domenica 8 aprile 2012

Allmen e le libellule

di Martin Suter - Sellerio


Io, della Svizzera, non ho proprio alcuna attrazione. Non mi affascina per nulla. Mi piace molto il cioccolato, la puntualità, il rispetto delle regole. Ma la Svizzera non è tra i luoghi preferiti. 
Ma Martin Suter mi piace, mi intriga, mi trascina.
Ha la capacità di risucchiarti violentemente nelle sue storie. Difficilmente ci si distrae, leggendo Suter.
Dopo la narrativa classica dei libri che me lo hanno fatto conoscere, con questa opera Suter, a quanto sembra, sbarca nella letteratura gialla con un personaggio protagonista che non ha proprio l’aria dell’investigatore tradizionale o del commissario di polizia.
Ci troviamo di fronte a un ricco decaduto amante dell’arte e dei suoi traffici, che tra una truffa e l’altra per poter campare, si imbatte in un omicidio e, per forza, ne indaga le cause risolvendo alla fine il caso.
Come spesso capita, i libri gialli, soprattutto per quelli di autori stranieri, sono un pretesto per buttare l’occhio nei mondi che circondano la storia.
La Svizzera tedesca, con i suoi misteri, con le sue miserie intellettuali, con i suoi soldi debordanti e tiranni, emerge in tutta la sua squallida convivenza.
È la fotografia, impietosa, di una società opulenta che ormai sente sempre di più odore di decadenza, di crollo, di fine.
Allmen, il protagonista, in collaborazione con Carlos, il suo collaboratore domestico clandestino, si dimena, cerca di mantenere il suo staus sociale, annusa omicidi, risolve il caso...ma alla fine gli resta un amaro in bocca difficile da mandare giù. Anche con il cioccolato più raffinato.
Sembra sia l’inizio di una serie.

3 commenti:

  1. Bella recensione, davvero bella: breve, incisiva, evocativa. Manca solo un piccolo particolare. Suter scrive in italiano? Se un autore straniero ci piace tanto un po' il merito è anche del traduttore, no? Quindi un plauso alla bravissima Emanuela Cervini. :-)

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    1. Lei ha ragione da vendere. Ci si dimentica troppo spesso dei traduttori, del loro valore aggiunto. Proprio come dei doppiatori nel cinema che spesso fanno diventare star attori mediocri e dalla voce inascoltabile.
      Cercherò di non dimenticarlo. Grazie di avere reso questo libro ancora più bello.

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  2. Grazie a lei Paolo! Spesso quando si fa notare che è giusto, sacrosanto citare il nome del traduttore molti si indispettiscono e perseverano nell'errore. Non è il suo caso per fortuna.
    Non citando il nome del traduttore si viola anche una legge sul diritto d'autore, tra l'altro. Da redattrice oltre che traduttrice spingerei perché fossero indicati i nomi di tutti coloro che hanno lavorato a un libro, soprattutto oggi che le CE sono piene di precari editoriali che vengono considerati come "bassa manovalanza intellettuale". Ma quella è un'altra triste storia.

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