venerdì 11 gennaio 2013

La vendetta

di Marco Vichi - Guanda

Io ho una sorta di venerazione per Marco Vichi, non tanto per Bordelli e la sua Toscana, ma per lo stile straordinariamente fluido che Vichi riesce a trasferire sulle sue pagine. Tutte.
Anche questa fatica conferma questa affermazione.
Il libro è strano. Una storia 'maledetta', fatta di poveri barboni allo sbando in una (credo) Firenze negli orribili anni '80, alle prese con un 'progetto' che vuole riscattare un'ossessione di una vita.
Un noir (si può dire?) che raccoglie disperazione, abbandono, tristezza, solitudine e tanta, tanta follia.
Il tema, delicatissimo in questo paese cattolico-centrico, è quello della vendetta, della sua liceità morale, della sua 'applicabilità' sociale, fino alla soluzione finale.
E quindi, di rimando, il tema del perdono, abusato a parole, ma sempre più relegato nei più reconditi angoli bui di ogni singola morale.
E di rimbalzo ancora, il tema del 'dimenticare', un po' perdonare e un po' salvare la propria integrità mentale.
Tutti aspetti molto complessi, di difficile digestione intellettuale, che l'andamento della storia del libro un po' annacqua ma che non riesce a mascherare del tutto.
Libro ostico, da saper leggere, da comprendere fino in fondo.
Il finale mi pare è un po' sbrigativo. Forse il lettore sente il diritto di essere rassicurato un po' di più, e quindi reclama un finale più trasparente, più socialmente sostenibile.
Ma Vichi, anche questa volta, si dimostra scrittore di razza, spiazzando tutto e tutti.
Bello e maledetto, questo libro.
Non è per tutti, proprio per niente.

Nessun commento:

Posta un commento

 
Paperblog