martedì 19 giugno 2012

Il materiale del killer

Starò invecchiando, starò diventando un bacchettone della peggiore risma, ma ormai i libri 'volgari', pieni di espressioni scurrili mi stanno ormai naturalmente stretti. E quindi non mi piacciono, ma proprio per nulla.
L'ispettore Ferraro sta diventando un personaggio un po' disgustoso, un po' tonto, un po' a rimorchio, un po' furbino e un po' insopportabile.
E, mi perdoni Biondillo - che ho sempre apprezzato - anche la storia sta in piedi con stampelle claudicanti e con grande fatica.
Questo intreccio tra rivoluzionari venduti al migliore offerente e carceri e malavita nostrane, risulta essere ostica al lettore - cioè io - perché non è realistica, si inceppa, è stilisticamente forzata.
E anche quello scenario sullo sfondo di Milano e delle sue contraddizioni, elemento portante di tutti i precedenti libri dell'autore nostrano, in questa fatica scompaiono visto che si è integralmente in trasferta, tra metropoli come Lodi e la capitale vera di questo disastrato paese.
È vero che il lettore seriale ama ritrovare i suoi contorni, libro dopo libro, ma è anche vero che lo scrittore seriale, se vuole esserlo, deve mantenere alcuni capisaldi senza tanti colpi di testa.
Il lettore seriale, ammettiamolo, in fondo è tradizionalista, conservatore, reazionario.
E lo scrittore seriale, se tanto vuole fare il rivoluzionario, deve saper conciliare i due opposti.
Eccheccavolo...


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