mercoledì 19 agosto 2009

Il matematico impertinente

di Giorgio Odifreddi - Tea

Lo leggo da buon ultimo. Il titolo è del 2005, ormai anni luce fa, almeno per certe pagine che cozzano violentemente contro un'attualità ben peggio di quella descritta. Per il resto il libro affonda la lama senza esitazione, soprattutto in temi come la politica e la religione e la logica, sicuramente più immediati al lettore con cognizioni scientifiche non sufficienti.
Leggo in giro per la rete commenti scostanti e irritati al libro. Addirittura alcuni definiscono Odifreddi un 'fondamentalista della logica'. Per prima cosa credo che per l'autore sia un complimento. Come seconda, mi sembra, come sempre, che appena qualcuno 'faccia saltare' gli schemi comodi in cui ci culliamo da duemila anni il lettore, anche illuminato e non solo quello bigotto (bigotto anche dal punto di vista sociale non solo religioso), si arrocca, si infastidisce, non accetta.
Come fa la Chiesa oggi, che annusa sempre di più la sua fine e quindi si chiude sempre di più tra le mura del suo stato, lanciando anatemi, scomuniche, minacce.
Il libro ha alti e bassi, a volte è più convincente altre lascia un po' a desiderare.
Ma colpisce la determinazione, la convinzione, la forza delle idee, ma soprattutto dei dati, presentati da Odifreddi.
Le chicche vere proprie sono le interviste, vere o immaginarie che siano.
E sopra tutte quella a Saramago: la parte finale è da Nobel (ma va?).

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