Cominciamo da Le mie montagne di Walter Bonatti, Zanichelli, il padre dell’alpinismo moderno pur non arrampicando nella modernità. Un precursore, un visionario, un purista. Il libro, datato 1962, ci racconta le imprese più straordinarie dell’epoca, dalle prime ascensioni in solitaria delle parete più complesse delle Alpi, alle risoluzioni di ‘problemi’ ancora aperti delle grandi montagne alpine e del mondo. Ma soprattutto il racconto in diretta e dalla voce del protagonista dell’ascensione del K2 del 1954, della notte tremenda a quasi 8.000 metri all’addiaccio, al suo sacrificio senza bombole d’ossigeno, al contributo determinante al successo finale. La diatriba si è conclusa solo pochi mesi fa con la dichiarazione del Club Alpino Italiano che finalmente riconosce i meriti di Bonatti. Dopo più di 50anni! E come dimenticarsi di Reinhold Messner? Il più grande di tutti, l’uomo degli ottomila, anche lui contestato e dileggiato per la morte di suo fratello sul Nanga Parbat, per le sue presunte responsabilità, nel 1970. Anche questa polemica risolta dopo quasi 40anni poco tempo fa con i ritrovamento del corpo del fratello. Due i libri ci raccontano la montagna. Il primo, Nanga Parbat in solitaria, De Agostini, che ci racconta la prima ascensione solitaria a un 8.000 metri. Una sorta di catarsi di Messner, per un’ossessione ormai indescrivibile. Il secondo, recentissimo, Nanga Parbat la
Per assaporare una montagna sospesa tra cielo e mare, con un volo aereo verso la Liguria ai confini con la Francia e il Piemonte, ecco Nico Orengo con i suoi romanzi di provincia, profumati come le zone che ci descrive. Storie insolite, ricche di personaggi di paese, lucide, piene di passioni. (tra gli altri La curva del latte, Di viole e liquirizia, L'autunno della signora Waal, L'allodola e il cinghiale pubblicati da Einaudi).
Le mie montagne, gli anni della neve e del fuoco di Giorgio Bocca, Feltrinelli, ci racconta la guerra con la Francia (‘Alla prova della montagna il fascismo era già finito’), La guerra di Liberazione, passando attraverso i ricordi e l’amore per le sue mo
E poi Rumiz, Paolo Rumiz, come dimenticarselo!! Con La leggenda dei monti naviganti, da Feltrinelli, l’autore ci trascina piacevolmente dalle Alpi alla dorsale appenninica raccontandoci un mondo che di fatto non esiste più, con pochi che resistono e con la natura che si sta riprendendo tutto. Ma lo sapete che ormai lungo l'Appennino, corre una sorta di corridoio più o meno largo dieci chilometri in cui la flora e la fauna hanno riconquistato tutto? Non è straordinario? Da nord a sud. Credetemi, questo libro è un incanto.
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