martedì 21 giugno 2011

La libreria dei nuovi inizi

di Aniali Beneriee - Rizzoli

Alzi la mano chi non ha sognato per un giorno - e forse ben di più! - di aprire una libreria, vivere in mezzo ai libri, di annusare il profumo della carta stampata per professione. Ne vedo uno là in fondo, ma forse non ha capito la domanda.
Questa favola ci racconta la storia di una libreria, di una libraia inaspettata, di libri con un'anima, di spiritelli un po' dispettosi ma con una missione altissima, di letture ad alta voce, oltre che di cuori spezzati, di tradimenti, di incontri ai confini della realtà, e di una consapevolezza data per perduta.
La nipote Jasmine si trasferisce nella libreria della zia Ruma per sostituirla per circa un mese. La zia si deve curare e quindi ha bisogno di tornare nella sua India d'origine. E la nipote vive l'amore e odio verso la libreria fino a ritrovare se stessa, la fiducia nel mondo, oltre alla riscoperta dei classici e del valore dei libri. Con un finale da una parte scontato, che però lascia il lettore affascinato e stordito.
Una storia piena di immaginazione, sicuramente originale, sofisticata, che a volte scade un po' nel sentimentalismo e nel romanticismo ostentato, ma che tutto sommato tiene la barra al centro per una narrazione efficace e coinvolgente.
Una delle cose più stuzzicanti è anche questa fotografia della comunità indiana negli States, della loro contaminazione occidentale all'ombra di una forte tradizione mai abbandonata.
Il messaggio, in termini letterari, è chiaro: leggiamo, leggiamo il più possibile, e tutto quello che ci piace. Ma con un'unica accortezza: non dimentichiamoci dei classici, dei libri che hanno fatto la storia della letteratura mondiale. Per non perdere memoria, e per continuare ad assaporare il bel scrivere (e leggere).

lunedì 13 giugno 2011

Il gioco delle tre carte

di Marco Malvaldi - Sellerio

L'Asilo Senile del bar toscano di Pineta è ancora di sostegno e incalza il povero Massimo, proprietario del bar stesso, a non addormentarsi e a non defilarsi.
La seconda prova di Malvaldi perde un po' di smalto e di originalità risultando meno efficace e meno incisiva. Comunque resta una lettura piacevole, un formidabile sconfinamento dalla letture più seriose e impegnative.
Malvaldi ha inventato questa saga della provincia che riesce sempre a catturare il lettore e a trascinarlo, come se fosse sul posto, nel mondo stonato di questi pensionati e della loro vittima privilegiata.
Tutto è insolito, tutto è surreale, tutto nuota contro corrente. Fino a quando un fatto insolito, un omicidio, frulla tutto e tutti e trasforma il gruppo in un ammasso di investigatori non proprio imberbi con a capo un giovane divorziato che ti serve, nel suo bar, solo quello che vuole e quando lo vuole lui.
I toscani, se posso dire, hanno quella causticità, quel veleno nel cuore incorporati. Hanno un'ironia che spacca tutte le convenzioni e, essendo i padri della nostra lingua, sanno usarla bene e in modo sempre diverso.
Malvaldi lo sa, essendo nato a Pisa, e ci sbatte in faccia tutta la sua capacità di invenzione, tutta la sua origine, creando libri straordinari e sicuramente all'altezza di tanti altri più blasonati.
Ma il successo ormai è arrivato anche per lui, e per noi belle storie da leggere.
E infatti Sellerio l'ha subito preso sotto le sue calde e isolane braccia.

domenica 12 giugno 2011

La briscola a cinque

di Marco Malvaldi - Sellerio

Geniale Malvaldi. Sembra la perfetta sintesi tra Vitali, Piero Chiara, Camilleri, Orengo e... Simenon di Maigret!! Che responsabilità!!! Io arrivo buon ultimo a scoprirlo, ma è solo l'inizio.
Gli smandrappati vecchietti sotto l'albero e il buon 'barrista' riescono nonostante tutto - senza dimenticare la bellona Tiziana che aiuta la banco - a risolvere il caso dell'omicidio della ragazza trovata nel cassonetto dell'immondizia.
Una brutta e sporca storia tra bella vita, droga e, tanto per non farsi mancare niente, anche sesso.
Il libro è convincente, per quanto un libro debba esserlo.
È convincente perché ha tutti gli ingredienti giusti al posto giusto. Ironia, cialtroneria, tensione ma non troppo, cattiveria, bontà, e tanta tanta toscanità.
Malvaldi, ora è arrivato a tre o quattro libri di questa saga provinciale.
E un successo ormai consolidato, e nonpiù da esordiente.
Quindi le richieste' da parte dei lettori, aumentano, salgono di tono, e le aspettative diventano spasmodiche.
Malvaldi lo sa, immagino, e si attrezzerà.
Vedremo i prossimi.

mercoledì 8 giugno 2011

Come vendere un milione di copie e vivere felici

di Antonio D'Orrico -  Mondadori

Forse i critici letterari devono fare tutto nella vita tranne gli scrittori. Ma anche no. Forse non tutti, critici letterari e no, possono essere scrittori. D'Orrico, critico veramente sopraffino, lascia aperte tutte queste domande.
Questa opera è eccezionale dal punto di vista dell'dea narrativa originale. È straordinaria, diversa, assolutamente insolita.
Ma il libro risulta noioso, non coinvolge, ammorba un po'.
La storia di alcuni allievi della scuola di scrittura creativa Cesare Pavese, la ricerca spasmodica dell'autore da milioni di copie vendute, la deriva da parte di uno degli allievi, la rincorsa da parte del più virtuoso, i salotti, i giornali, la mafia, la malavita, il sesso, l'amore...tutto bellissimo.
Ingredienti di qualità, selezionati, sbucciati con cura, al naturale.
Ma il frullato, nonostante le premesse, ha un cattivo sapore, scarsa consistenza, un gusto piatto, che lascia alla fine addirittura un po' d'amaro in bocca.
Non so perché, e questo il dilemma finale.
Ma il libro non funziona.
Forse il critico D'Orrico potrebbe dire qualcosa sullo scrittore D'Orrico.
E capire cosa non va. Perché il secondo libro sia migliore.

Manuale di sopravvivenza del padre contemporaneo

di Andrea Biondillo - Guanda

Sono ormai padre da oltre sei anni. E due volte. Ne ho letti d'ogni tipo di questi tipi di libri. Neopapà alla ricerca di spazio, attenzione, affetto, sonno e un po' di riposo. Ma questo è il meno riuscito, nonostante l'autorevole partecipazione dello scrittore milanese, questa volta non alle prese con indagini nel girone infernale di Quarto Oggiaro.
Io non so se questo libro non funziona perché ormai sono fuori target. Essere padre è una crescita quotidiana, ma è anche, per sopravvivenza vera, un continuo smarcare cose da fare, ogni giorno, cose che spesso non si ripetono più perché sono funzionali alla crescita dei bambini che hai per le mani.
La cosa che più mi ha colpito, dal punto di vista negativo, è la mancanza di originalità dell'approccio, la banalità delle battute, l'ironia un po' trita e ritrita, il già lento e sentito.
Insomma niente di diverso dai libri, sorti come funghi, che hanno testimoniato, in prima persona, l'avvenuta paternità di chi, di mestiere, scrive.
È un peccato, perché Biondillo ha una marcia in più di tanti altri scrittori, forse più famosi.
Una sola scusa: quando diventi padre tutto si sconvolge, tutto si mette sottosopra, e la tua mente entra in un frullatore a velocità massima. E quindi, scrivere, ne risente...
Proprio noioso.

martedì 7 giugno 2011

Maigret si diverte

di Georges Simenon - L'Unità

In crisi di astinenza da libri durante un week end montagnino, per fortuna mi è venuta in aiuto l'essenziale libreria che ho nella casa in montagna, tutta fatta dei libri che leggeva mia madre. E in particolare composta - la sua vera passione, Gino Cervi in testa - dalle inchieste del commissario Maigret.
Vecchie edizioni Mondadori, vecchi libri pubblicati con l'Unità, antichi libri ormai introvabili: una vera goduria.
Molti li ho già letti, ma questo mancava. E complice il fine settimana piovoso, me lo sono bevuto e digerito nello spazio di 24 ore.
Maigret, si sa, come si direbbe in modo blasfemo/popolare a Milano, è un bel sacramento. E Gino Cervi ha contribuito a costruire un'immagine di uomo burbero, familiare e determinato.
Questa è una storia insolita, con un Maigret a casa in convalescenza, che però non riesce a stare lontano dal caso scoppiato nella sua Parigi, giocando e indagando nell'ombra e, naturalmente, risolvendolo.
Maigret, come Poirot oppure Sherlock Holmes, sono protagonisti di gialli che vanno oltre la storia del singolo caso. Sono personaggi, sono attori, sono protagonisti. Ma sono, soprattutto, almeno ai miei occhi, veri e propri trampolini per farci conoscere il loro mondo, il loro momento, il loro tempo.
Ci consentono di affondare i nostri occhi in un mondo che non c'è più, guardandolo dal basso, da un livello accessibile, ancora più affascinante.
Maigret, in particolare, sgomita letteralmente parlando, nella Parigi grigia e nebbiosa, alla ricerca della verità fotografando la città e raccontandoci la sua vita. Proprio come gli sceneggiati degli anni '60.
I 'Maigret' sono formidabili compagni di un pomeriggio uggioso e piovoso. Quando vi capita provate!

lunedì 6 giugno 2011

Il cimitero di Praga

di Umberto Eco - Bompiani

Il professore era sul palco il giorno della vittoria di Pisapia. Come tutti gli ospiti, in rapida carrellata, ha detto due battute, di compiacimento e di gioia per la vittoria di Giuliano. Ma la cosa che mi ha colpito più di tutto è stata la sua enorme pancia, rotonda, gigantesca, soda (credo) come una palla di pallacanestro. L'unica cosa più grande della sua pancia è la sua immensa cultura. Ecco cosa emerge da questo libro. Una cultura sconfinata, approfondita, una conoscenza al limite delle capacità umane, una sconfinata e appassionata sapienza.
Ma anche con questo ineluttabile vantaggio nei confronti di chiunque, questo libro è di una noia e di una monotonia che il lettore, anche il più impegnato, il più appassionato seguace dell'autore, ne esce sfinito, ammorbato, stufo marcio.
La storia la sapete, è inutile ripeterla.
Il fatto è che anche con i suoi risvolti fantastici, con il suo approccio onirico, il romanzo si perde in continuazione, si sfilaccia.
Forse sono io che invecchio e che non brillo più di capacità di percezione, di lettura curiosa; forse sono io che voglio qualche rassicurazione in più e un po' più di relax; forse sono io che sto avvizzendo; ma leggere questo libro è stata una vera sfida contro me stesso e, soprattutto, contro l'autore, che sembra a ogni pagina, voler mettere in difficoltà il suo interlocutore davanti alla pagina, cercando di non fargli capire nulla, tentando in tutti i modi di scollarselo di dosso.
Lungo, noioso, sconclusionato.
Eco non si tocca, mai, ma intanto qui, dove nessuno legge, posso dire che questo libro non funziona, e che è solo una felicità voltare l'ultima pagina. Una vera liberazione.
 
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