venerdì 18 luglio 2014

La figlia del papa

di Dario Fo - Chiarelettere

Dario Fo è un genio del teatro, della recitazione, della ricerca teatrale. È stato un punto di riferimento politico negli anni migliori di questo schifoso paese.
Ma questo libro ha un approccio un po' saccente, inutilmente ironico, almeno nella prima parte. È vero che non è uno storico di professione, e che la storia di Lucrezia Borgia viene necessariamente romanzata - almeno nello stile -, ma a volte la voglia di stupire e dissacrare rende tutto poco autorevole e e troppo recitato.
La storia è una cosa seria, soprattutto quella di questo periodo. Non sono d'accordo per esempio del modo con cui liquida Ludovico il Moro e il ducato di Milano, facendolo passare per un semplice parvenu e non per uno dei massimi protagonisti del tardo medioevo e del imminente Rinascimento.
Ma neanche il modo con cui liquida il principato di Mantova e anche un po' il papato, anche se in questo caso molte cose fanno storcere la bocca.
Beh, insomma, io non sono uno storico ma un semplice appassionato di storia: Ma credo anche l'autore, quindi in questo caso tutto è lecito e tutto è possibile dire.
Il libro, figuriamoci, è molto piacevole, è un'azione di forte recupero dell'immagine di Lucrezia, tanto massacrata soprattutto non dalla storia, ma dal gossip e dalla 'letteratura' che l'ha messa sull'altare della trasgressione e della pornografia più becera.
Bellissime le descrizioni dei suoi amori, delle sue debolezze e soprattutto della sua forza, anche a scapito di se stessa.
Era un periodo storico dove nascevano guerre fratricide e repentine, dove i tradimenti erano all'ordine del giorno, e dove anche i valori affettivi più stretti e familiari valevano come un due di picche.
Ma era un periodo in cui tutto stava per nascere, in cui il mondo ruotava intorno al nostro paese e in cui si nuotava tra la bellezza assoluta.
Proprio come oggi...

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