
Vitali questa volta sceglie una casa di cura per anziani - di stretto ordine religioso - come scenario principale per un tentato raggiro, questioni ereditarie, affetti sinceri e filiali bancarie.
Questa prova dell’autore lacustre è più lieve di molte altre. Nonostante l’intrigo, la famelica voglia di accaparrarsi la ‘roba’ e i soldi, nonostante le bassezze di gente piccola, Vitali riesce a raccontare il tutto con la sua insolita leggerezza.
Ci trasporta in un intricata storia dove gli affetti, quelli veri, una volta tanto, hanno la meglio, contro l'ignoranza, l'egoismo e la cattiveria.
Il lago è sempre nello sfondo, grigio e torbido nei giorni di pioggia, blu e invitante nelle giornate di bel tempo. E le vie di Bellano, intricate e misteriose, riescono ancora oggi, dopo non so quanti libri, a condurci verso una lettura piacevole e soave, strappandoci sorrisi e suoni di approvazione.
Forse, lo dico spesso, Vitali scrive troppo. Dovrebbe centellinare un po’ di più i suoi racconti. Ma è anche vero che dopo un po’ ci si chiede: ‘Ma Vitali non scrive più?’, mostrando seri segni di crisi d’astinenza...
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