lunedì 14 febbraio 2011

L'ultimo dei Weynfeldt

di Martin Suter - Sellerio.

Una soddisfazione per gli occhi e la mente leggere Suter.
Dal paese del cioccolato e dei coltellini, dei referendum e della scarsa apertura al mondo, a volte arrivano buone notizie, buoni autori, bei personaggi.

Questa prova di Suter, passato per l'occasione da Feltrinelli a Sellerio, ci permette di toccare con mano, di annusare quasi, come deve essere la vita di un ricco ereditario che lavora solo per puro piacere. Ci fa comprendere che con tanti soldi si vive bene - si mangia bene, si ha tutto quello che si vuole, case dappertutto e nessun problema alla fine del mese -, ma ti racconta anche che tutti cercano di approfittarsi di te, che sei solo molto spesso, che le donne ti filano solo per il tuo portafogli e che le giornate in fondo non sono il massimo.
Almeno così è la vita dia Adrian, l'ultimo della dinastia, mercante d'arte per puro piacere, che un giorno si trova suo malgrado al centro di un truffa di quadri falsi battuti all'asta.
La storia è lenta, come lenta deve esser la vita dei ricconi impenitenti. Tutto scorre piano.
Adrian incontra l'amore, forse, la voglia di trasgredire, forse, la voglia di staccare con il passato, forse, la voglia di fuggire, forse.
Il finale è un mezzo colpo di scena, forse, anche se tutti i tasselli, alla fine, vanno al loro posto, e il lettore benpensante può anche stavolta lasciar perdere di farsi troppe domande.
La città, sullo sfondo (credo Zurigo), è molto affascinante, misteriosa.

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