lunedì 28 dicembre 2009
L'ombra di quel che eravamo
L'11 settembre non è una data infausta solo per l'attentato alle Torri. E' anche il giorno in cui il boia Pinochet, nel lontano 19173, con la sua scellerata e nazista giunta militare, appoggiata da Cia, Fbi e governo americano, ha scalzato il governo di Unidad Popular democraticamente eletto dal popolo cileno.
Questo libro non parla del golpe, anche se ne è figlio. Questo è un romanzo, ai confini con il noir, che narra di vecchiaia, di passato, di ferite che non si rimargineranno mai. Ma è anche un invito a non dimenticare, ad essere convinti delle proprie idee, senza ancorarsi a un ideologismo immobile e asfittico.
E' un inno all'amicizia, anche dopo anni, tra uomini, tra militanti, anche in contrapposizione.
E poi è una prova di surrealismo, di ironia sopraffina, di sogno a metà tra il grottesco e il fantastico.
E come tutti i libri di Sepulveda, che può piacere o no, è scritto in modo sopraffino e sottilmente delicato.
Bello come il sole.
martedì 15 dicembre 2009
Zia Mame
Leggendo questo libro il primo pensiero va a quei film anni quaranta, commedie brillanti, ('Arsenico e vecchi merletti' piuttosto che 'Scandalo a Filadelfia') con quel ritmo infernale e incalzante che faceva tenere il fiato allo spettatore per tutta la proiezione. Ecco questo libro mi ha fatto tenere il fiato, mi ha fatto stare in apnea per quasi tutto il tempo necessario alla sua lettura. Alla fine sei stremato, come se avessi corso i 100 metri!
Non so se Zia Mame mi sia simpatica, se mi affascini, se vorrei avere una zia come lei. Ingombrante, caciarona, cialtrona e decisamente casinara. Questo libro è straordinario non perché la sua storia sia particolarmente seducente, ma semplicemente perché sembra una slitta in una gara olimpionica: parte piano ma subito prende una velocità dirompente, accelera, rallenta poco nelle curve, ri-scatta fino a fermarsi di colpo alla fine della sua corsa, anche per evitare di schiantarsi. Senza perdersi mai, senza mai uscire di pista.
Mettiamola così: se fossi uno scrittore mi piacerebbe scrivere così.
E' un libro da leggere, assolutamente, ma anche da dimenticare altrettanto rapidamente.
martedì 8 dicembre 2009
Pianoforte vendesi
E' un racconto lungo l'ultima fatica di Vitali. Un piccolo libretto che è sospeso tra realtà, fantasia, sogno e mistero.
A Bellano in un anno che non si sa, durante la festa dell'Epifania, un losco figuro si aggira per il paese con un unico obbiettivo: approfittare della confusione consueta per borseggiare a più non posso, indisturbato.
Ma la comparsa di un pianoforte sconvolge la serata del ladro pasticcione. E soprattutto la 'diceria' che il giorno dell'Epifania i morti ritornano sui loro passi e, per un giorno soltanto, riprendono possesso delle loro cose.
E ' una storia fantastica, che balla in continuazione tra realtà e immaginazione.
Vitali ormai ci sta abituando a continui cambiamenti, a salti repentini tra la commedia di paese al giallo, dal drammone al viaggio fantastico.
Questo è una chicca per estimatori. Anche se so che la maggioranza dei lettori non saranno daccordo con me.
mercoledì 25 novembre 2009
Morte a Firenze
L'alluvione di Firenze del '66 io lo ricordo bene, anche perché lo seguivo alla radio sulle ginocchia di mio padre. Fu un'immane tragedia, per i morti, per l'arte, per la comunità, per l'Italia tutta. Forse l'ultima vera e propria prova di unità e solidarietà del paese.
Il libro è di fatto un intreccio tra storia e omicidio, tra tragedia collettiva e perversione maledetta, tra acqua e fango e amore a prima vista.
Bordelli è un commissario border line, al limite tra espressione e depressione, un uomo alla continua ricerca di se stesso.
La prova più dura è finirlo visto il coinvolgimento, nel giallo, di un ragazzino che potrebbe essere il figlio di ognuno di noi.
Il finale è amarissimo, disincantato, triste fino alla morte.
Un giallo non di certo di 'evasione'.
martedì 24 novembre 2009
Se tu non vai al libro, il libro viene a te
Bene ora la storia è vera, più vera della verità. E non nell'isolata Nuova Inghilterra, ma nell'Italia di oggi.
E' dell'editore Mursia l'iniziativa di partire con due Tir attrezzati, che fanno meta nelle più centrali piazze delle provincie italiane, con rimorchi attrezzati come librerie (novemila volumi!), sala conferenze e area caffé.
Un'idea straordinaria, che porta i libri tra le braccia di chi in libreria non ci mette quasi mai piede. Un'iniziativa che cerca di rompere la sonnolenza italica e la resistenza cronica alla lettura.
Una proposta che vuole trovare nuove soluzioni d'acquisto tra le librerie classiche sempre più vuote, tra il libraio di quartiere sempre più raro, fronteggiando l'acquisto di libri su internet sempre più in crescita e con sempre minori margini.
Bella cosa. I libri hanno bisogno di visibilità, hanno bisogno di sostegno di marketing, hanno bisogno di essere chiacchierati. I libri hanno bisogno di case editrici che si interrogano, che si sfidano, che inventano cose nuove. Che hanno la capacità di reinventarsi.
Oggi, sul tema, il silenzio è assordante.
venerdì 20 novembre 2009
Qualche segnale di conforto
Questo pezzo è estratto dall'articolo oggi pubblicato da Repubblica.it, e fotografa il 'consumo' di libri in Italia. E' l'Istat che ce lo dice.
Interessante? Molto. Esaustivo? Non ancora.
Due i dati fondamentali, uno ancora più importante dell'altro.
Il primo ci racconta di un'insperata crescita dei lettori di libri nel Bel Paese, sebben all'interno di una situazione ancora sconfortante.
Ma il dato sicuramente che ci dà speranza è proprio quello che ci dice che i giovani tra gli 11 e i 14 anni leggono molto di più della media nazionale raggiungendo uno straordinario 65%.
Non è fantastico?
Alla faccia degli spocchiosi e boriosi tromboni che tracciano scenari foschi e tenebrosi sulle nuove generazioni rimbambite da Tv+Internet; e solo per conservare il loro ruolo, la loro centralità immobile, il lro potere culturale.
Dobbiamo sempre di più avere la consapevolezza e il coraggio di fare un passo indietro.
Forse due.
domenica 15 novembre 2009
Sant'Ambrogio e l'invenzione di Milano
giovedì 12 novembre 2009
Commedia
Regalino del compleanno. Per la serie de 'I dizionari del cinema', è la classica guida di genere che premette, ai quattro venti, di non essere esaustiva, che i film che compaiono sono scelte personali, che l'autore ha dovuto fare dei sacrifici 'dimenticandone' molti, che ...
Aldilà di ciò, il libro/guida si fa leggere, o meglio si fa consultare, sfrucuglia un po'. Ma soprattutto ha una struttura interessante.
Tra le altre, una parte ci descrive 10capolavori10 del genere che l'autore ritiene tali: con tutte le informazioni necessarie; con la critica, talvolta leziosa; con le indicazioni e con i retroscena. Ma soprattutto con 24 fotogrammi che dovrebbero raccontare il film, la trama, i protagonisti...
Originale, e talvolta centrato.
L'altra, quella più corposa, che ci descrive i film più importanti, che hanno lasciato il segno, degni di nota. E anche qui la struttura delle pagine, l'impaginazione vera e propria, è interessante. Diversa.
Ogni film occupa due pagine: la sinistra con critica, spesso molto leziosa, con trama e notizie varie; la destra con un fotogramma a tutta pagina, o quasi, in cui compaiono a corollario alcune didascalie che non raccontano tanto quello che ci dice l'immagnie, ma ne prendono solo spunto per allargare ad alcuni concetti o a semplici notizie.
Il libro, per gli amanti del genere, è godibile, divertente, interessante. Fa venire voglia di rivederne alcuni di quei film.
Anche se io getterei alle ortiche molti dei film citati e li sostituirei con altrettanti scelti da me.
Ma non è questo il bello delle guide e degli elenchi (Eco docet)?
lunedì 2 novembre 2009
Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria
venerdì 30 ottobre 2009
Tropico del cancro
lunedì 26 ottobre 2009
Una granita di caffé con panna
sabato 17 ottobre 2009
Scherzi della memoria
martedì 13 ottobre 2009
Una sera nell'anno mille
Il mondo editoriale è ormai pieno di libri che ci raccontano la storia, proprio come un racconto, a metà tra la ricerca e il romanzo. Una vena che da una parte ha avvicinato molti alla storia, al suo fascino e alle sue diverse interpretazioni, ma che ha anche banalizzato un po' tutto.
Era il pericolo che vedevo in questo libro, almeno dal titolo. Anche se l'autore è garanzia sopra le parti.
E infatti sono stato smentito. Il libro è una sorta di corridoio sontuoso e approfondito che conduce il lettore nelle stanze buone del Medioevo. Ragionando intorno agli eventi dell'anno mille, vedendo la società medievale in tutte le sue sfaccettature, si raccolgono una serie di dati, documenti e interpretazioni che inducono il lettore più curioso all'approfondimento a seconda delle proprie inclinazioni. Senza mai scadere nel banale, nello scontato, oppure nelle, spesso consuete, considerazioni a margine inutili e romanzate.
E' un libro che affronta un periodo sostanziale della storia dell'occidente, facendo comprendere l'importanza in modo definitivo del passaggio dalla società post impero a quella 'castellana' e poi ai Comuni. Un periodo affascinante, ricco di instabilità e quindi di grandi promesse.
Una meraviglia.
sabato 3 ottobre 2009
La storia dietro ogni canzone dei Beatles
Tre esempi per capire. ‘A hard day’s night’, colonna sonora dell’omonimo primo film del gruppo, scritta dal duo John/Paul, deve il suo titolo a Ringo che alla fine di una giornata dura di lavoro, uscendo dagli studi pronunciò la frase che dà il titolo.
‘Norwegian Wood’, splendido pezzo di Robber soul, racconta una scena di seduzione da parte di Lennon, di certo non un marito fedele, in cui traspare comunque che come sempre, è la donna stessa ad avere il controllo della situazione.
E poi ‘Lucy in the sky with diamonds’, una delle canzoni più famose dei Beatles. Frutto di un’idea nata da Lennon dopo aver visto un disegno del figlio che ritraeva la sua compagna di asilo Lucy O‘Donnell. Tra l’altro recentemente scomparsa.
E così via per tutte le canzone, album dopo album. Una chicca via l’altra.
Se invece volete continuamente rimbecillirvi con la musica techno...
giovedì 1 ottobre 2009
Il gesto di Ettore
venerdì 25 settembre 2009
Torna José!
E anche della notizia del rifiuto da parte della casa editrice dello scrittore in Italia di pubblicare l'ultimo libro, che osava aggiungere critiche al Nano Bagongo, che della casa editrice ne è il proprietario.
Bene oggi, da Repubblica (quella cartacea, non ho verificato se c'è anche sul sito), dalla penna di Umberto Eco, veniamo a sapere alcune cose che rendono tutto meno sgradevole.
1) E' stato pubblicato il libro 'Il Quaderno', e cioè la raccolta dei post pubblicati sul blog. Almeno non ce li perdiamo e possiamo riabbeverarci fino alla noia da tale saggezza. Il libro ha una prefazione di Umberto Eco, per l'appunto.
2) La casa editrice è Bollati Boringhieri. Quindi anche quel problema è stato risolto. E che soluzione!!!
3) Nel mese di ottobre l'autore verrà in Italia per presentare il libro. Occasione ghiottissima per ascoltare dalla viva voce un uomo saggio, premio Nobel, scrittore sublime.
Questa la scaletta degli incontri:
il 9 ottobre a Torino al Circolo dei Lettori
il 10 ottobre ad Alba all'Università
il 12 ottobre a Milano al Teatro Franco Parenti
il 14 ottobre a Roma al Teatro Vittorio Gassman.
Bene, speriamo di conoscerci in una di queste occasioni.
martedì 22 settembre 2009
Un po' più in là sulla destra
martedì 15 settembre 2009
Magari esserci!!!
A partire del 18 settembre, Bath ospita il Jane Austen Festival, che si concluderà nientepopodimeno che il 27 dello stesso mese. Altro che Mantova!!
Il festival avrà una serie di appuntamenti letterari, reading, analisi, ma anche di sapore più mondano e storico. E cioè pranzi dell'era georgiana, lezioni di cucito, visite in città, matrimoni in stile d'epoca. Insomma una vera meraviglia per gli amanti del genere.
Per l'occasione sarebbe necessario e utile una ReadingList, che ci indichi i libri migliori, quelli più affascinanti, quelli imperdibili della produzione della scrittrice inglese.
E invece no.
Jane Austen non ne ha bisogno. Per due motivi.
1) Chi non conosce i suoi libri deve essere punito con il divieto assoluto di leggerli oggi. Un'altra volta si muove e ci pensa prima.
2) Ogni osservazione, analisi, indicazione, suggerimento, pensiero sui libri della Austen sarebbe scontato e non aggiungerebbe nulla a dei capolavori letterari che oggi stanno riprendendosi la scena.
Magari esserci.
Passeggiare tra le strade della cittadina inglese luogo di molte scene dei libri dell'inglese.
Visitare le terme romane, che sono veramente splendide.
Assaporare le atmosfere, in alcuni casi identiche all'epoca.
Seguire gli stessi giochi dell'epoca.
E sentire la signora Bennet gracchiare "che carrozze, che cadetti...".
Se potete, non perdetevene uno dei libri di Jane Austen. Fanno bene alla mente e anche al cuore.
lunedì 14 settembre 2009
Cime tempestose
domenica 13 settembre 2009
ReadingList 7 - Abbey Road, 40anni dopo
Un disco strano, che recepisce i cambiamenti della musica dell’epoca, sancisce in modo esponenziale ormai l’isolamento di ciascun membro del gruppo nei confronti degli altri, impasta un medley straordinario nella seconda parte che si conclude con l’ultima canzone della banda di Liverpool con l’emblematico titolo ‘The end’, di una sola strofa - and in the end the love you take is equal to the love you make.
Ma forse, ed è paradossale!, il disco è ricordato ancora di più per la sua copertina, con i musicisti che attraversano la famosa strada dove avevano e hanno ancora sede gli studios più famosi del mondo.
Una foto che ha fatto epoca, rivisitata e riutilizzata da altre band nel tempo, oltre a essere la foto più ripetuta e reiterata da turisti nostalgici e non.
Il disco è fenomenale, un continuo sali scendi tra rock durissimo e melodie sognanti. Ospita canzoni ormai nella leggenda come ‘Here comes the sun’ di Harrison, oppure ‘Come together’ di Lennon. Ma anche stranezze di Ringo come ‘Octopus’s garden’ e ‘She Came in Through the Bathroom Window’ di Paul.
E’ l’ennesima occasione per rivedere la sterminata - non in Italia purtroppo - produzione di libri e, per quanto è il mio modesto e illuminato parere, quali da leggere e quali dai quali stare alla larga, e molto.
La prima segnalazione ‘obbligatoria’ perché è ufficiale e frutto dei quattro musicisti stessi è il mastodontico The Beatles Anthology - Rizzoli, che accompagnava la raccolta dei sei Cd che ci presentavano tutte le canzoni, con registrazioni diverse in studio, abbozzi di canzone e versioni diverse e stralunate. Il libro pesa chili, è ricco di immagini, fa la cronistoria dettagliata del gruppo. E’ il libro ‘definitivo’ direbbero gli anglosassoni. Ha un solo neo: è un’autobiografia e quindi non è arricchita di una visione dall’esterno. Comunque per chi vuole conoscere il gruppo e non ne sa più o meno niente, questo è il libro di riferimento.
Unitamente a La grande storia dei Beatles di Mark Levisohn, ‘biografo semi-ufficiale’ del gruppo, ed edito da Giunti.
Il libro è una vera e propria guida completa e dettagliata della storia, anno dopo anno, mese dopo mese, con tutti i concerti descritti, oltre che tutta la discografia, i dischi in tutti i paesi con le diverse edizioni. Forse il più autorevole e esaustivo libro mai stato redatto sui Beatles. Da non perdere.
Per chi invece vuole sapere tutto, ma proprio tutto, intorno a ogni canzone scritta dal gruppo, straordinario è La storia dietro ogni canzone dei Beatles, di Steve Turner, pubblicato da Tarabooks. Ogni canzone, disco per disco, viene collocata nel suo tempo, viene descritto il periodo e lo stato d’animo di chi l’ha scritta, da cosa arriva l’ispirazione, le sensazioni, gli obbiettivi, i fini. E’ molto istruttivo leggerlo mentre si ascoilta la singola canzone perché ci consente di trasferirci nel periodo e di comprendere meglio, se possibile, la canzone stessa. E’ bellissimo, anche se presuppone una conoscenza approfondita della dsicografia beatlesiana.
State alla larga, se potete, invece da The Beatles - la vera storia di Bob Spitz, pubblicato da S&K. Un libro che, in tipico stile gossip all’americana, cerca di trovare rivelazioni sensazionali, inutili e soprattutto inverosimili. Non amo questi libri, dai quali in genere sto molto alla larga. Ma visto che si tratta dei Beatles mi sono lasciato convincere ed è l’ennesima conferma. Da lasciar perdere.
Ancora una segnalazione d’obbligo. Tra i numerosi libri di fotografie che cercano di ripercorrere la storia del gruppo, il migliore, il più melanconico ma anche il più emozionante è quello, recentemente pubblicato, di Robert Whitaker.
The Beatles - l’ultima tournée, edito da Gremese, è la storia per immagini dell’ultimo tour di concerti che il gruppo fece prima di decidere di non cantare più in pubblico.
Siamo nel 1966 e il tour, partendo dalla Germania, tocco il Giappone (dove vengono minacciati di morte dai gruppi più oltranzisti e bigotti, per poi passare nelle Filippine dove un presunto sgarbo al dittatore Marcos e alla moglie fece tremare le ginocchia ai quattro baronetti. Le fotografie sono eccezionali, intime, non costruite, dall’interno, e ci fanno cadere nel gruppo come quinto membro. Bellissimo.
giovedì 3 settembre 2009
Oddio, e adesso?
Saramago chiude il suo 'Quaderno' il suo blog, che solo in un anno era diventato un punto di riferimento, non solo letterario, per chi ha la mente libera.
Nell'articoletto del Corriere che riporta la notizia, si racconta che la decisione è stata presa dall'autore portoghese perché deve dedicarsi alla scrittura del suo prossimo libro. In più Saramago calca la mano: questa è stata un'esperienza positiva e stimolante, ma comunque, indipendentemente dagli impegni, non verrà ripresa.
Una stretta al cuore. Il Quaderno di Saramago è un esempio formidabile di comunicazione con i propri lettori attraverso il web. Un appuntamento periodico al quale non mancavo mai.
Tant'è. Come tutte le cose di qualità hanno una vita breve, come tutti i miti. Ci mancherà.
Per avere 'notizie' dell'autore aspetteremo le uscite dei suoi libri, speriamo ancora numerosissimi.
mercoledì 2 settembre 2009
Nereo Rocco
Sono sicuro che il Paròn dall'alto ci guarda e ci insulta cordialmente, tutti i giorni. E non solo per come è ormai messo il calcio nostrano, ma anche per tutto il resto. Rileggerlo, riassaporare le sue cordiali bordate, respirare ancora l'aria di quegli anni: questo il merito assoluto di questo libro, versione aggiornata e rimpinguata dell'edizione originaria di qualche anno fa.
Rocco rimane nell'immaginario collettivo del regno di Eupalla (Brera docet) una figura centrale per la sua umanità, per la sua capacità di tenere insieme la squadra che allenava, ma anche per le sue intuizioni tattiche che tanto hanno fatto vincere le squadre che ha allenato, Milan in primis.
Un uomo burbero, che parlava praticamente solo in dialetto triestino, ma che riusciva, anche con una violenza verbale al limite, a tirare fuori il meglio dell'uomo e del calciatore. Un punto di riferimento nell'Italia degli anni '60, non solo del calcio.
Il libro è cronologico nel suo racconto, ma ha anche pagine dedicate alle persone che più gli sono state vicino: Rivera, il medico Monti, Cudicini...
Troppo facile lasciarsi andare ai paragoni con l'oggi, e quindi non li faccio.
Ricordo solo da bambino/ragazzo le sue interviste alla 'Domenica sportiva', la sua tuta in panchina nelle poche partite viste allo stadio, e le interminabili interviste con Gianni Brera intorno a un tavolo coperto di bottiglie vuote.
Altri tempi, altro calcio, altro mondo. Migliore o peggiore non so, ma sicuramente più affascinante e genuino (anche se con tasso alcolico da ritiro di patente immediato).
domenica 30 agosto 2009
Come si scrive un giallo
E come si scrive un giallo? Boh. Per tutti noi aspiranti scrittori, sognatori di successi letterari globali, che ci vediamo ogni giorno in affollatissimi reading di fronte a centinaia di lettori affascinati, un libro del genere potrebbe essere la scorciatoia verso il successo di pubblico e di critica. E, come è naturale, invece non è così.
L'autore - 'l'inventore' di Padre Brown - ci suggerisce in particolare cosa non fare se vogliamo scrivere gialli di successo. E ci indica alcune dritte.
Ma il libro è fondamentalmente un divertissement ironico e leggero per farci capire il reale valore delle fatiche 'gialle', ancora al tempo (l'autore è morto nel 1936) ritenute di seconda scelta e popolate da presunti autori di ripiego.
Il libro è bellissimo, piccolo, una vera chicca per la mente.
Sellerio ci abitua sempre meglio.
venerdì 28 agosto 2009
Viale Bianca Maria
Questo libro l'ho trovato per caso nella biblioteca in montagna, era di mia madre. Non l'avevo mai notato, nascosto tra una montagna di gialli che mia madre adorava. Libro strano, datato ma contemporaneamente ultramoderno.
Un gruppo di amici, anni '60, che si rivede e reincontra tra Milano, Roma e amene località di villeggiatura. Gruppo di amici fatto di uomini di spettacolo, professioonisti, cantanti, artisti. Uomini semi-realizzati, donne annoiate, soldi per tutti e un'infinita tristezza che accomuna tutti, anzi che li lega.
Una storia sull'Italia del boom economico, della buona società ormai in crisi, sulla solitudine dell'uomo.
Il libro è di inizio anni '60, quindi anticipa una serie di tematiche e di riflessioni sulla società, sul sopravvento dell'economia sulla vita di tutti, e sulla impossibilità di fermare il tempo.
E' ostico, caustico, dolorosamente ironico.
Da leggere con attenzione, molta.
mercoledì 19 agosto 2009
Il matematico impertinente
Lo leggo da buon ultimo. Il titolo è del 2005, ormai anni luce fa, almeno per certe pagine che cozzano violentemente contro un'attualità ben peggio di quella descritta. Per il resto il libro affonda la lama senza esitazione, soprattutto in temi come la politica e la religione e la logica, sicuramente più immediati al lettore con cognizioni scientifiche non sufficienti.
Leggo in giro per la rete commenti scostanti e irritati al libro. Addirittura alcuni definiscono Odifreddi un 'fondamentalista della logica'. Per prima cosa credo che per l'autore sia un complimento. Come seconda, mi sembra, come sempre, che appena qualcuno 'faccia saltare' gli schemi comodi in cui ci culliamo da duemila anni il lettore, anche illuminato e non solo quello bigotto (bigotto anche dal punto di vista sociale non solo religioso), si arrocca, si infastidisce, non accetta.
Come fa la Chiesa oggi, che annusa sempre di più la sua fine e quindi si chiude sempre di più tra le mura del suo stato, lanciando anatemi, scomuniche, minacce.
Il libro ha alti e bassi, a volte è più convincente altre lascia un po' a desiderare.
Ma colpisce la determinazione, la convinzione, la forza delle idee, ma soprattutto dei dati, presentati da Odifreddi.
Le chicche vere proprie sono le interviste, vere o immaginarie che siano.
E sopra tutte quella a Saramago: la parte finale è da Nobel (ma va?).
lunedì 17 agosto 2009
Il silenzio dei chiostri
Intendiamoci, sempre divertenti e appassionanti i libri della Gimenez. Sempre ironici, dissacranti per certi versi, rassicuranti per altri. Insomma una buona lettura, estiva e non, dei buoni gialli investigativi pieni di tensione al punto giusto. Ma qualcosa sta cambiando nei libri della scrittrice spagnola, e non in meglio.
Due gli aspetti 'preoccupanti' che emergono da questa ultima fatica.
Il primo che riguarda la vita familiare dell'ispettore, neo moglie di rinomato architetto. Che ha reso l'ispettore Delicado l'antitesi di tutti i detective/ispettori/commissari che popolano le stazioni di polizia - letterarie - di tutto il mondo. Tutti sono divorziati o in via di farlo; tutti sono stramaledetti, soli, sporchi e anche un po' cattivi; tutti sono tristi e abbandonati; spesso hanno figli con i quali non riescono avere rapporti normali; a volte non riescono ad averli. L'ispettrice catalana invece è sì burbera e francamente, a volte, da prendere a pesci in faccia, ma in fondo è una snob medio borghese che, con il matrimonio, ha acquisito anche uno status sociale ed economico da far invidia. Questo aspetto emerge in modo determinante nell'ultimo libro, con l'autrice che cerca a ogni pagina di riportarla sulla retta via della solitudine 'maledetta'; la protagonista rintuzza ogni volta l'attacco e si rifugia, borbottando solo di maniera, tra le braccia rassicuranti del bell'architetto, dei suoi figli, della sua bella casa, e delle sue belle cene di alto bordo.
Insomma Petra è sempre cafona e aggressiva, ma ha perso la sua carica trasgressiva, diventando una buona moglie, un po' viziata, ma in fondo omologata.
Il che ci porta al secondo aspetto.
Il libro è anche più divertente degli altri, ricco di frasi ironiche, battute al veleno, comicità esilaranti. Ma ormai il tutto è incastrato in un quadretto medio borghese, con i suoi rituali, e il giallo si avvicina più al rosa che al nero. A vantaggio del grande pubblico variegato, avvicinandosi però sempre di più a Lyala.
In fondo gli anni passano per noi, per Alicia Gimenez-Bartlett e quindi anche per l'ispettore Delicado.
lunedì 10 agosto 2009
La lunga attesa dell'angelo
Ignoro totalmente lo scopo di questo libro. Raccontare? Sfinire? Irretire? Mostrare culturalmente i muscoli? Ammazzare definitivamente anche il più solerte dei lettori?
Un libro tremendo, questo.
Un libro che elimina fisicamente il lettore, anche quello che ha un'incurabile curiosità per la storia, per la storia dell'arte, per il rinascimento. E che è affascinato dalle ricostruzioni psedu-storiche, dalla storia romanzata, dalle biografie vere o presunte dei grandi.
La storia del Tintoretto come un continuo flash back dal letto di morte dello scrittore, che si guarda indietro e si rivede nella sua vita ormai alla conclusione. Un libro cupo, stirato in continuazione, in cui molto è sottointeso, e tanto altro è ripetuto fino alla noia.
Nobbuono dicevano a 'Quelli della notte'.
L'uomo che andò in fumo
Tempo d'estate e quindi tempo di gialli. Ma quelli seri, raffinati, di pura seduzione.
La coppia svedese degli anni '60 è arrivata alla sesta prova della stampa dei loro dieci(?) lavori letterari. E questo è sublime, credetemi.
Un'indagine all'estero per il commissario Beck, in Ungheria, oltre cortina, nella bocca del 'mostro' comunista. Un caso complicato che però rimane si centrale nella narrazione, ma che lascia lo spazio per la stragrande parte del libro, alla permanenza del detective di Stoccolma a Budapest, al contatto con la città, il suo mondo. E' bellissimo non respirare la solita tiritera che qui da noi l'ha fatta da padrone nello scontro politico nostrano. E' bellissimo accorgersi (ma guarda un po'!) che in fondo anche tra le braccia dell'orco comunista si viveva una vita normale, fatta di caldo, di famiglie in vacanza e, perché no?, anche di crimine e cattiveria.
Con una polizia molto più al servizio della popolazione di quanto immaginiamo noi.
E' ovvio è pura narrazione e invenzione, ma da noi, nell'occidente più occidente, ogni volta era un'occasione per attaccare, smitizzare, terrorizzare...
Il caso poi si risolve tutto in Svezia, alla faccia dei peggiori detrattori.
Continuano a essere bellissimi questi libri del grande nord. Una prova di più del 'fiuto' letterario di Camilleri che li ha segnalati all'editore.
domenica 2 agosto 2009
Un sabato con gli amici
Si vedono i libri pubblicati da Sellerio e quelli pubblicati da Mondadori del maestro siciliano. Sono diversi, aldilà di Montalbano e Catarella. Diversi e, mi perdoni sempre il maestro, di serie B. Un po' truculenti, eccessivi. Una sorta di lato B del disco, quando c'erano i 45giri.
Questa è una storia allucinante, fatta di nevrosi, di infanzie perdute, di traumi permanenti. In un gruppo di amici, forse attratti gli uni dagli altri dalle rispettive turbe mentali. Già questo è un elemento narrativo che lascia perplessi.
Ma il tutto si consolida e manifesta in una serata, l'ennesima, in cui la follia di ogni protagonista raggiunge la sua massima espressione.
In questo libro tutto è troppo, e quindi si arriva alla fine con un senso di fastidio, ma anche di liberazione.
Io credo che questi siano i libri 'fast food' dello chef di alto bordo Camilleri.
giovedì 30 luglio 2009
Il viaggio dell'elefante
Pronti? Si parteeee! E l'elefante salomone (rigorosamente in minuscolo), lentamente, passo dopo passo, dalla lontana Lisbona, passando per la Spagna, si muove per raggiungere, come un pacco regalo, la fredda Vienna.
Il libro va letto come se il lettore fosse sulla groppa dell'elefante che dondolando si muove nell'Europa del lontano cinquecento. Tra cerimoniali quotidiani, arciduca spocchiosi, comandanti di truppa leali e affidabili, preti in preda alle peggiori superstizioni e cornac indiani - chi accudisce e guida, in perfetta simbiosi, l'amico elefante - contornati dai mille dubbi.
La storia, grottesca nel suo profondo, è tenuta insieme da un'ironia e da un distacco che lascia il lettore sprovveduto, e non, in uno stato di perenne invidia letteraria. E per sopravvivere alla vergogna, corre a prendere tutto quanto ha scritto nel tempo e, di nascosto, lo getta via. Senza neanche passare per il riciclo.
lunedì 20 luglio 2009
La guerra dei figli
di Lidia Ravera - Garzanti
Il terrorismo, gli anni ’70, l’attacco al cuore dello stato, il delitto Moro. Temi forti, sconvolgenti, pieni di sangue e dolore. Saggi, racconti in prima persona, pentimenti, romanzetti di bassa
qualità. Molti sputansentenze senza arte né parte, solo al soldo del potente di turno.
Questa fatica di Lidia Ravera è totalmente diversa di tutte quelle che ho già incontrato e che hanno affrontato il tema della ‘guerra civile’ in Italia in quegli anni.
E’ l’unico libro che affronta il tema della deriva terroristica dal di dentro di una famiglia. Ma soprattutto con gli occhi di una sorella, minore, della ‘compagna che ha sbagliato’.
E’ impressionante vedersi catapultare all’interno delle dinamiche familiari - come se fosse la tua! - alle prese prima con una sana e pulita ribellione, poi con un contrasto che porta alla ‘fuga’ dalla famiglia, e poi ancora, drammaticamente, doversi misurare con la clandestinità di una sorella, con le sua azioni criminose e con il suo forzato esilio.
E il libro, almeno per me, è tutto lì.
L’evoluzione di una rapporto tra sorelle, da sempre unitissime, da amore, complicità, copertura reciproca e trasgressione adolescenziale, per poi diventare angoscia e preoccupazione, fino a sfociare nella presa di coscienza e quindi nell’abbandono di un rapporto che ormai non poteva più esistere.
Un libro, duro, intimo, trascinante in alcune parti. Un libro che trasuda sofferenza, quella vera. Un libro sulla fine di un amore, quello più puro, tra sorelle (o fratelli).
La Ravera è straordinaria. Anche questa volta.
martedì 14 luglio 2009
domenica 12 luglio 2009
La danza del gabbiano
lunedì 29 giugno 2009
Dammi mille baci
giovedì 25 giugno 2009
Il treno dell'ultima notte
Il treno come protagonista di un libro. Il treno come luogo di incontro, di racconto. Il treno come luogo di meditazione, di speranza, e di illusione.
Il treno come viaggio nella storia.
E quindi i campi di concentramento, le speranze della rivoluzione ungherese sedate nel sangue, le illusioni di un’ideologia sotterrata dalla bassezze dell’uomo, le tensioni della guerra fredda, l’amore conservato nel tempo che si infrange contro il dolori di una vita. E’ un libro buio questo. Tutto sembra avvenire nella penombra, nel freddo. Non ha luci.
Ti lascia alla fine con una tristezza in più, con una quota di maggioranza di dolore e di disillusione. Ufff, non ti aiuta proprio!!!
E dopotutto un libro con una protagonista che si chiama Amara la dice lunga..
qdwsipu24k
martedì 23 giugno 2009
ReadingList 6 - Solstizio d’estate
Assassinii estivi Delitto di mezza estate è uno dei libri della saga dell’ispettore Wallander. Ed è uno dei libri di Henning Mankell che conferma che la letteratura cosiddetta gialla ha ormai raggiunto, e talvolta superato, in qualità e in stile, la narrativa classica da molti ritenuta ancora di serie A. Questa è la storia di un serial killer che uccide per un desiderio incontrollabile di negare la fine della felicità e la sua conseguente delusione. Un tema non banale, soprattutto in un mondo come quello nordico freddo e distante. I libri di Mankell sono lunghi, per nulla tetri, per nulla volgari e violenti quel tanto che basta. L'editore è Marsilio. Dalla fredda Scandinavia alla torrida Grecia e alla soffocante Atene. Immagino che molti conoscano il commissario Charitos, il Montalbano ellenico. Molte le sue indagini fin’ora pubblicate, ma questa, l’ultima che ho letto io, ha un che di insolito, inquietante. La lunga estate del commissario Charitos, di Bompiani, è un mix perfetto tra crimine, politica e informazione. E tutti e tre non fanno una bella figura. Si narra di un sequestro di una nave, a bordo della quale c’è anche la figlia del commissario, e di una serie di delitti che avvengono sulla terra ferma. Splendide, come sempre, le atmosfere, così come l’ironia e la nostalgia. L'autore si chiama Petros Markaris. E per non farci mancare nulla, ecco L’estate del mundial (edizioni Tropea) di Colaprico e Valpreda. Il maresciallo Binda, alle soglie della pensione, è alle prese con due casi in parallelo: il primo relativo alla morte di Roberto Calvi, il secondo per la morte di una ex-soubrette. Si narra di una Milano anni ’80, che, è un paradosso, ormai non c’è più.
Nostalgie estive Di Alberto Vigevani abbiamo già parlato. Il suo Estate al lago (Sellerio), è una storia tra le due guerre, di un giovane adolescente del lago di Como e delle sue vacanze a cavallo tra l’adolescenza e la maturità. Sono vacanze estive all’insegna della scoperta del sesso, dell’amore, dell’amicizia, della sofferenza e dell’abbandono. E l’atmosfera anni ’30 che fa da sottofondo è un meraviglioso collante alle vicende talvolta banali, ma spesso intense e ricche di avventure. E’ perfetto per sognare un po’ e per rivivere sensazioni ‘ormai sopite’. Conoscete William Trevor? No? Male. Sono belli i suoi libri, e scusate la banalità, scritti bene. Morte d’estate è, per quanto abbia letto io, il migliore. E’ la storia di un lutto, improvviso, che rende vedovo il protagonista, con relativa figlia a carico. Ma la storia, che sembra all’inizio fatta solo di dolore e solitudine familiare, prende a un certo punto una piega inaspettata, virando velocemente verso le tinte di giallo, nuove presenze e con assassinii. Il libro è pubblicato da Guanda.
Classici estivi E come dimenticarsi di Edith Wharton e del suo Estate (La Tartatruga)? Una storia tra solitudine, voglia di riscatto, amore e società perbenista repressiva. Il tema caldo della critica a una società chiusa e bigotta torna anche in questo lavoro ‘minore’ della Wharton. Il libro cattura, ti fa schierare, ti aiuta a prendere le parti. Leggerlo fa bene. E poi uno dei più grandi, Cesare Pavese. La bella estate (Mondadori) è un racconto che ci coinvolge nel passaggio all’età adulta di una adolescente. Una giovane ragazza di orgini umili che improvvisamente viene a contatto con un gruppo di studenti eternamente fuoricorso, pittori sfaccendati e intellettuali di mezza tacca. Con loro prenderà visione della vita reale e delle sue illusioni.
L’ultima segnalazione è lontana anni luce dalle sue sorelle qui sopra. L’estate è anche vacanza, viaggi e guide. E’ quindi d’obbligo uno sguardo, sicuramente molto meno ‘impegnato’, a Un giorno viaggiando...The Lonely Planet story. E’ la storia di Maureen e Tony Wheeler, i fondatori della famosa casa editrice di viaggi che oggi è sempre di più il punto di riferimento di chi vuole conoscere il mondo ‘girando’. Ricordi, incontri, aneddoti, avventure, persone, luoghi: il tutto frullato e versato nel bicchiere del lettore senza troppi complimenti. Pubblicato da Edt.
venerdì 19 giugno 2009
Non vi lascerò orfani
Dopo le prime 60/70 pagine l'unico pensiero che avevo era: ma perché? Perché ha scritto un libro così? Dopo ho capito, e credo molto bene.
Due le chiavi interpretative che individuo in questo libro.
Prima - Il libro della Bignardi è un pellegrinaggio. Ma non un pellegrinaggio di festa, dove si viaggia, si prega e si è sintonia con Dio. No, un pellegrinaggio in cui si si deve espiare tutte le colpe, tutti gli errori, tutte le 'cattiverie'. Un percorso per rendersi puri, in cui si soffre. E' una sorta di 'autofustigazione' virtuale che si attiva spesso dopo la morte di un congiunto, in particolare dopo la perdita dei genitori. E' una sorta di risoluzione finale. E il rapporto conflittuale che la Bignardi descrive nelle sue pagine lo conferma.
Seconda - Quando se ne va tua madre per sempre, almeno così l'ho vissuta, hai voglia di ricordare. Tanto. Tutto. E allora apri cassetti, riguardi foto che non ricordavi di avere, riallacci rapporti con parenti dimenticati, parli del passato con fratelli. Tutto serve a far rivivere la tua vita passata con chi ormai non c'è più. Ti fa sentire bene parlarne, ricordare.
Questa seconda interpretazione ha salvato il libro ai miei occhi.
Lo sapessi fare, lo farei anch'io.
Il libro è molto asciutto, lascia poco all'emozione. E' questa la sua forza.
mercoledì 17 giugno 2009
Noi che abbiamo fatto La dolce vita
"I significati sono tanti. Il cuore del film, tradotto in parole povere, eccolo qua. Vogliamo avere un po' più di coraggio? Vogliamo piantarla con le fregnacce, le illusioni sbagliate, i qualunquismi, le passioni sterili? E' tutto rotto. Non crediamo più a niente. E allora? Tutto questo detto molto virilmente, senza nostalgie, senza sentimentalismi".
Questo un brano di un'intervista a Federico Fellini riportata dal libro, circa un anno prima dell'uscita del film. Parole violente, che tra l'altro trasudano modernità in modo preoccupante.
Il libro è un racconto dettagliato della preparazione, degli inghippi, dei litigi prima del film, della sua realizzazione. Ma anche delle reazioni (violente) dopo le sue prime proiezioni. Il tutto condito con informazioni postume, aggiunte in questa edizione, tramite notizie raccolte ma soprattutto interviste a decine di anni dall'uscita del film.
Ma è soprattutto un diario di come è nato questo capolavoro del cinema onirico felliniano.
Bisogna conoscere bene il film per stargli dietro. E' forse il suo unico difetto.
domenica 14 giugno 2009
Jane Eyre
Sfinito da cotanta letteratura moderna, dalla sua debordante presenza, ogni tanto devo riprendere fiato rifugiandomi nel classico, che più classico non si può.
Jane Eyre, libro di punta di una delle sorelle Bronte, è uno splendido propellente in tempi di crisi come questi.
I tempi del drammone ci sono tutti. Maltrattamenti, orfanotrofi, abbandoni, amori irrealizzabili, fughe, stenti, lacrime e passioni. Ma il libro è un costante riscatto, un continuo spronare il lettore, al quale la scrittrice si rivolge direttamente, a non mollare mai, a vedere sempre il meglio dietro al male, a non perdere mai la speranza.
E infatti l'eroina (sempre di donne si parla...) trova sempre un aiuto, un lavoro, un'amicizia, un'eredità che la rende ricca e finalmente corona il suo sogno d'amore.
E il finale è chiaro, definito: e vissero felici e contenti.
Splendido, anche se, secondo me, molti non saranno d'accordo, Jane Austen è imbattibile.
venerdì 12 giugno 2009
Passami il sale
Evoluzione naturale di un’utopia? Narrazione di una sconfitta? Storia di un’illusione?
Questo libro è uno splendido esempio letterario di cronaca di vita vissuta. Clara Sereni, scrittrice, si trova coinvolta nelle vicende politiche della sua città, diventando vice-sindaco in una giunta di sinistra. E dopo due anni perde. Il libro è la narrazione di un tentativo, apparentemente sconfitto, di gestione della cosa pubblica in modo pulito, democratico e con quello spirito di servizio che dovrebbe essere alla base di ogni cittadino prestato alla cosa pubblica. E’ il racconto di una delusione sì, ma soprattutto è un inno a non mollare, a non farsi sedurre dalle false promesse di chi vende fumo, a non voltare pagina saltando sul carro dei vincitori.
Parole forti, in un momento di buio politico e di sconfitte a ripetizione. Se volete vedere di che pasta sono fatte le donne ‘pulite’ allora leggete questo libro.
Anche per avere ancora una speranza, sebbene piccola.
lunedì 8 giugno 2009
La ragazza del secolo scorso
Chi approccia questi libri che raccontano esperienze politiche tra le file comuniste del secolo scorso, in genere si aspetta un'abiura, una dichiarazione di resa, un arrendersi su tutti i fronti. E rimangono, molto spesso, delusi.
Rossana Rossanda è parte della storia del nostro paese, la parte migliore. Una donna che per tutta la vita ha letto, studiato, lavorato e combattuto per una società più giusta, diversa, migliore.
Questo libro è il racconto, dettagliato e talvolta freddo nella sua essenzialità, della sua esperienza politica, delle lotte intraprese, delle crisi in corso d'opera, delle sconfitte.
E' la storia di un impegno che trasale le necessità e le ambizioni personali.
Ma soprattutto, come dicevamo, non è una resa. Anzi è una conferma. Con la forza della ragione e del tempo che passa.
sabato 6 giugno 2009
ReadingList 5 - Arrivano i nostri
Il tema della guerra è sempre stato oggetto di racconti, scenario di storie più o meno affascinanti, accompagnata da una saggistica ricca e corposa.
Io ho scelto libri lontani dalle urla editoriali. Libri intimi, che raccontano storie, vere o inventate, che si sono sviluppate e terminate prima, durante e dopo gli anni bui del peggiore conflitto che la storia ha conosciuto.
Avete mai letto Legami e conflitti (lettere 1931-1965) di Alberto e Giovanni Pirelli, Archinto editore?
E’ una raccolta epistolare tra il padre Alberto e il figlio Giovanni Pirelli.
E’ la storia di una frattura, di una differenza sostanziale, di una lontananza generazionale.
E’ la storia di scelte che a un certo punto divergono, come spesso capita tra padri e figli, anzi che scelgono direzioni opposte. Ma è anche uno sguardo acuto e variegato di trent’anni di storia politica italiana.
La guerra e le sue spaventose aberrazioni, come l’olocausto. Siamo abituati a vedere questo scempio dell’umanità, almeno chi non ha avuto coinvolgimenti personali e familiari, dal di fuori, come un ‘fatto’ storico. Non conosciamo le storie personali, i drammi dei singoli.
Due libri, di cui uno famosissimo, ci danno una prospettiva più intima, familiare di questa vergogna.
Il primo è proprio Se questo un uomo, Einaudi, libro racconto dell’arresto e della prigionia in campo di concentramento di Primo Levi. Una storia atroce fatta di sorprusi, torture, psicologiche e non, persecuzioni, lotte per sopravvivere. Una storia che ci fa toccare con mano quali drammi i perseguitati hanno dovuto subire. Eppure questi racconti sono di una freddezza, di una lucidità che lasciano sgomenti. Un dramma che si è poi concluso, parecchi decenni dopo, con il suicidio dell’autore. Il libro è bellissimo, da far leggere ai propri figli, per non dimenticare, mai.
Il secondo è Destinatario sconosciuto di Catherine Kressmann Taylor, Rizzoli, un libretto gustoso che narra della storia di un’amicizia interrotta dall’inizio delle persecuzioni razziali in Germania. Due amici che improvvisamente si ritrovano su fronti opposti. Il libro è straordinario anche perché ci accompagna alla fine con una sorta di vendetta che mette tutti a tacere.
Suite francese, Adelphi, è un volume che riunisce due dei cinque romanzi che l’autrice Irene Némirovsky intendeva scrivere e che non riuscì causa il suo arresto e relativa deportazione al campo di Auschwitz. Il primo in particolare ha una capacità fotografica di raffigurare la realtà narrata. E’ la storia dell’esodo dei parigini a pochi giorni dall’arrivo delle truppe naziste. E ci riporta con esattezza le sofferenze, le pochezze, le angosce di una multitudine di uomini e donne alla sbando e terrorizzata. Ma indipendente dai racconti singoli, il volume ci riporta una scrittura formidabile e rarissima.
E Il casellante di Andrea Camilleri, come sempre Sellerio, ce lo dimentichiamo? Una storia d’amore totale, che annienta un uomo pur di seguire, e non perdere, la propria donna. Una storia d’amore che si aggroviglia con lo sfondo dello sbarco degli alleati in Sicilia. Non perdetevelo, mi raccomando, vi riconcilia con la vita e con la voglia di vivere.
La Storia di Elsa Morante, da Einaudi, è un esempio di letteratura. Punto.
Una storia familiare che attraversa tutta la guerra e non solo e che ci presenta ‘un’eroina’ dei tempi moderni alle prese con violenza, sorprusi, difficoltà quotidiane, stenti. Con una figura su tutti, Useppe, bimbo nato dalla violenza subita dalla donna a opera di un tedesco. Questo libro è la Storia.
E per ultimo Il giardino dei Finzi Contini, Mondadori, storia di un amore, eccessivo e struggente come solo quelli giovanili sanno darci, con il dramma delle deportazioni che si avvicina, pagina dopo pagina, in modo inesorabile. Giorgio Bassani è stato un autore meraviglioso e ci ha raccontato pezzi di storia come pochi hanno saputo fare.
E poi ce ne sono tanti altri. Il paese dei mezarat di Dario Fo, Treno 8017 di Alessandro Perissinotto, ma anche i libri di Piero Chiara, di Andrea Vitali di...