venerdì 22 maggio 2009

ReadingList 4 - 40anni e non li dimostra!

Sellerio, una casa editrice ancora giovane che comunque è già nella storia. Prima di tutto per la bellezza dei suoi volumi. Il blu intenso, la dimensione, hanno reso inconfondibile questi libri. Così come quelli delle diverse serie (grigi, a volte un po’ più grandi).
Stanno in mano, trasudano attenzione grafica. Sono eleganti come pochi, bellissimi.
Una casa editrice ormai famosissima, per alcuni dei colpi editoriali meglio riusciti del dopoguerra.
Ma il mio suggerimento di lettura - parzialissimo!! - non vuole seguire i casi di successo sulla bocca di tutti. Non voglio parlare di Camilleri, di Alicia Gimenez Bartlett, di Gianrico Carofiglio. Non voglio confrontarmi con queste colonne granitiche. La forza di una casa editrice si vede soprattutto dal coraggio delle scelte e dai cosiddetti autori 'non famosi'. Ma che sono di qualità.

Primo fra tutti Francesco Petrarca. Sellerio qualche anno fa ha pubblicato un libretto - Lettere di viaggio - che ci catapulta alla velocità della luce nel medioevo e negli umori e nei sentimenti di uno dei più straordinari autori della nostra letteratura. E ci fa respirare anche l’aria di un periodo descritto come oscuro e ‘autoflagellante’ ma che in realtà era pieno di colori e di inventiva. Il libro riporta una serie di lettere a potenti, amici e parenti.
Non sono lettere che descrivono viaggi ma che raccontano stati d’animo, pensieri e preoccupazioni di uno dei più grandi pellegrini della mente e dell’animo.

Milano è una seconda Parigi è una raccolta, dal '600 all'inizio del '900, di scritti sulla base di visite a Milano da parte di viaggiatori illustri. Il libro ci riporta una Milano che non c'è più, ma che viene descritta curiosamente proprio come è oggi. Tranne in una cosa: da molti viene raccontata come una città gaudente e amante del bel vivere; oggi è la sede del capitale e dell'isteria collettiva per il dio denaro. Bellissime le pagine di Edith Wharton. Milanesi, se non volete voltare la faccia dall'altra parte, buttatevi (a leggerlo, non sotto il metrò...).

Passiamo alla serie degli ‘svedesi’ come li chiamo io. Gialli, che più gialli non si può, anni settanta, i padri della giallistica moderna (credo sia una definizione che diede Camilleri suggerendo all’editore la ripubblicazione dei racconti). Sto parlando della premiata coppia Per Wahlöö e Maj Sjöwall, marito e moglie del thriller che scrissero se non sbaglio 10 libri con protagonista il commissario Beck, di Stoccolma. I libri sono straordinari perché sono datati, ci fanno calare prepotentemente nella società svedese dell’epoca, in particolare in quel momento in cui lo stato sociale sta mostrando le sue prime crepe. Le storie sono, come quasi tutte quelle che vengono dal Grande Nord, un po’ cupe, un po’ tetre, un po’ tristi, un po’ sottotono, ma di grande seduzione letteraria e ambientale. Sono dei bei gialli, senza tanti giri di parole. Ecco quelli fin’ora pubblicati: Roseanna, Un assassino di troppo, Il poliziotto che ride, Omicidio al Savoy, L’uomo al balcone, L’autopompa fantasma, L’uomo che andò in fumo.

Un nome famoso che al tempo famoso ancora non era ancora, Carlo Lucarelli. La serie del commissario De Luca - di cui recentemente è stata realizzata una serie Tv - è composta da tre libri, uno in fila all’altro, intitolati Carta bianca, L’estate torbida e Via delle oche. Siamo alla fine ormai del fascismo, allo disgregarsi del regime sotto i colpi della Resistenza e dell’avvento degli alleati. Stanno cominciando a cadere le prime certezze, anche in termine di organizzazione dello stato. Il controllo poliziesco comincia a vacillare e i primi segni di risveglio cominciano a comparire. Fino al crollo totale e ai primi passi della democrazia. Sono libri amari che dànno speranza.

La testa ci fa dire, di Marcello Sorgi, è un viaggio nella Sicilia moderna, ma anche nella sicilianità. E’ un’intervista al maestro Camilleri da parte del famoso giornalista sul successo ‘di pubblico e di critica’ che la serie di Montalbano ha raggiunto. E il libro è del 2000, figurarsi. E’ un libro che prende la scusa delle gesta del commissario di Vigata per raccontare episodi della vita dello scrittore, aneddoti, chicche. Ma è soprattutto un confronto tra due colonne del Sud che raccontano il Sud e che ne vanno orgogliosi. Stupefacente.

E dalla Sicilia a Milano il balzo è breve, anzi brevissimo. Alberto Vigevani ci racconta la sua infanzia in All’ombra di mio padre, ma non solo. E’ uno sguardo al passato che ci aiuta a ritrovare Milano, con nostalgia, e con amore, nella sua poesia più autentica. Con gli occhi di un bambino per mano a sua padre. Non lo trovate straordinario?

Ancora due segnalazioni. Il pianista di Manuel Vasquez Montalban - che ci manca ogni giorno sempre di più - non è della serie imperdibile dell’investigatore Carvalho, ma è una storia drammaticamente realista che attraversa tutta la storia del Novecento spagnolo. Si parte della guerra civile spagnola, per passare al regime franchista dopo la guerra per arrivare fino al governo socialista dei primi anni Ottanta. E la fotografia è impietosa.

L’altra segnalazione è Le parole di Bernfrieda, storia a cavallo dell’anno Mille di una presa di coscienza femminile attraverso la appropriazione della lettura e dello scrivere, al tempo vietata e invisa alle donne. L'autrice Gabriella Brooke, ci traccia una storia affascinante per le ambientazioni e per le atmosfere, con una descrizione accurata della vita di corte del tempo, che si rivela tutt’altro che comoda e accogliente. Una sorpresa formidabile.

Vi ricordo anche Domenico Campana con La stanza dello sciroccco, La canzone di Colombano di Alessandro Perissinotto e Il salto degli Orlandi di Marco Santagata.
E poi...

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