mercoledì 22 ottobre 2014

Lo strano caso dell'apprendista libraia

di Deborah Meyler - Garzanti

Ho l'obbiettivo assoluto mondiale intergalattico di leggere tutti i romanzi mai pubblicati al mondo che raccontano storie sui libri, sui luoghi dove i libri vengono venduti e sugli scrittori. Con questo sono cascato male.
Tutto ok, un libretto piacevole che racconta una storia minimal su libreria, librai, persone che ruotano intorno e soprattutto sulla storia d'amore (e di gravidanza) della protagonista.
Piacevole soprattutto forse sotto un ombrellone o all'ombra di un pino secolare perso tra i  monti alpini.
Ma nulla più.
Ma soprattutto, irritante perché la libreria - la Civetta, a New York - è solo un espediente narrativo, anche mal riuscito, per trascinarci nelle vicende più o meno noiose, di una giovane londinese sbarcata tra le braccia delle Grande Mela per studiare.
E siccome la ragazza non è proprio brillante, e sembra arrivata dalla provincia più ignorante e non dalla capitale inglese, casca tra le braccia dell'ennesimo imbecille di cui ahimé il mondo è pieno, cade incinta come se fosse la più sprovveduta donna dell'universo, e si fa coinvolgere in un'improbabile storia matrimoniale, a metà tra le nozze riparatrici e la storia surreale.
E poi, a rotazione, i librai un po' inutili e asincroni, i senzatetto ancora più anacronistici, il cibo, le strade e le case lussuose di campagna della famiglia ricca di origine del ragazzotto dagli ormoni scoppiettanti.
Non sta in piedi, non solo perché è inutilmente stupida la storia, ma soprattutto perché si respira aria insopportabile di diario adolescenziale.
Eccheppalle!!!

1 commento:

  1. Concordo. Purtroppo non è la prima volta che intoppo in un romanzo che parla di libri in modo assolutamente inutile per coprire la melensaggine da Cioè (La libreria dei nuovi inizi era stato un altro). Peccato.

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