domenica 16 gennaio 2011

Aristotele e i delitti d'Egitto

di Margaret Doody - Sellerio

Sono sempre affascinato dai libri d'ambientazione storica, in particolare quelli che si svolgono nella storia antica. Anche dai gialli. Ma questo non è un libro, è un caos letterario con l'obbiettivo di sfiancare il lettore!
Aristotele e l'io narrante Stefanos ormai li conosciamo per le aloro attività investigative nell'antica Atene, alle prese con le più perfide malversazioni e i più orrendi delitti.
I libri della Doody ci permettono, grazie ala fedeltà delle ambientazioni e i particolari della vita quotidiana, politica e sociale degli antichi greci, hanno un fascino particolare, una seduzione intellettuale unica.
Ma questo è un guazzabuglio, un frappé di persone, azioni, dei, acque e omicidi, dei e coccdrilli di cui a stento si capisce l'origine, il fine e la conclusione.
C'è troppo in questo libro. Troppa gente e troppi fatti senza senso che cascano e accadono in modo inopinato e insulso.
Visto che tutta la vicenda si svolge in Egitto - dove Stefanos viene mandato ad acquistare grano per la città di Atene affamata dalla carestia - non ci si aspetta che 'mezza' città di Atene, a profusione, si precipiti a Menfi, in una progressione irritante, inutile.
Le pagine si riempiono di persone, di fatti, di chiacchiere, rendendo tutto un brodo allungato.
I Sellerio sono piccoli, va bene!, ma quasi seicento pagine, sono veramente troppe.
L'aspeto più interessante è il tuffo nella civiltà dei Faraoni occupati da Alessandro e che, con difficoltà, si stanno 'grecizzando', e che sono alle presi con la fondazione e costruzione di Alessandria d'Egitto.
Le serie danno sicurezza al lettore, ma dopo un po' diventano come un matrimonio secco e ammuffito.

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