martedì 3 settembre 2013

Le colpe dei padri

di Alessandro Perissinotto - Piemme

Uh, uh, uh, uh... Perissinotto si addentra nei meandri più nascosti dell'animo umano, affronta con piglio maschio l'impossibilità di riscatto, esplorando con grande successo l'impossibilità dell'uomo di prendere in mano il proprio destino.
Bellissimo questo libro. Non solo: doloroso, sensibile, difficile, con quella punta giusta di angoscia che male mai fa.
Nella Torino in via di industriale smantellamento, un manager dalla carriera assicurata, si adopera nella filiale di multinazionale che gestisce, per tagliare, licenziare, intimidire, insomma, come si dice oggi, ristrutturare per trasferire - ma va? - l'attività produttiva in paesi più convenienti.
È la storia di tutti i giorni, oggi.
Ma c'è un ma, soprattutto nel passato del nostro protagonista. Un passato che lo addenta, lo trascina, verso il basso, lo allontana dalle certezze quotidiane, dall'amore, e dalla sua famiglia.
Un passato scomodo, disegnato apposta per fargli saltare ogni riferimento, anche culturale.
Un passato fatto di schieramenti politici radicali, opposti a quelli che oggi lui rappresenta.
Perissinotto si avvicina al più 'tragico' dei Simenon, osservando dall'alto la fine di un attore dei tempi nostri che improvvisamente si accorge che avrebbe dovuto recitare in un'altra commedia della vita.
È bellissima l'escalation, il ritmo del libro, che si avvia dalle prime pagine ad accelerare sempre di più fino alla fine della storia, tragica, ricca di solitudine, di tristezza per la sconfitta di una battaglia mai combattuta.
Secondo allo Strega ma forse doveva essere il primo, se i premi letterari hanno ancora senso.


Nessun commento:

Posta un commento

 
Paperblog