venerdì 4 maggio 2012

Galeotto fu il collier

di Andrea Vitali - Garzanti

Vitali è meglio dello sciroppo della tosse, dell'aspirina con il mal di testa, dell'antidepressivo dopo una delusione d'amore. Vitali è una certezza per volare via con testa e corpo in un mondo che non c'è più e scappare dall'oggi sempre più improponibile.
Questa volta la Bellano degli anni Trenta ci mostra un intreccio di famiglie e denari che ha a dir poco del miracoloso.
Possiamo fare un gioco, tutti insieme.
Prendiamo madri ossessive, giovani che scalpitano, monete d'oro dai medievali ricordi, piccoli poteri locali, il Ventennio sempre più anacronistico e ripiegato sulle sue pochezze umane, e giovani nipoti orrende da piazzare.
Mettiamo tutto in un frullatore, a motore letterario.
Accendiamo e... via.
Il problema che ci vuole un Vitali che sappia mettere insieme la storia, assemblarla con uno stile e un linguaggio adatto, scriverla e poi pubblicarla.
Le storie di Vitali, leggendole, sembrano 'facili'. Scorrono rapide e senza freni come le acque del fiume Pioverna nel famoso Orrido che attira tanti turisti nella cittadina del lago.
Sembra facile, ma non lo è.
Vitali ha questa capacità di trascinarti nella storia, fartela vivere, farti vedere le vie, l'acqua, le bellezze e le bruttezze degli abitanti, come pochi sanno fare.
E pazienza se poi, come qualcuno dice, le storie alla fine sembrano tutte uguali.
È la sua forza. È la vita che in fondo è tutta uguale e che si ripete fino alla noia.
E Vitali ce la rende meno noiosa.
Una unica osservazione. Questo libro ha una marea di cosiddette 'parolacce'. Non so se sono io che durante la lettura ho 'avvertito' di più la loro presenza, se è sempre così, o che altro.
A volte cascano meravigliosamente nel testo, dando quel tocco in più geniale e dai tempi perfetti. A volte secondo me sono superflue.
Senza fare il moralista, intendiamoci...

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