lunedì 9 settembre 2013

I complici

di Georges Simenon - Adelphi

Si vivono veri e propri momenti di angoscia, sempre crescente, pagina dopo pagina, in questa fatica letteraria dell'autore belga. Uno sconvolgimento, fino alla soluzione finale, annunciata, drammaticamente annunciata.
Con questo libro Simenon, per come lo conosco, si supera nel non dare speranza alcuna all'uomo, alla sua vita, alla sua esistenza in questo vacuo mondo.
In questa storia, come di consueto, l'uomo, il protagonista è risucchiato - in questo caso in modo consapevole - in una storia di cronaca quale un drammatico incidente con un bus di bambini, tutti morti nell'incendio del mezzo. La sua 'distrazione' alla guida della sua auto lo porta a far uscire di strada il mezzo pubblico  e a causare la tragedia.
Lui ne è consapevole, ma non se ne cura, rimane in attesa che qualcuno lo venga a prendere, consapevole ogni giorno di più, della sua inutile vita, infelice, vuota, senza storia.
Una vita che è una sconfitta, ma forse non solo per lui. È una sconfitta assoluta, dell'uomo, comprimario in questo mondo senza alcuna possibilità di riscatto.
Il libro è l'ennesimo messaggio simenoniano al mondo sull'inutilità della vita, del ruolo dell'uomo e della sua comprimarietà nel destino dell'umanità.
Inaccettabile per alcuni versi, affascinante per altri.
Ma mano che leggo i titoli di Simenon, scritti e pubblicati ormai nel secondo dopoguerra, mi sembra che le possibilità di riscatto dei protagonisti si assottiglino sempre di più, non lasciando ormai alcuna speranza.
 

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