respira una bell'aria di primavera leggendolo, ci si appassiona al crescente 'dramma', restando con la bocca aperta di fronte al fascino tipicamente parigino che certe donne francesi hanno.
Tutto è fatto per prenderti per mano, condurti verso un mondo di sogno, farti cadere al momento giusto facendoti pensare 'che ormai tutto è perduto', per poi risollevarti e farti sentire l'odore della felicità.
Un libro non impegnativo, belo da leggere, per stare bene alla fine delle righe dell'ultima pagina.
Sono un inguaribile romantico e questi libri sono stati scritti per me.
Sapessi scriverli io...

Gli occhi gialli dei coccodrilli

di Katherine Pancol - Dalai Editore

Mi dicono grande successo di questo libro, e degli altri due a seguire.
Mi dicono che sono libri che ti entrano dentro.
Mi dicono anche che dopo il primo non riesci più a fermarti.
Io non so. Questo è un libretto un po' inutile con una storiella 'acqua fresca' senza alcun acuto e senza particolare fascino narrativo.
La solita separazione con la consueta responsabilità dell'uomo; la solita donna abbandonata che deve fare tutto da sola; i soliti figli un po' disturbati dalla situazione; la solita idea per sbarcare il lunario; la solita famiglia alle spalle squinternata e ricca di turbe mentali e sociali; il solito finale con dramma conclusivo; le solite finestre aperte tra le pieghe delle pagine per poter continuare nella seconda puntata.
Un'unica cosa allunga la sua apnea in questo mondo.
L'espediente della scrittrice in prestito, in effetti, è stravagante e insolito, e rende il piattume generale, più digeribile.
Non c'è proprio nient'altro da aggiungere, a dire il vero...

giovedì 15 settembre 2011

Il re dei giochi

di Marco Malvaldi - Sellerio

Il ritorno del barrista, dei quattro vecchietti rompi....., della banconista dal fascino consolidato, l'odore della pineta che circonda il BarLume. Tutto questo permette al lettore di perdersi lievemente in una storia gialla fresca, pungente e divertente.
Questo è l'ultima fatica della saga noir di Malvaldi, nella sua Toscana terribile e pungente.
Una storia che partendo da un incidente stradale, incrocia dolori e politica, preti e missioni, amori e tradimenti, paternità e mancanze d'amore, fino a cascare in un finale veramente inatteso.
Malvaldi con questa storia si riprende tutta la sua freschezza letteraria che mi sembrava perduta nella sua seconda avventura di provincia.
Il libro infatti, pur mantenendo tutta la sua leggerezza e ironia, presenta una storia 'gialla' di tutto rispetto, un intricarsi di vicende che solo alla fine trova uno sbocco logico e umano.
I quattro vecchietti sono irresistibili nel loro quotidiano contraltare al protagonista/detective che deve, almeno per toglierseli di torno, risolvere per forza un caso complicato.
Una vera questione rimane aperta alla fine del libro. Ritroveremo la bella Tiziana anche nelle prossime puntate della saga del barrista oppure verrà veramente sostituita da qualcun'altra?
E poi: continuerà la saga toscana?
Ai posteri l'ardua sentenza.
E ai presenti altri libri, in mancanza d'altro...

lunedì 5 settembre 2011

La luce nelle case degli altri

di Chiara Gamberale - Mondadori

A volta mi faccio tirare per i capelli in letture che la mia pancia cerca in tutti i modi di impedire. E ogni volta che ci casco la mia pancia, devo riconoscerlo, rivela una sensibilità e una conoscenza straordinarie, ricordandomi di darle più retta.
Questo libro, nonostante il successo, le lusinghe di critici e lettori, gli apprezzamenti dei molti, è una accozzaglia di inutili e francamente noiosi ritratti di personaggi inverosimili, che si rincorrono su e giù per le scale di questo insipido condominio, entrando e uscendo dagli appartamenti.
Il tutto è talmente paradossale, inverosimile e palesemente costruito, che le pagine diventano degli scogli insormontabili, delle sfide impossibili per ritrovare logica e serenità nella lettura.
Io non abbandono mai per definizione, e per bolla papale, la lettura di un libro. Non posso pensare di avere nella libreria un libro morsicato a metà, senza pelle oppure mezzo ammuffito.
Ma la conclusione di questa immane opera dell'inutilità è stato un parto con allarme e complicazioni diffuse.
La bambina, poi donna, prima felice, poi orfana, poi carcerata, alla ricerca del padre, ma poi anche della madre, si aggira tra passato, presente, passato prossimo, l'altro ieri e cinque anni fa.
Il lettore deve quasi prendere appunti per riuscire a seguire il filo logico (logico?), e non riesce ad affezionarsi a nessuno.
Se l'intento era sfidare il lettore in una gara ad ostacoli tra pagine e caratteri tipografici, bene l'autrice ci è riuscita.
Se invece si voleva scrivere un libro, bene, l'obbiettivo non è stato raggiunto.
Poi il libro, con tutto il rispetto per l'autrice, ha avuto e sta avendo un grande successo e quindi, probabilmente, sono io che sono sempre meno in linea con quanto sta accadendo nel mondo, e quindi anche nel panorama letterario.
Di dimettermi anche da lettore per ora non ne ho voglia, e quindi chiudo l'ultima pagina con infinita liberazione e comincio a passeggiare con i polpastrelli le coste dei libri non ancora apertri e conosciuti.
Perché ogni libro nuovo è un nuovo sogno.

domenica 4 settembre 2011

Il gioco degli specchi

di Andrea Camilleri - Sellerio

Camilleri ci ha preso gusto. O meglio Montalbano se la sta godendo. Ormai ogni episodio della sia ricca vita investigativa lo si vede accompagnato da donne che fanno innamorare in ordine di importanza, il commissario, Vigata tutta e il lettore che sogna a occhi aperti.
Questa è la volta di una torinese gambalunga e fascinosa, in caccia di Montalbano che, nonostante spesso ragioni con il basso ventre, questa volta non si fa incantare e dipana una matassa veramente intricata e infingarda.
Questa puntata della saga siciliana riconcilia il lettore con gli eroi di Vigata, con il suo autore, che a volte ci trascina in storie meno brillanti - come dargli torto? - con tracce narrative più scontate.
Qui ritroviamo la vera storia gialla, ricca di imprevisti, con colpi di scena, e un Montalbano al massimo delle sue capacità investigative e di sciupafemmine.
Bella come il sole questa puntata, come quello che picchia in Sicilia trecento giorni all'anno.

Purché una luce sia accesa nella notte

di Patrizia Zappa Mulas - Et al.

La vita è una racconto che non tutti sono capaci di condividere. Patrizia è capace di farlo, almeno per chi conosce quei tempi, quei luoghi e a volte quelle persone.
Questo è un libro di racconti, ma soprattutto di ricordi, lontani, di un mondo che non c'è più e di una Milano ormai persa in qualche banca o ritrovabile momentaneamente in qualche spot pubblicitario.
E i ricordi, bellissimi come sempre, si rincorrono, si accavallano, si intrecciano tra fantasia, realtà, storia e volontà.
I racconti più nostalgici e quindi quelli più affascinanti, sono quelli di San Siro - poche pagine per ricordare momenti di un'adolescenza ormai lontana - e 'Piazza Fontana' con la scuola di danza alla Scala, le sfide che comportava frequentarla, i motivi di un abbandono, con sullo sfondo la tragedia della bomba alla banca e la relativa perdita di un'innocenza a spese di una consapevolezza sociale più alta.
Gli altri due racconti sono momenti recenti, storie di viaggi, di ritorni, di incontri ormai dimenticati.
La Zappa è una sorpresa ogni volta che la si incontra.
Andate sul sicuro.

martedì 26 luglio 2011

La leggenda del morto contento

di Andrea Vitali - Garzanti

Vitali si sta immalinconendo, oppure semplicemente cambia clima, non meteorologico, della sua Bellano. Provare per credere.
Con questa fatica si catapulta improvvisamente, e ci porta con sé, negli anni immediatamente precedenti all'unità d'Italia, con ancora gli austriaci che la fanno da padrone nel nord italico.
Una storia di acqua, morti, tristezze, meschinità di paese, abbandoni e infinite malinconie.
Il libro non è brioso, divertente, ironico come gli altri.
Non so se sarà una tendenza anche nei prossimi scritti del medico lacustre, ma con questa opera Vitali si avvicina al Simenon romanziere (non a quello di Maigret, intendo).
La vicenda triste e malinconica del protagonista, la sua arrendevolezza, la sua inadeguatezza al mondo, la sua voglia di solitudine, di silenzio e di marginalità sociale, lo avvicinano moltissimo agli eroi simenoniani che Adelphi puntualmente sta pubblicando.
Lepido, il protagonista 'negativo' del libro di Vitali, vive la sua sconfitta nella vita con rassegnazione, anzi con gioia, fino all'estremo sacrificio, affrontato comunque con un sorriso beffardo e di vittoria.
È nella morte che si riscatta, alla faccia di tutto e tutti.
Sullo sfondo Bellano, fredda e umida come il lago sa essere, che tutto assorbe e tutto digerisce.
Splendido libro, checché se ne dica.
Saper scrivere come Vitali, con la sua presunta facilità, è fonte di invidia perenne e infinita voglia di imitarlo...

mercoledì 20 luglio 2011

Tex Willer. Il romanzo della mia vita

di Mauro Boselli - Mondadori

Io sono nato, ho mosso i miei primi passi, sono cresciuto e - forse - maturato con Tex Willer. E vedere, improvvisamente, un'autobiografia del famoso ranger del Texas in libreria, mi ha provocato un mancamento, oltre che un impulso irrefrenabile, o meglio un obbligo, di acquistare subito la chicca editoriale.
Poi l'ho letto, e la delusione, scusate tanto, è immensa.
Forse utile a chi si accosta oggi al fumetto più longevo di foggia italiana; forse interessante per chi ne sa poco e che è curioso; forse necessario per chi, non più tanto giovane, si era dimenticato le prime avventure   di Aquila delle Notte.
Ma perfettamente inutile a chi un po' conosce l'avventuriero del west, la sua storia, i suoi nemici, le sue passioni, le sue sfide.
Rileggere in un po' di pagine la storia di Tex Willer che viene raccolta nei primi - circa - cento albi è scontato, noioso e narrativamente irrilevante.
Già storco il naso quando vedo i romanzi ridotti in fumetti più o meno disegnati bene, ma l'operazione contraria mi sembra una manipolazione narrativa senza né arte né parte.
Libro noioso e un po' inutile.
Non serve neanche per l'esame di storia del fumetto in una fantomatica facoltà del disegno.
Peccato.

lunedì 18 luglio 2011

Le mie rivoluzioni

di Hari Kunzru - Einaudi

Voi lo sapete che il passato, primo o poi, bello o brutto che sia, ritorna, sempre, vero? Sì che lo sapete, perché è capitato a tutti - prima o poi - di dover fare i conti con quello che ormai non siamo più, oppure con quello che vorremmo ancora essere.
Le mie rivoluzioni è un libro con andamento altalenante.
Un inizio che sfugge, che rincorre in continuazione il protagonista tra passato, presente e sogno.
Un inizio che fotografa, anche in modo un po' noioso, un passato fatto di presa di coscienza, di rottura con la famiglia, di impegno politico, di militanza appassionata.
La parte centrale fotografa una storia abbandonata, di marginalità, nonostante la passione politica. Si parla d'amore, di ortodossia ideologica, di alti e bassi dottrinali. Si odora aria di attesa, verso qualcosa di terribile.
Poi c'è l'ultima parte. La migliore. Dove la deriva terroristica prende il sopravvento, dove il passato tren'anni dopo presenta il conto, dove il ricordo e la paura si fanno largo a gomitate tra le trame narrative.
Questa ultima parte è bellissima, ricca di riflessioni sulla vita, sulla politica, sulla sconfitta degli ideali e sulla voglia, sempre più intensa, di farli rivivere.
E il parallelismo con la storia italiana di fine anni '60 e i decenni a venire e d'obbligo.
Colpisce, almeno nel libro, la commistione forte tra l'hippysmo e le bande violente di inizio anni '60 e i gruppi politici che con il '68 prendono il sopravvento nel movimento e rivoltano la società borghese perbenista.
C'è poco di politico in senso stretto in questi movimenti e molto di alternativa culturale, di protesta generica, di canne e sesso libero.
I nostri gruppi erano più ortodossi, più stretti in una morsa ideologica, e tutti tesi a cambiare la società.
Poi sappiamo tutti come è finita...
Il libro è bellissimo, comunque. Appassionante, riflessivo, accurato, malinconico, e con una bava, alla fine di speranza, utile a farci tirare avanti.

martedì 21 giugno 2011

La libreria dei nuovi inizi

di Aniali Beneriee - Rizzoli

Alzi la mano chi non ha sognato per un giorno - e forse ben di più! - di aprire una libreria, vivere in mezzo ai libri, di annusare il profumo della carta stampata per professione. Ne vedo uno là in fondo, ma forse non ha capito la domanda.
Questa favola ci racconta la storia di una libreria, di una libraia inaspettata, di libri con un'anima, di spiritelli un po' dispettosi ma con una missione altissima, di letture ad alta voce, oltre che di cuori spezzati, di tradimenti, di incontri ai confini della realtà, e di una consapevolezza data per perduta.
La nipote Jasmine si trasferisce nella libreria della zia Ruma per sostituirla per circa un mese. La zia si deve curare e quindi ha bisogno di tornare nella sua India d'origine. E la nipote vive l'amore e odio verso la libreria fino a ritrovare se stessa, la fiducia nel mondo, oltre alla riscoperta dei classici e del valore dei libri. Con un finale da una parte scontato, che però lascia il lettore affascinato e stordito.
Una storia piena di immaginazione, sicuramente originale, sofisticata, che a volte scade un po' nel sentimentalismo e nel romanticismo ostentato, ma che tutto sommato tiene la barra al centro per una narrazione efficace e coinvolgente.
Una delle cose più stuzzicanti è anche questa fotografia della comunità indiana negli States, della loro contaminazione occidentale all'ombra di una forte tradizione mai abbandonata.
Il messaggio, in termini letterari, è chiaro: leggiamo, leggiamo il più possibile, e tutto quello che ci piace. Ma con un'unica accortezza: non dimentichiamoci dei classici, dei libri che hanno fatto la storia della letteratura mondiale. Per non perdere memoria, e per continuare ad assaporare il bel scrivere (e leggere).

lunedì 13 giugno 2011

Il gioco delle tre carte

di Marco Malvaldi - Sellerio

L'Asilo Senile del bar toscano di Pineta è ancora di sostegno e incalza il povero Massimo, proprietario del bar stesso, a non addormentarsi e a non defilarsi.
La seconda prova di Malvaldi perde un po' di smalto e di originalità risultando meno efficace e meno incisiva. Comunque resta una lettura piacevole, un formidabile sconfinamento dalla letture più seriose e impegnative.
Malvaldi ha inventato questa saga della provincia che riesce sempre a catturare il lettore e a trascinarlo, come se fosse sul posto, nel mondo stonato di questi pensionati e della loro vittima privilegiata.
Tutto è insolito, tutto è surreale, tutto nuota contro corrente. Fino a quando un fatto insolito, un omicidio, frulla tutto e tutti e trasforma il gruppo in un ammasso di investigatori non proprio imberbi con a capo un giovane divorziato che ti serve, nel suo bar, solo quello che vuole e quando lo vuole lui.
I toscani, se posso dire, hanno quella causticità, quel veleno nel cuore incorporati. Hanno un'ironia che spacca tutte le convenzioni e, essendo i padri della nostra lingua, sanno usarla bene e in modo sempre diverso.
Malvaldi lo sa, essendo nato a Pisa, e ci sbatte in faccia tutta la sua capacità di invenzione, tutta la sua origine, creando libri straordinari e sicuramente all'altezza di tanti altri più blasonati.
Ma il successo ormai è arrivato anche per lui, e per noi belle storie da leggere.
E infatti Sellerio l'ha subito preso sotto le sue calde e isolane braccia.

domenica 12 giugno 2011

La briscola a cinque

di Marco Malvaldi - Sellerio

Geniale Malvaldi. Sembra la perfetta sintesi tra Vitali, Piero Chiara, Camilleri, Orengo e... Simenon di Maigret!! Che responsabilità!!! Io arrivo buon ultimo a scoprirlo, ma è solo l'inizio.
Gli smandrappati vecchietti sotto l'albero e il buon 'barrista' riescono nonostante tutto - senza dimenticare la bellona Tiziana che aiuta la banco - a risolvere il caso dell'omicidio della ragazza trovata nel cassonetto dell'immondizia.
Una brutta e sporca storia tra bella vita, droga e, tanto per non farsi mancare niente, anche sesso.
Il libro è convincente, per quanto un libro debba esserlo.
È convincente perché ha tutti gli ingredienti giusti al posto giusto. Ironia, cialtroneria, tensione ma non troppo, cattiveria, bontà, e tanta tanta toscanità.
Malvaldi, ora è arrivato a tre o quattro libri di questa saga provinciale.
E un successo ormai consolidato, e nonpiù da esordiente.
Quindi le richieste' da parte dei lettori, aumentano, salgono di tono, e le aspettative diventano spasmodiche.
Malvaldi lo sa, immagino, e si attrezzerà.
Vedremo i prossimi.

mercoledì 8 giugno 2011

Come vendere un milione di copie e vivere felici

di Antonio D'Orrico -  Mondadori

Forse i critici letterari devono fare tutto nella vita tranne gli scrittori. Ma anche no. Forse non tutti, critici letterari e no, possono essere scrittori. D'Orrico, critico veramente sopraffino, lascia aperte tutte queste domande.
Questa opera è eccezionale dal punto di vista dell'dea narrativa originale. È straordinaria, diversa, assolutamente insolita.
Ma il libro risulta noioso, non coinvolge, ammorba un po'.
La storia di alcuni allievi della scuola di scrittura creativa Cesare Pavese, la ricerca spasmodica dell'autore da milioni di copie vendute, la deriva da parte di uno degli allievi, la rincorsa da parte del più virtuoso, i salotti, i giornali, la mafia, la malavita, il sesso, l'amore...tutto bellissimo.
Ingredienti di qualità, selezionati, sbucciati con cura, al naturale.
Ma il frullato, nonostante le premesse, ha un cattivo sapore, scarsa consistenza, un gusto piatto, che lascia alla fine addirittura un po' d'amaro in bocca.
Non so perché, e questo il dilemma finale.
Ma il libro non funziona.
Forse il critico D'Orrico potrebbe dire qualcosa sullo scrittore D'Orrico.
E capire cosa non va. Perché il secondo libro sia migliore.

Manuale di sopravvivenza del padre contemporaneo

di Andrea Biondillo - Guanda

Sono ormai padre da oltre sei anni. E due volte. Ne ho letti d'ogni tipo di questi tipi di libri. Neopapà alla ricerca di spazio, attenzione, affetto, sonno e un po' di riposo. Ma questo è il meno riuscito, nonostante l'autorevole partecipazione dello scrittore milanese, questa volta non alle prese con indagini nel girone infernale di Quarto Oggiaro.
Io non so se questo libro non funziona perché ormai sono fuori target. Essere padre è una crescita quotidiana, ma è anche, per sopravvivenza vera, un continuo smarcare cose da fare, ogni giorno, cose che spesso non si ripetono più perché sono funzionali alla crescita dei bambini che hai per le mani.
La cosa che più mi ha colpito, dal punto di vista negativo, è la mancanza di originalità dell'approccio, la banalità delle battute, l'ironia un po' trita e ritrita, il già lento e sentito.
Insomma niente di diverso dai libri, sorti come funghi, che hanno testimoniato, in prima persona, l'avvenuta paternità di chi, di mestiere, scrive.
È un peccato, perché Biondillo ha una marcia in più di tanti altri scrittori, forse più famosi.
Una sola scusa: quando diventi padre tutto si sconvolge, tutto si mette sottosopra, e la tua mente entra in un frullatore a velocità massima. E quindi, scrivere, ne risente...
Proprio noioso.

martedì 7 giugno 2011

Maigret si diverte

di Georges Simenon - L'Unità

In crisi di astinenza da libri durante un week end montagnino, per fortuna mi è venuta in aiuto l'essenziale libreria che ho nella casa in montagna, tutta fatta dei libri che leggeva mia madre. E in particolare composta - la sua vera passione, Gino Cervi in testa - dalle inchieste del commissario Maigret.
Vecchie edizioni Mondadori, vecchi libri pubblicati con l'Unità, antichi libri ormai introvabili: una vera goduria.
Molti li ho già letti, ma questo mancava. E complice il fine settimana piovoso, me lo sono bevuto e digerito nello spazio di 24 ore.
Maigret, si sa, come si direbbe in modo blasfemo/popolare a Milano, è un bel sacramento. E Gino Cervi ha contribuito a costruire un'immagine di uomo burbero, familiare e determinato.
Questa è una storia insolita, con un Maigret a casa in convalescenza, che però non riesce a stare lontano dal caso scoppiato nella sua Parigi, giocando e indagando nell'ombra e, naturalmente, risolvendolo.
Maigret, come Poirot oppure Sherlock Holmes, sono protagonisti di gialli che vanno oltre la storia del singolo caso. Sono personaggi, sono attori, sono protagonisti. Ma sono, soprattutto, almeno ai miei occhi, veri e propri trampolini per farci conoscere il loro mondo, il loro momento, il loro tempo.
Ci consentono di affondare i nostri occhi in un mondo che non c'è più, guardandolo dal basso, da un livello accessibile, ancora più affascinante.
Maigret, in particolare, sgomita letteralmente parlando, nella Parigi grigia e nebbiosa, alla ricerca della verità fotografando la città e raccontandoci la sua vita. Proprio come gli sceneggiati degli anni '60.
I 'Maigret' sono formidabili compagni di un pomeriggio uggioso e piovoso. Quando vi capita provate!

lunedì 6 giugno 2011

Il cimitero di Praga

di Umberto Eco - Bompiani

Il professore era sul palco il giorno della vittoria di Pisapia. Come tutti gli ospiti, in rapida carrellata, ha detto due battute, di compiacimento e di gioia per la vittoria di Giuliano. Ma la cosa che mi ha colpito più di tutto è stata la sua enorme pancia, rotonda, gigantesca, soda (credo) come una palla di pallacanestro. L'unica cosa più grande della sua pancia è la sua immensa cultura. Ecco cosa emerge da questo libro. Una cultura sconfinata, approfondita, una conoscenza al limite delle capacità umane, una sconfinata e appassionata sapienza.
Ma anche con questo ineluttabile vantaggio nei confronti di chiunque, questo libro è di una noia e di una monotonia che il lettore, anche il più impegnato, il più appassionato seguace dell'autore, ne esce sfinito, ammorbato, stufo marcio.
La storia la sapete, è inutile ripeterla.
Il fatto è che anche con i suoi risvolti fantastici, con il suo approccio onirico, il romanzo si perde in continuazione, si sfilaccia.
Forse sono io che invecchio e che non brillo più di capacità di percezione, di lettura curiosa; forse sono io che voglio qualche rassicurazione in più e un po' più di relax; forse sono io che sto avvizzendo; ma leggere questo libro è stata una vera sfida contro me stesso e, soprattutto, contro l'autore, che sembra a ogni pagina, voler mettere in difficoltà il suo interlocutore davanti alla pagina, cercando di non fargli capire nulla, tentando in tutti i modi di scollarselo di dosso.
Lungo, noioso, sconclusionato.
Eco non si tocca, mai, ma intanto qui, dove nessuno legge, posso dire che questo libro non funziona, e che è solo una felicità voltare l'ultima pagina. Una vera liberazione.

martedì 31 maggio 2011

Il sorriso di Angelica

di Andrea Camilleri - Sellerio

Montalbano è un vero farfallone. Un vero cinquantino (e rotti) in crisi di identità, di senilità indotta e in piena recrudescenza adolescenziale. Tutto ciò lo porta all'autodistruzione - anche se nel frattempo si diverte, e scusate se è poco.
Inutile raccontare, descrivere, valutare, sottolineare. Di Montalbano, Fazio, Catarella e di Vigata sappiamo ormai tutto. Li apprezziamo, come talvolta ci annoiamo un po'.
Il bello di questa puntata della vita siciliana intorno a un commissariato, è la testa che il prode commissario perde per una bellissima trentenne che ricorda eroine di epica memoria.
Il questurino si perde dietro alle gonnelle di questa bellissima apparizione - anche il lettore sensibile se ne innamora, descritta com'è - fino a un finale pseudo-tragico e alla riapparizione di quella noia mortale che è la sua donna ligure.
Ne sta nel frattempo già uscendo un altro, della serie.
Camilleri è prolifico, e quindi a volte ripetitivo.
Io centellinerei un po' di più le uscite, e Sellerio dovrebbe porsi il problema.

venerdì 27 maggio 2011

Boccalone

di Enrico Palandri - Bompiani

Ne sono passati di anni da quando questo libro è stato scritto. Sono passati anni da quando la rivoluzione era lì, a portata di mano, che nessuno ha saputo prendere per il bavero. E Bologna '77 è l'inizio della fine di tutto, la fine di un'epoca, la conclusione di un sogno che ha attraversato tutti gli anni '70.
E questo è un libro che fotografa esattamente quello che è successo, con lo scontro tra la cosiddetta parte creativa del movimento, l'involuzione para-terroristica dall'altra, e chi invece voleva continuare a lottare per qualcosa di migliore dall'altra parte ancora.
Ma soprattutto, questo libro, è la storia di un'amore a cavallo della crescita dei protagonisti.
Lei, come sempre, più matura, più donna, già proiettata nella vita. Più indipendente, più libera. Lui, militante, alle prese con le sue contraddizioni di maschio, innamorato, appeso alle gonne della sua compagna. Il tutto viene condito dalle contraddizioni politiche dell'epoca, dei voglio ma non posso, dei posso ma non riesco.
È quasi un libro di storia, da certi punti di vista, che ci catapulta in un'epoca straordinaria, ricca, viva, rivoluzionaria, e che orami sta per vedere il crepuscolo.
Il linguaggio è fresco, datato come è naturale che sia. Ri-leggerlo è un piacere per gli occhi, una sferzata di gioventù per la mente, anche se una sventagliata di terribile malinconia e nostalgia rende tutto decisamente difficile da digerire.
È un libro generazionale.
Gli altri si astengano, se posso suggerire. Si annoierebbero mortalmente.

Leielui

di Andrea De Carlo - Bompiani

Questo libro festeggia il ritorno dell'autore bel tenebroso ai temi originari delle sue fatiche più di successo. E cioè l'amore, la coppia, che a volte scoppia e a volte no, la vita di tutti i giorni.
Il problema vero è che questi temi, affrontati in questo modo, ripropongono un approccio adolescenziale, di compagnia sul muretto, con scadimenti veramente imbarazzanti.
Questa è la storia di un incontro, di un amore che nasce, come tanti. Che viene contrastato dall'altro in gioco, dalla società che spinge per una normalizzazione sempre ambita, dal banale genio e sregolatezza dell'artista della parola che funge da protagonista, e dalla ritrosia della sperduta protagonista femminile.
Forse De Carlo scrive bene. Forse De Carlo ha grande capacità affabulatoria. Ma sicuramente questo libro è la fiera delle banalità, il festival delle consuetudini, la riproposizione dei luoghi comuni più comuni che non si può.
Il lieto fine, scontato, sin dalle prime pagine che descrivono l'incidente automobilistico che si rivelerà galeotto per i due protagonisti, è addirittura imbarazzante per la sua melensa, e bagnata, conclusione.
E poi, siccome non voglio farmi mancare nulla, ma proprio nulla, volevo aggiungere alla mia lamentela anche l'immorale lunghezza del libro che supera le 500 pagine e lambisce il chilo di peso: tutto per farci sapere che due si incontrano, schermagliano un po' nella città tentacolare e indifferente, si pigliano e si lasciano qualche volta, vanno al mare, e si ritrovano alla fine per vivere felici e contenti.
Troppo per quegli alberi tagliati.
Non volevo leggerlo e come sempre, quando faccio qualcosa contro il mio parere, me ne pento.

mercoledì 4 maggio 2011

L'amministratore

di Anthony Trollope - Sellerio

L'Inghilterra vittoriana presenta un fascino particolare. Il suo mondo, la sua società e le sue abitudini. E le sue 'follie' perbeniste e fondamentalmente ingenue.
E Trollope le interpreta in modo magistrale, soprattutto nella 'sagra' di Berchester, luogo immaginario dove le vicende si arrotolano, si rincorrono e comicamente si scontrano.
Il primo libro del ciclo è, almeno per il tempo, dissacrante, perché mette in luce una protesta anticlericale che sembra dei nostri tempi. E racconta la prova d'orgoglio di un uomo che vuole conservare la propria dignità, coscienza e onestà, intellettuale e non.
Il racconto a volte si affatica, non scorre, sembra sudare per la 'salita'.
Ma è una prova straordinaria per chi, come me, ama questa letteratura fatta di racconti familiari, di piccoli borghi e di piccole storie da mettere in piazza.
Un'ultima osservazione. L'avvocato d'assalto è talmente moderno, cinicamente attuale, da far ricordare le figure del foro di oggi che per soldo, o per 'missione' sono disposti a tutto pur di ottenere quanto si sono prefissati.
È una storia di mitezza umana, ingordigia, avarizia, pochezza mentale, dignità e riscatto.

giovedì 24 marzo 2011

Giornata nazionale per la promozione della lettura...

..., qualcuno se ne è accorto?
Oggi il paese si unisce compatto per promuovere e diffondere una dei pochi cibi per la mente che ci è rimasto. Proprio compatto...
Non è un caso che il ministro illuminato dell'economia abbia, non a caso, dichiarato che con la cultura, non è proprio un caso, non ci si mangia. Infatti lui mi sembra si stia inchiattendo...
Ma il problema è che una delle giornate che dovrebbe avere la massima attenzione in un paese come questo - i cui leggere è una parola orribile - sta passando sotto il totale silenzio.
Da anni si parla di agevolazioni fiscali per i libri, di finanziamenti per creare/potenziare biblioteche pubbliche e per la diffusione della lettura, di un ministero della cultura che si occupi di cultura (guarda un po'?), e invece le decisioni vanno sempre in un senso opposto.
Oggi è la giornata delle promozione della lettura, e nessuno se ne accorge, nessuno ne parla...
Forse è la sporca guerra che stiamo facendo, forse è quel dramma continuo del terremoto in Giappone, forse sono le foto delle sciacquette ad Arcore, forse...
E pensare che abbiamo insegnato a leggere, a scrivere e a vestirsi a tutto il mondo.
Buona lettura a chi resiste.

mercoledì 23 febbraio 2011

Il meccanico Landru

di Andrea Vitali - Garzanti

Lascia il segno questo nuova opera di Vitali. Lo lascia negli occhi, nella mente e nel cuore. Il piccolo mondo di Bellano, anche questa volta, diventa il centro dell'universo, crocevia degli equilibri politici, area test per il matrimonio perfetto, terreno fertile per i cialtroni e i gli arrampicatori sociali.
Questa volta l'evento epocale del paesino lacustre è la calata di un gruppo di meccanici specialisti che devono concorrere all'installazione di nuove tecnologie nel cotonificio locale.
Da lì alla rissa nell'evento dell'anno il passo è breve, con commistioni politiche, aspirazioni sentimentali e partite di calcio contro l'odiata Dervio.
Il meccanico Landru rimane solo, con un freddo cane e un vento che taglia la pelle, a fronteggiare il paese tutto con un solo obbiettivo: mungerlo per bene, farsi più donne possibili, per poi scappare con il gruzzolo che è riuscito a mettere insieme.
La fine è tragica-comica, mette tutto a posto, scalza i cialtroni dal loro posto e apre addirittura una finestra sul post liberazione con l'immancabile, italica, piroetta che mette tutto a tacere.
Il libro è bellissimo, ritmico, saltellante, spigliato, comico, divertente, dissacrante.
Leggere Vitali, quasi sempre, è sempre una cosa buona e giusta. Viene trascinato in questo mondo sospeso del passato, con questi personaggi dai nomi dei nostri nonni, con i ritmi rallentati, e con davanti il futuro ancora da disegnare. Con tutte le illusioni che ne comporta.
Prendetelo e leggetelo tutti. Fa bene.

lunedì 14 febbraio 2011

L'ultimo dei Weynfeldt

di Martin Suter - Sellerio.

Una soddisfazione per gli occhi e la mente leggere Suter.
Dal paese del cioccolato e dei coltellini, dei referendum e della scarsa apertura al mondo, a volte arrivano buone notizie, buoni autori, bei personaggi.

Questa prova di Suter, passato per l'occasione da Feltrinelli a Sellerio, ci permette di toccare con mano, di annusare quasi, come deve essere la vita di un ricco ereditario che lavora solo per puro piacere. Ci fa comprendere che con tanti soldi si vive bene - si mangia bene, si ha tutto quello che si vuole, case dappertutto e nessun problema alla fine del mese -, ma ti racconta anche che tutti cercano di approfittarsi di te, che sei solo molto spesso, che le donne ti filano solo per il tuo portafogli e che le giornate in fondo non sono il massimo.
Almeno così è la vita dia Adrian, l'ultimo della dinastia, mercante d'arte per puro piacere, che un giorno si trova suo malgrado al centro di un truffa di quadri falsi battuti all'asta.
La storia è lenta, come lenta deve esser la vita dei ricconi impenitenti. Tutto scorre piano.
Adrian incontra l'amore, forse, la voglia di trasgredire, forse, la voglia di staccare con il passato, forse, la voglia di fuggire, forse.
Il finale è un mezzo colpo di scena, forse, anche se tutti i tasselli, alla fine, vanno al loro posto, e il lettore benpensante può anche stavolta lasciar perdere di farsi troppe domande.
La città, sullo sfondo (credo Zurigo), è molto affascinante, misteriosa.

venerdì 28 gennaio 2011

La versione di Barney

di Mordecai Richler - Adelphi

Io lo sapevo. Sono anni che giro intorno, e anche alla larga, da questo libro. Mi domandavo, ingenuamente: ma come è possibile che mi possa piacere un libro osannato in lungo e in largo da Giuliano Ferrara?
E poi, maledizione!, mi sono fatto convincere, complice anche il battage pubblicitario in occasione del lancio della versione cinematografica.
L'ho iniziato, ho stretto i denti, l'ho finito.
Aldilà della struttura narrativa volutamente confusa e disordinata per fare un po' di scena, questo agglomerato di pagine stampate è uno sproloquio inconsistente, finto, noioso, irritante e decisamente sgradevole. Le povere piante sacrificate per produrre carta così malamente imbrattata, urano ancora vendetta.
Se l'autore voleva fare il moderno Bukowski; se lo scrittore voleva fare il verso ai veri scrittori 'trasgressivi' e disincantati; se voleva andare controcorrente, se voleva lasciare il segno nel piattume letterario di fine secolo inizio millennio; beh, c'è riuscito proprio pochino, anzi per nulla.
Oggi, quindi, abbiamo sul mercato, o nelle biblioteche, un libro sconclusionato, misogino fino ai capelli, un libro che traccia un solco incolmabile tra la letteratura di qualità e quella dozzinale.
E altro che inno all'amicizia...
Chi può ancora, si salvi, mi dia retta!
A costo di essere il solo al mondo che non ama questo libro...

domenica 16 gennaio 2011

Aristotele e i delitti d'Egitto

di Margaret Doody - Sellerio

Sono sempre affascinato dai libri d'ambientazione storica, in particolare quelli che si svolgono nella storia antica. Anche dai gialli. Ma questo non è un libro, è un caos letterario con l'obbiettivo di sfiancare il lettore!
Aristotele e l'io narrante Stefanos ormai li conosciamo per le aloro attività investigative nell'antica Atene, alle prese con le più perfide malversazioni e i più orrendi delitti.
I libri della Doody ci permettono, grazie ala fedeltà delle ambientazioni e i particolari della vita quotidiana, politica e sociale degli antichi greci, hanno un fascino particolare, una seduzione intellettuale unica.
Ma questo è un guazzabuglio, un frappé di persone, azioni, dei, acque e omicidi, dei e coccdrilli di cui a stento si capisce l'origine, il fine e la conclusione.
C'è troppo in questo libro. Troppa gente e troppi fatti senza senso che cascano e accadono in modo inopinato e insulso.
Visto che tutta la vicenda si svolge in Egitto - dove Stefanos viene mandato ad acquistare grano per la città di Atene affamata dalla carestia - non ci si aspetta che 'mezza' città di Atene, a profusione, si precipiti a Menfi, in una progressione irritante, inutile.
Le pagine si riempiono di persone, di fatti, di chiacchiere, rendendo tutto un brodo allungato.
I Sellerio sono piccoli, va bene!, ma quasi seicento pagine, sono veramente troppe.
L'aspeto più interessante è il tuffo nella civiltà dei Faraoni occupati da Alessandro e che, con difficoltà, si stanno 'grecizzando', e che sono alle presi con la fondazione e costruzione di Alessandria d'Egitto.
Le serie danno sicurezza al lettore, ma dopo un po' diventano come un matrimonio secco e ammuffito.

domenica 9 gennaio 2011

Le settima onda

di Daniel Glattauer - Feltrinelli

Emmi e Leo, Leo ed Emmi, una storia infinita che passa attraverso un lungo abbordaggio, una corte spasmodica reciproca, preoccupanti passi indietro, paure sontuose, accelerate improvvise...
Questa capitolo numero due dell'amore cerebrale e anche un po' virtuale, ci fa riassaporare la straordinaria ironia e ficcante velenosità di Emmi, e l'infinita dolcezza e indecisione di Leo.
Due protagonisti del mondo moderno, della sua solitudine, delle sue complicate dinamiche.
In questo episodio i due finalmente si incontrano, si scrutano, fanno finalmente sesso (eccheccavolo!), si pigliano e si mollano in continuazione. Una telenovela infinita fatta soprattutto di sesso cerebrale, forse quello più affascinante e che non ha bisogno di viagra e di solleticanti stimoli intellettuali.
Bellissimo anche questo seguito, con lei che supera ogni fascinazione immaginaria e lui, se possibile, ancora più bambascione.
Sembra che ce ne sarà un terzo.
Comincio a fare la fila stasera in libreria...

Washington square

di Henry James - Garzanti

Romanzo minore, così viene definito, nella produzione intensa di Henry James. Forse minore ma attualissimo. Il tema è uno dei più conosciuti anche oggi: sposarsi bene, piazzarsi in modo da fare vita agiata e senza preoccupazioni. E chi non ci ha mai pensato?
La figlia bruttarella del dottore di moda a New York, ricca per famiglia e per eredità, viene puntata in modo insistente e ossessivo dallo spiantato di turno, dilapidatore di fortune, belloccio e sciupafemmine.
Un abbordaggio in piena regola,naturalmente osteggiato dal padre che la sa lunga, e che finisce in un completo fallimento, nell'infelicità della figlia e nell'oblio più scuro e tetro.
Alla fine però, perdonatemi la bassezza, si vive una certa soddisfazione verso lo spiantato arrampicatore sociale, anche se si guarda con pena alla giovane donzella, ormai donna matura, alle prese con la sua zitellaggine e solitudine.
Meravigliosa NewYork ottocentesca, meravigliosa Washington Square, ancora oggi uno dei luoghi più affascinanti della Grande Mela.

La balia

di Petros Markaris - Bombiani

Lo sapete qual è una delle meraviglie del mondo? Istanbul, Costantinopoli per gli antichi, la città al confine tra due mondi, che si attraggono e respingono con la stessa intensità.
E quando Charitos, commissario ateniese che più mediterraneo non ce n'è, ci casca dentro per una vacanza con la moglie, vive la contraddizione su di sé al cento per cento; anche per l'atavica rivalità e odio violento che i due paesi hanno e hanno avuto in passato, sfociate nei tempi in numerose guerre e rappresaglie.
E quando la vacanza muta rapidamente in un viaggio di lavoro, a causa di una serie di omicidi nella capitale turca che sembrano avere come protagonista una greca, la storia si dipinge di giallo, di nero, ma anche di azzurro del cielo, del mare, piena di odori di cibi, di porto, strade, di vita.
È forse il più bello della serie 'ellenica', il più appassionante, proprio perché ha come sfondo un luogo diverso, lontano, affascinante come pochi.
Impagabili i compagni di viaggio del gruppo in cui il commissario e la moglie sono capitati. Come stupefacente è il commissario turco, ma anche tedesco, compagno di indagine di Charitos.

La caccia al tesoro

di Andrea Camilleri - Sellerio

A Vigata fa caldo e tutto si trascina con fatica, niente succede.
E anche questo libro della saga di Montalbano sembra risentirne.
Scrive troppo Camilleri, troppo di Montalbano, troppo del più famoso commissariato di Ps d'Italia.
Troppe storie, troppi casi, troppi Catarella, troppi Mimì, troppi litigi con Genova.
Ormai sembra tutto un po' scontato in questa Sicilia immaginaria ma non troppo.
Anche la vicenda è un po' traballante, poco credibile, inusitatamente violenta, tra bambole gonfiabili, scannamenti e anziani andati per la tangente.
Uno non può leggerli i libri di Montalbano, ma stanno scadendo, come il buon latte fresco.

Chedi scusa, chiedi scusa

di Elisabeth Kelly - Adelphi

Stona questo libro. Stona perché è pubblicato da una delle più sofisticate iniziative editoriali nostrane.
Infatti questa fatica letteraria è noiosa, leggera, insulsa, non sta in piedi, e sfinisce il lettore che alla fine si fa una doccia e si dedica ad altro.
Io adoro le saghe familiari, anche quelle dove i sentimenti domestici vanno a finire al macero; anche quelle violente, con pessimo finale senza speranze.
Ma questo libro è ammorbante e, nonostante l'impressione, non graffia mai. Ma proprio mai.
Perdetevelo.

Il nipote del Negus

di Andrea Camilleri - Sellerio

Beh, il Camilleri nazionale dà il meglio di sé quando si allontana dal commissariato di Vigata e dimentica Montalbano.
Questo libro è straordinario per uno stile avvincente, per un'ironia formidabile, per una comicità incalzante e per una velenosa critica al regime dei regimi ma anche a tutti i regimi delle banane a cui abbiamo/stiamo assistendo.
La storia è conosciuta ed è inutile ricordarla.
Solo un consiglio. Leggete questo libro, che pur partendo da lontano, ci fa capire come funziona l'Italia di oggi, la politica di oggi, le relazioni di oggi, la cialtroneria di oggi.
Imperdibile.

Portami a casa

di Jonathan Tropper - Garzanti

Spesso la famiglia è un incubo. Spesso è lo specchio della propria vita. Spesso è il punto d'arrivo altre volte il punto di partenza. Soprattutto quando la ritrovi in occasione della morte del padre.
Questo è un libro di grande ritmo, americano fino al midollo, con dialoghi incalzanti, psicanalisi libera e obbligatoria per tutti, gente che va e gente che viene, ebraismo vero o presunto.
Una ricca storia, anche divertente, che fotografa una famiglia costretta alla riunione e costretta a convivere per un certo periodo.
Leggerlo ti fa partecipare, ti fa vivere le dispute tra fratelli, ti fa sentire l'odore dei piatti tipici.
Libro leggero, gradevole e appassionante. Con finale col botto.

venerdì 7 gennaio 2011

Quelli che...

di Beppe Viola - B.C. Dalai

Beppe Viola era un genio della satira, dell'ironia, oltre che un raffinato giornalista sportivo.  Quelli meno giovani lo ricordano a 90° Minuto oppure mentre intervistava Rivera sugli spalti di San Siro sommerso di neve. Altri tempi, altri mondi, altro calcio...
Questo libretto, a differenza di quanto pensassi, non raccoglie perle giornalistiche pubblicate a profusione su giornali o raccontate in Tv, ma è un vero e proprio compendio di alcuni racconti scritti negli anni dal giornalista.
Racconti, sì, veri e propri  racconti che ci spiattellano in faccia una Milano che non c'è più, una mala rispettosa, amicizie vere, sport puliti.
Il tutto condito con ironia sublime, dialetto, violenza, dolcezza e tanta nostalgia.
Guardando ciò che succede oggi, in particolare in Tv, ci manca Beppe Viola, moltissimo...

Mariti

di Angeles Mastretta - Giunti

Ogni uomo ha le sue debolezze. Ogni maschio ama, nell'intimo, farsi del male. Quelli che hanno problemi veri, si feriscono fisicamente. Quelli con un po' più di stabilità mentale, ricercano il loro nirvana autolesionistico con un libro e qualche scampolo di vita reale.
Questo libro, di una donna, che parla di uomini, o peggio di mariti, è un continuo schiaffo sulle facce dei maschietti, un dito puntato contro di noi, una denuncia continua.
E' una carrellata di uomini, di mariti, che servono 'solo' come contraltare a donne meravigliose, a donne che non cedono, a donne che si riscattano, a donne che lottano contro un mondo stupido e soprattutto maschile.
Ma non è sgradevole, anzi. A vole è addirittura delicato, rispettoso, dolce.
E il tutto sgorga dalla penna di una delle scrittrici più straordinarie e formidabili che il nostro tempo ci ha regalato.

Il manoscritto dell'imperatore

di Valeria Montaldi - Rizzoli

Un'altra avventura del monaco inglese, alle prese con un fantomatico manoscritto di Federico II sulla falconeria che divento l'oggetto della 'guerra' tra imperatore e papa.
Il libro è fortemente noioso, un po' insulso e stiracchiato.
Il mondo continua lo stesso a farsi del male anche senza leggerlo.

La finestra dei Rouet

di Georges Simenon - Adelphi

Una vita per procura, un'esistenza 'alla finestra', un'inadeguatezza alla vita.
Uno dei romanzi più tetri e angosciosi della sterminata produzione simenoniana, ci sbatte in faccia la storia di una vita non all'altezza, che prende a prestito quella di un'altra per cercare di lasciare il segno, per non aver vissuto inutilmente.
Fugaci sguardi, lunghe spiate, inseguimenti, sbirciate. Un libro voyeur che trasuda solitudine e pochezza d'animo.
Un brivido di tristezza percorre ogni pagina.
 
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